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Una controriforma per la giustizia civile

Eccessiva durata dei processi: è questa la causa della crisi endemica della giustizia civile in Italia. Ma le riforme ipotizzate non risolvono la questione, anzi appaiono controproducenti. Per esempio quando delineano un modello nel quale il governo del procedimento resta molto a lungo nelle mani degli avvocati invece che in quelle del giudice. Criticabili anche gli aspetti di metodo. Le novità vengono introdotte a sorpresa, in modo disordinato e frammentario, senza il dibattito che sarebbe indispensabile in un sistema democratico.

Parmalat, il fronte delle parti civili

La scommessa di azionisti e obbligazionisti Parmalat è coinvolgere nella responsabilità del crack le banche e gli intermediari finanziari. E in questo primo processo penale chiedono la costituzione di parte civile, molto meno costosa di un’azione civile per danni. Ma ottenere il risarcimento è così molto più complesso. La nuova legge di tutela del risparmio dovrebbe perciò sancire il diritto dei risparmiatori ad agire collettivamente contro chiunque li abbia danneggiati, con una class action che suddivide il costo dell’azione fra i tantissimi interessati.

Se il conflitto è positivo

Quando collocano sul mercato titoli di imprese loro affidate, le banche commerciali hanno a disposizione informazioni privilegiate sulle condizioni finanziarie di queste e dunque possono essere meglio attrezzate per valutare la rischiosità dell’investimento. In base al principio di trasparenza, le autorità competenti dovrebbero verificare e rendere pubblica l’eventuale esposizione della banca verso l’impresa. Gli investitori sarebbero così liberi di valutare se è più rilevante l’effetto negativo del potenziale conflitto d’interesse, oppure quello positivo della migliore capacità di certificazione.

Fondazioni tartassate

La manovra correttiva appena approvata cancella la riduzione del 50 per cento dell’aliquota fiscale finora prevista per le fondazioni bancarie perché enti non a fini di lucro. I benefici per il bilancio dello Stato saranno relativamente modesti e soggetti a un probabile contenzioso. Possono essere consistenti invece gli effetti sulle risorse disponibili per servizi e interventi vari garantiti dal settore privato non profit. Non sarebbe meglio incentivare, anziché comprimere, il ruolo delle fondazioni nel traballante welfare mix italiano?

Tre punti critici e un Ddl

Anche se i suoi sostenitori sembrano diminuire di giorno in giorno, il disegno di legge per la tutela del risparmio resta necessario e urgente e deve affrontare correttamente tre questioni per raggiungere i suoi obiettivi: equilibrio negli interventi per rimediare ai fallimenti del sistema dei controlli, riordino delle funzioni di vigilanza sui mercati per linee funzionali, indipendenza delle autorità preposte ai controlli. Un comitato ristretto per redigere rapidamente una versione finale sarebbe garanzia di solidità e qualità giuridica in materie così delicate

Bentornato falso in bilancio

Il Governo italiano torna sui suoi passi sulla disciplina delle false comunicazioni sociali. La normativa ora in vigore prevede infatti che non sia comunque punibile una sopravvalutazione o una sottovalutazione dell’utile lordo di esercizio di un’impresa se di importo inferiore al 5 per cento. Ma così si introduce un rischio aggiuntivo per i potenziali investitori. Per compensarlo, questi richiedono un rendimento maggiore per i capitali impiegati. E in un’economia aperta, gli investimenti possono anche dirigersi su imprese di altri paesi.

Tre punti per la tutela del risparmio

Un regime di regolamentazione del risparmio dovrebbe essere coerente con il sistema che si intende controllare. Nel caso italiano sono quindi tre le opzioni di intervento: la revisione del nuovo diritto societario, la divaricazione degl’interessi tra amministratori e proprietari e organi di controllo e l’inasprimento delle sanzioni. Solo l’ultimo, però, è rapidamente attuabile. Non serve invece la definizione di nuovi reati, soprattutto se ricordano troppo le grida manzoniane.

Restano gli incentivi al processo lungo

Riproponiamo ai lettori de lavoce.info questo articolo di analisi dei motivi che rendono troppo lunghe le cause civili, aggiornato dopo il varo del disegno di legge delega di riforma del processo civile. Un progetto che non interviene sulla questione principale, gli onorari degli avvocati. Oggi sono legati al numero delle attività svolte nel corso della causa e senza una loro forfaittizzazione non vi sarà alcuna riduzione dei tempi dei processi. Penalizzando ancora la parte che ha ragione.

La crisi del processo penale

Il mantenimento di una fase di appello dalla portata tanto ampia in un sistema accusatorio è frutto di una opzione politica dagli effetti dirompenti. Un generalizzato processo di appello come riesame del fatto, infatti, non è più una esigenza del nostro sistema processuale. Determina però un aumento medio della durata dei processi di almeno tre anni. Si dovrebbe perciò pensare a una riforma del sistema delle impugnazioni. Anche perché un giudizio in tempi eccessivamente lunghi contribuisce a impoverire la democrazia.

Uso improprio del diritto penale

Le norme a tutela del risparmio sembrano dettate dall’improvvisazione mentre il diritto penale dell’economia è un campo che esige una attenta razionalità nelle scelte e un bilanciamento accorto tra ragionevolezza dei vincoli ed efficienza. La doppia penalizzazione, amministrativa e penale, contraddice il principio di specialità. Mentre il reato di nocumento del risparmio vivrà solo nella teoria perché richiede eventi enormi e difficili da imputare. E la responsabilità penale per un “evento non voluto” è del tutto estranea al nostro ordinamento.

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