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OLTRE IL BEAUTY CONTEST DELLE FREQUENZE

L’idea di regalare frequenze televisive non piace a nessuno. Tanto più se il valore potrebbe arrivare a 16 miliardi per i 40 canali dedicati alla Tv e a circa 2,4 miliardi per le sei frequenze assegnate con un “concorso di bellezza”. E ancora di più se la gara è destinata solo gli operatori televisivi italiani verticalmente integrati e viola i principi di neutralità del servizio e della tecnologia. Si potrebbe invece concepire l’asta in modo che non danneggi nessuno, comprese le emittenti locali. Oltre a far entrare nelle casse dello Stato almeno un miliardo di euro.

LE SCADENZE DEL GOVERNO

Il 26 ottobre 2011, in seguito alla richiesta delle autorità europee, il Governo italiano ha presentato a Bruxelles una lettera d’intenti con una di provvedimenti che dovrebbero servire a far ripartire l¹economia e a promuovere la crescita. Poco più di un elenco di titoli. Ma con precise scadenze entro le quali riempirli di contenuti ed attuarli. Pubblichiamo questa scheda con lo scadenzario degli impegni.

IL CONFRONTO PASSA SUL WEB

Negli Stati Uniti i blog di singoli economisti, molto spesso accademici, incidono sulla visibilità dei risultati scientifici, sulla reputazione degli autori e della loro università e sulle opinioni dei lettori. In Italia, invece, per l’informazione economica abbiamo quasi esclusivamente blog collettivi. Perché? Quattro le ipotesi: una minor cultura economica del paese; un maggior grado di concentrazione proprietaria dei media, che lascia meno spazio alle iniziative individuali; una minor propensione al rischio dei nostri intellettuali.

DIECI ANNI DE LAVOCE.INFO

Nel 2012, il 4 luglio, lavoce.info compirà dieci anni. Lettori e opinione pubblica ci riconoscono un’utile funzione nell’informazione, nell’approfondimento, nella critica della politica economica. Cerchiamo di arricchire il sito con sempre nuove iniziative. Per continuare a farlo e per vivere in futuro abbiamo bisogno dell’aiuto finanziario dei lettori. Agli amici che ci invieranno almeno 100 euro offriremo la partecipazione al nostro convegno annuale a porte chiuse.

QUANDO IL MERCATO GIUDICA CON LO SPREAD

Le notizie sulle manovre d’estate pubblicate dai quotidiani più autorevoli hanno finito per influenzare l’andamento dello spread sui titoli di Stato? Difficile stabilire una relazione di causa-effetto. Ma un’analisi statistica mostra come la differenza tra lo spread dei Btp italiani e dei titoli di stato spagnoli rispetto ai Bund tedeschi sia aumentata significativamente quante più notizie sulla manovra finanziaria hanno pubblicato i quotidiani italiani il giorno precedente. La differenza diminuisce quando sono molti gli articoli a proposito delle intercettazioni.

UN NOBEL AL METODO SCIENTIFICO IN POLITICA ECONOMICA

Il premio Nobel per l’economia è stato assegnato quest’anno a Thomas Sargent e Christopher Sims. Hanno contribuito fin dall’inizio alla rivoluzione delle aspettative razionali. Soprattutto, però, dietro ai modelli astratti e alle tecniche macroeconomiche che hanno sviluppato, ci sono due scienziati sociali che hanno sempre cercato soluzioni ai problemi che affliggono la nostra società.

LA PAPI’S TAX

A metà giugno lo spread fra i Btp decennali e i bund era di quasi 70 punti inferiore a quello dei titoli di stato decennali spagnoli. Oggi è di oltre 40 punti superiore. I due paesi sono stati colpiti dagli stessi shock e hanno goduto entrambi degli acquisti della Bce. I punti accumulati sembrerebbero riflettere ritardi nella reazione del nostro governo almeno rispetto a quello spagnolo, pur dimissionario. Uno spread simile implica a regime una spesa aggiuntiva per interessi di circa 20 miliardi. Ma potremo riacquistare credibilità con questo governo?

