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PALLA AVANTI ED EMIGRARE

Sempre più spesso i talenti dello sport si spostano da un paese all’altro. Ma anche la circolazione dei campioni richiede misure di policy per garantire equità nella globalizzazione. La segmentazione del mercato del lavoro che accompagna le migrazioni dei calciatori rischia di aumentare il divario tra squadre e di indebolire l’equilibrio competitivo dei campionati. L’Uefa pensa di imporre un limite ai giocatori stranieri. Ma sarebbe più efficace obbligare i club delle maggiori leghe europee a riversare parte dei diritti televisivi alle squadre che hanno formato i campioni.

Sull’immigrazione ci vuole coerenza

Varato il disegno di legge delega sull’immigrazione. Il successo della proposta dipende dalla definizione di un quadro completo e coerente. L’esperienza passata, anche di altri paesi, insegna che l’inadeguata considerazione di alcune importanti tessere del complesso mosaico migratorio può minare l’efficacia degli interventi. Benefici da sistemi a punti sia all’ingresso che in itinere, schemi di return finance e di premialità per i paesi di origine e dall’applicazione delle sanzioni ai datori di lavoro che assumono clandestini.

Una nuova legge sull’immigrazione (*)

Programmazione e gestione dei flussi per ovviare alla scarsa corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro, semplificazione delle procedure per la concessione e il rinnovo dei permessi di soggiorno, riforma dei Cpt, diritto di voto alle elezioni amministrative: sono i tratti principali del disegno di legge delega sull’immigrazione. La riforma punta a creare le condizioni per la piena integrazione degli immigrati e delle loro famiglie. Ma riuscirà a limitare l’irregolarità? Molto dipenderà dalla capacità di prosciugare l’economia sommersa.

Italiani per scelta

Un disegno di legge dà agli immigrati la possibilità di chiedere la cittadinanza italiana dopo cinque anni di residenza, oltre a prevederla dalla nascita per i loro figli nati in Italia. Ci allineiamo così agli standard internazionali. Si tratta di un’offerta pubblica di integrazione, che deve essere accompagnata da un impegno serio nel combattere le discriminazioni. Giusta la richiesta di giuramento di fedeltà alla nostra Costituzione a chi chiede di diventare cittadino italiano. Ed è un’occasione per riflettere sulla nostra identità nazionale.

Aspettando una nuova legge sull’immigrazione

E’ probabile che anche l’Italia alla fine decida di chiudere le frontiere ai lavoratori di Bulgaria e Romania, i due Stati che stanno per entrare nell’Unione Europea. Riducendo così il contributo che l’immigrazione può dare alla nostra crescita economica. Eppure, l’Europa potrebbe permettersi politiche d’ingresso meno restrittive se solo riuscisse a coordinare le normative nazionali, ed evitare i fenomeni di deviazione dei flussi riscontrati col primo allargamento. Utile anche per il nostro paese un sistema a punti, tra l’altro più facile da amministrare della Bossi-Fini.

Meglio l’autosponsorizzazione

Il numero di richieste di autorizzazione all’assunzione per chiamata dall’estero e le modalità con cui sono state presentate mostrano come la ricerca di lavoro sul posto sia l’unica possibilità effettiva di accedere all’occupazione. LÂ’autosponsorizzazione suscita dubbi che non appaiono fondati. I controlli sugli ingressi e sull’esito della ricerca di lavoro sarebbero molto simili a quelli oggi attuati in casi analoghi. Anzi, per molti aspetti, la proposta rappresenta un sicuro miglioramento della normativa vigente.

Un “partenariato privilegiato” tra Europa e Turchia

Il vero problema non è quello di decidere quando e a che condizioni la Turchia sia pronta a entrare nell’Unione Europea, ma piuttosto è quello di valutare se l’Europa di oggi, con i suoi compromessi al ribasso, è pronta ad accoglierla. L’esempio della politica regionale basta per comprendere la difficoltà. La proposta di formalizzare accordi di “partenariato privilegiato” serve a garantire la continuità giuridica dei progressi compiuti nell’ambito dei negoziati di adesione, attivando le politiche comuni negoziate con una dotazione finanziaria indipendente.

In Usa va bene anche la demografia

Il 17 ottobre 2006 la popolazione degli Usa tocca quota 300 milioni. Un risultato dovuto all’azione congiunta di una natalità elevata e di una forte ripresa delle immigrazioni, che vanno a occupare gradini diversi della scala sociale. In Europa la situazione non è omogenea. Francia e paesi nordici hanno risposto meglio all’esigenza di coniugare vita lavorativa e familiare e hanno una tendenza demografica favorevole. Anche in Italia la recente crescita della fecondità si è verificata nelle aree dove più alti sono i flussi migratori e il numero di asili nido.

Tre segnali sull’immigrazione

Ampliando le quote, liberalizzando i flussi di lavoratori dai nuovi stati membri e non chiedendo la restituzione del bonus bebè, il governo ha voluto lanciare tre messaggi importanti a italiani, immigrati già presenti nel nostro paese e lavoratori dei nuovi Stati membri. Dicono basta all’ipocrisia delle quote irrealistiche e alle discriminazioni nell’accesso alle prestazioni di welfare, aprono alla manodopera qualificata. Occorrerà ora rivedere in modo organico la normativa, possibilmente cercando di guidare un processo di armonizzazione delle politiche dell’immigrazione a livello europeo.

Un uovo di Colombo per i flussi migratori

La scelta del Governo di emanare un secondo decreto-flussi per il 2006 permette di accogliere le domande giacenti. E’ una soluzione corretta in attesa di una riforma complessiva della materia. Se le domande possono essere presentate durante tutto il corso dell’anno, e sono considerate pendenti una volta raggiunta la quota fissata, si ottengono molti vantaggi: dalla riduzione del periodo di soggiorno forzatamente illegale allo svuotamento del problema della repressione dell’immigrazione illegale, che dovrebbe riguardare i criminali, più che colf e badanti.

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