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ELEZIONI: PROGRAMMI A CONFRONTO

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ANDATE A VOTARE. COMUNQUE

La legge elettorale è incivile. Ma ci sono almeno tre motivi per votare comunque. Le liste bloccate danno molte informazioni sulle vere priorità dei partiti e su come interpretano il rinnovamento della classe politica: dalle quote rosa eluse al ringiovanimento spesso solo di facciata, mentre nella nuova Camera ci saranno almeno dodici deputati già condannati. Non è vero che i programmi dei due maggiori schieramenti sono uguali. L’unica cosa che hanno in comune è il fatto di essere libri dei sogni. E sulla legge elettorale, non tutti i partiti vogliono davvero cambiarla.

LA POLITICA E LA BANDA LARGA

Lo sviluppo della nuova rete di telecomunicazioni del paese deve entrare nel dibattito politico. Non per valutare cosa deve fare Telecom Italia, ma per capire se i pur legittimi piani della società sono proprio quello che serve all’Italia. Se così non fosse, e probabilmente così non è, occorre porre il tema di chi paga per “fare di più”. Il conto forse sarà salato e la questione meno attraente di altre per certi politici. Tuttavia, si tratta di un investimento cruciale. Da decidere in fretta perché le telecomunicazioni non attendono.

CICLO O CRESCITA: IL PROBLEMA DELL’ITALIA

Ieri l’Istat ha reso noto che a gennaio la produzione industriale è aumentata dello 0.5% rispetto a un anno prima, recuperando parte del calo marcato di dicembre. E’ una notizia che fa piacere. Ma non c’e molto di cui rallegrarsi. Le variazioni positive o negative da un mese all’altro non sono il problema su cui focalizzare l’attenzione. Il problema italiano è la bassa crescita di medio termine. Negli ultimi 10 anni il paese è cresciuto sistematicamente meno degli altri. In Germania la produzione industriale è oggi 20 punti piu’ elevata che nel 2001, nell’area dell’euro 12 punti in più. In Italia è ferma al livello del 2001. Questa stasi è il riflesso dei limiti strutturali dell’Italia. Una economia avanzata non può alla lunga reggere senza un sistema giudiziario efficiente, un sistema di istruzione di elevata qualità, una amministrazione rapida e amica dell’iniziativa privata, una rete di infrastrutture adeguata. Il prossimo governo, qualunque sia il suo colore, dovrà affrontare questi nodi. Mentre infatti poco possiamo fare per stabilizzare il ciclo economico il superamento di questi nodi dipende solo da noi.

PREMIO COLLEGIO CARLO ALBERTO

"Un’idea per l’Economia"

Il Collegio Carlo Alberto ha istituito il premio "Un’idea per l’Economia" per proposte di policy (riferite all’economia italiana o internazionale) presentate da cittadini europei al di sotto dei 40 anni di età. La miglior proposta riceverà un premio di 5,000 Euro. Il premio ha cadenza semestrale. Le proposte devono essere inviate via email a policy@carloalberto.org entro il 30 maggio 2008 per il premio relativo al primo semestre ed entro il 30 novembre 2008 per il premio relativo al secondo semestre.

Lavoce.info sostiene l’iniziativa del Collegio Carlo Alberto che coincide con lo spirito che anima questo sito: confronto di idee, approfondimento dei problemi, innovazione, spazio ai più giovani.

SCUOLA

PROVVEDIMENTI

Il ministro Fioroni (a differenza del ministro Mussi) si è caratterizzato per una politica di apparente continuità con i provvedimenti del precedente governo, mentre in realtà ha adottato una politica graduale (il famoso “cacciavite”) per modificare i contenuti più invisi alla nuova maggioranza. Tra i provvedimenti adottati:
1) innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni, e parziale disapplicazione della alternanza scuola-lavoro prevista dalla precedente riforma Moratti (in particolare mancata sottoscrizione di accordi di sperimentazione regionale).
2) commissariamento della agenzia nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione (Invalsi), ma incompleta realizzazione di un sistema di valutazione nazionale. Il Ministro ha espresso pareri contradditori sulla necessità di una valutazione “campionaria” contrapposta ad una valutazione “censuaria” delle scuole.
3) riscrittura dei programmi scolastici, definendo dal centro traguardi terminali e linee di indirizzo e non prescrizione di contenuti specifici, ma nel contempo preoccupandosi di un recupero contenutistico nella attuale scuola dell’obbligo, a seguito del ridimensionamento degli stessi introdotto dalla riforma Moratti.
4) ripristino della serietà delle verifiche (in particolare reintroducendo i commissari esterni per l’esame di maturità, ma anche con la reintroduzione dell’esame di riparazione in sostituzione del meccanismo del recupero crediti)
5) accettazione della riduzione degli organici previsto in finanziaria 2007 (in particolare con l’imposizione di un tetto massimo agli insegnanti di sostegno) in cambio di una progressiva immissione in ruolo dei precari, con la conseguente chiusura delle graduatorie ed il passaggio ad un nuovo meccanismo di ingresso nella professione insegnante basato sulle scuole di specializzazione (SIS).
6) sperimentazione di nuove forme di gestione a livello locale delle risorse docenti disponibili (proposta avanzata nel quaderno bianco sulla scuola, recepita in finanziaria 2007 ed attualmente in corso di definizione nelle linee di indirizzo del Ministero della Pubblica Istruzione).