DIFFERENZA SPREAD ITALIA-SPAGNA (IN RAPPORTO AI BUND DECENNALI)

SE L’ISTAT (SI) RIFÀ ILTRUCCO: INTERVIENE IL PRESIDENTE DELL’ISTITUTO DI STATISTICA

Con riferimento all’articolo “Se l’Istat (si) rifà il trucco” non posso che dissentire dall’autore per almeno tre ragioni:

–          in primo luogo, trovo assolutamente fuori luogo il titolo dell’articolo, il quale tende a far credere al lettore che l’Istat abbia scelto il grafico del tasso di variazione invece che quello in livello per fare “trucchi”: voglio rassicurare i lettori che tali “giochetti” sono al di fuori della cultura e della pratica dell’Istituto e sfido l’autore a dimostrare il contrario;
–          secondariamente, vorrei far notare che nel comunicato stampa sui conti trimestrali vengono regolarmente riportati i grafici relativi alle variazioni percentuali tendenziali e congiunturali, nonché ai livelli del Pil ai prezzi dell’anno precedente, cioè esattamente quello che l’autore suggerisce all’Istat di usare;
–          infine, l’autore non rileva che per sei delle otto variabili considerate nei grafici posti al centro della home page, a cui si fa riferimento nell’articolo, l’Istat utilizza le variazioni percentuali – oltre che per il PIL, anche per prezzi al consumo, prezzi alla produzione, produzione industriale, retribuzioni e vendite al dettaglio – e i livelli per le altre due (occupazione e tasso di disoccupazione), seguendo in questo le pratiche tipiche di altri istituti nazionali di statistica e di vari istituti di ricerca. Dovendo scegliere un solo grafico riguardante il PIL per l’home page, si è ritenuto opportuno concentrare l’attenzione sul dato sintetico più significativo, cioè sul tasso di variazione tendenziale, più che sul livello assoluto (a tale proposito segnalo all’autore che, per doverosa omogeneità, anche nel comunicato stampa dell’indice della produzione industriale sono riportati i grafici sia dei livelli, sia delle variazioni percentuali).

Spero che La Voce, alla quale ho avuto il piacere di contribuire personalmente e della quale apprezzo il lavoro, eviti in futuro di “giocare” con titoli ambigui, ma continui ad alimentare, anche in campo statistico, un serio dibattito su come l’Istat possa servire meglio l’utenza. L’attenzione dell’Istituto, infatti, è da sempre rivolta a migliorare la fruibilità dei propri dati, come dimostra l’ampliamento del numero dei comunicati stampa (quasi 300 all’anno), la realizzazione del data warehouse I.Stat, del nuovo sito e dell’archivio storico (oltre 1500 serie storiche di lungo periodo), la messa a disposizione gratuita dei file dei microdati per la ricerca, solo per citare le innovazioni degli ultimi mesi. D’altra parte, l’aumento del numero di visitatori giornalieri (+32% nel primo semestre 2011 rispetto al 2009), delle pagine visitate (+76%), dei Mbyte scaricati (+170%), nonché le 15mila richieste estemporanee di dati (evase per 2/3 in 24 ore) testimoniano il crescente ruolo svolto dall’Istituto nel soddisfare la domanda di informazione statistica.
Consci della complessità dei bisogni dell’utenza, l’Istat accoglie favorevolmente ed incoraggia ogni forma di scambio di informazioni che possa portare ad un miglioramento del servizio. Visto che l’autore segnala di avere difficoltà a trovare certi dati sul nuovo sito, lo pregherei di segnalarcele, così da migliorare il servizio offerto. Naturalmente, tale invito è esteso a tutti i lettori de LaVoce.info, i quali possono scrivere all’indirizzo comunica@istat.it

Se l’Istat (si) rifà il trucco

L’avevamo già segnalato,  con poco successo. Anzi.
Con il nuovo restyling del sito, bello visivamente, ma dove è difficile trovare i dati che servono, l’Istituto nazionale di statistica ha riproposto un grafico fuorviante.
Il nuovo sito dell’’Istat è ricco di belle foto che contribuiscono a far sembrare meno aride le cifre. Ma quanto è difficile trovare i dati che ti servono, se sei un ricercatore! E poi rimane un grafico, a nostro giudizio, fuorviante.
Sulla home page campeggia, permanentemente, una linea che  mostra l’andamento del Prodotto Interno Lordo, a valori concatenati (cioè depurati dall’’inflazione) e destagionalizzati (per l’’effetto di calendario). Bene: il Pil è il riassunto sintetico di come va l’’economia. Ma la scelta di rappresentare la crescita del Pil, anziché il suo livello, non è neutrale.
Graficamente oggi il Pil esce così:

Sembra rassicurarci sul fatto che le cose sono tornate quelle di prima della crisi. Se invece di guardare la crescita si guardasse il livello del Pil, il quadro sarebbe il seguente:

Pil trimestrale a valori concatenati  e destagionalizzati. Valori espressi in milioni di euro

Notate qualche differenza?

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