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Categoria: Gender gap

Ineguali opportunità per ineguali stranieri

Nell’Unione Europea si inaspriscono le differenze tra cittadini e stranieri residenti e tra stranieri di diversa “qualità”. Gli svantaggi riservati agli stranieri variano non solo a seconda delle categorie, ma anche nel tempo, in seguito a fenomeni come le pressioni dei flussi non programmati. Le frontiere (ri)diventano più selettive e si spostano e si spostano aggravando i disequilibri.

Quote rosa in modica quantità

Il nuovo Governo ribadisce l’intenzione di approvare una legge per garantire l’ingresso delle donne in politica. Se da una parte le quote riservate permetterebbero di aumentare subito la rappresentanza femminile nelle sedi istituzionali, esiste anche il rischio di avere donne scarsamente qualificate in ruoli importanti. Una possibile soluzione è l’introduzione di quote modeste, ma via via crescenti. Le donne interessate avrebbero così il tempo di acquisire l’esperienza e le competenze necessarie allo svolgimento dell’attività politica.

Un lavoro poco condiviso

Il modello di condivisione delle responsabilità familiari cambia molto lentamente. Le donne continuano a essere sovraccariche di lavoro familiare. Tra gli uomini, aumenta di qualche punto percentuale il numero di coloro che “aiutano”, ma di molto poco. Le donne che lavorano e hanno bambini piccoli sono un particolare segmento dai bisogni non soddisfatti: ancora non sufficientemente sostenute dal proprio partner e dalle strutture pubbliche, ricorrono al supporto informale e del privato.

L’arduo incontro tra donne e lavoro

La diminuzione dell’offerta di lavoro e della disoccupazione evidenziata dai dati sulle tendenze del mercato del lavoro è pressoché tutta dovuta al calo del tasso di attività, in particolare delle donne e in particolare nel Mezzogiorno. Continua così a indebolirsi il fattore che dal 1998 aveva maggiormente contribuito all’innalzamento del tasso di occupazione. In generale, aumenta di poco e con differenze territoriali l’occupazione maschile a tempo pieno e indeterminato. L’occupazione femminile, là dove non diminuisce, rimane più facilmente in contratti temporanei o a tempo parziale.

C’è poco da festeggiare

L’8 marzo è la festa della donna. Ma la composizione demografica mondiale rivela una alta mortalità femminile, con la “sparizione” di cento milioni di donne. In alcune parti del mondo, infatti, il loro status è influenzato da un coacervo di fattori biologici, sociali e culturali che le costringe in una posizione di handicap sociale. Eppure, la Dichiarazione di Pechino del 1995 ha sancito il principio politico dell’uguaglianza dei sessi come base per lo sviluppo e la pace. Allora, andrebbero ripensate le politiche pubbliche, tenendo conto delle necessità del sesso femminile. Francesco Daveri e Fausto Panunzi commentano l’articolo.

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