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Gli effetti attesi dovrebbero essere quelli di innalzamento della scolarità giovanile (intervento 1) e di miglioramento della qualità degli apprendimenti (interventi 3 e 4). Incerti gli effetti degli interventi sugli organici (interventi 5 e 6), sia sul piano del bilancio che su quello della formazione impartita.

OCCASIONI MANCATE

Due sembrano i nodi non ancora affrontati:
1) il riassetto del sistema formativo, alla luce della preoccupante performance negli apprendimenti emersa dalle indagini internazionali. Molti indicatori di inefficienza puntano i riflettori sulla scuola secondaria di primo grado, che in seguito all’innalzamento dell’obbligo avrebbe potuto essere ridisegnata legandola in modo più organico alla scuola secondaria di secondo grado. È curioso che un provvedimento di rilevante portata (quale l’età dell’obbligo) sia finito in Finanziaria, e non invece inserito in una legge appropriata. È stata correttamente arrestata la licealizzazione della formazione tecnica sponsorizzata dal governo precedente, senza però sciogliere il nodo di quale fosse l’assetto desiderato.
2) non si può avere maggior autonomia gestionale a livello decentrato senza la costruzione di un adeguato sistema di valutazione censuario. Come già in passato, non si è avuto il coraggio di andare in una direzione attuativa dell’autonomia scolastica (trasferendo risorse e responsabilità a livello della dirigenza delle singole scuole) costruendone la precondizione di verifica a posteriore dei risultati.

INFORMAZIONE

PROVVEDIMENTI

Il principale provvedimento avanzato dal Governo in materia di informazione è il disegno di legge Gentiloni di riassetto del sistema televisivo. I principali punti riguardano l’obbligo di migrazione in tecnica digitale per un canale Rai e uno Mediaset dopo 15 mesi dall’approvazione della legge e il tetto del 45% alla raccolta pubblicitaria in capo a un singolo operatore. Entrambe le misure affrontano la radice della situazione di concentrazione abnorme del sistema televisivo italiano, legato alla concentrazione dei proventi pubblicitari che permette di coprire i costi di palinsesto e ottenere alta audience. Le due misure, tuttavia, non appaiono sufficientemente incisive per modificare realmente il duopolio dell’informazione televisiva.
Il governo ha subito i richiami della Commissione Europea per non aver modificato i meccanismi discorsivi dell’allocazione delle frequenze detenute dai gruppi maggiori nel passaggio dalla tecnica analogica a quella digitale previsti dalla Legge Gasparri.

QUANDO SI VEDRANNO GLI EFFETTI

Il disegno di legge Gentiloni non ha completato l’iter parlamentare e pertanto non può essere giudicato nei suoi possibili effetti.

LE OCCASIONE MANCATE

Resta quindi una occasione mancata, a conferma che la materia televisiva rimane un punto delicatissimo della politica italiana.

INDAGINI CON OBBLIGO DI RISPOSTA

Norme che assicurino una protezione formale dei dati personali non sono necessarie nelle indagini statistiche, a patto che si garantisca il diritto alla non-risposta o alla risposta mendace. Lo sono invece nel caso dei dati amministrativi. Ma la legislazione Italiana ignora completamente la distinzione tra i due tipi di dati. Impone perciò obblighi di risposta senza precedenti in altri paesi. E un livello eccessivo di protezione, che comporta maggiore burocrazia, aggravio di costi, minore ricerca scientifica e minore conoscenza.

MA IL SORPASSO C’E’

Non ha molto senso angosciarsi per il sorpasso spagnolo quando il vero problema è la tendenza di lungo periodo. E questa mostra chiaramente che il reddito italiano pro capite a parità di potere d’acquisto è costantemente calato nell’ultimo decennio. Sicuramente le cause saranno svariate e complesse, ma investire di più e meglio nell’istruzione potrebbe davvero fare la differenza nel prossimo futuro. Anche perché la Grecia partendo dallo stesso livello dell’Italia, ha adesso una popolazione con circa il 30 per cento in più di anni di scolarizzazione.

PRIMA DI TUTTO, UN AMICO *

Il Governatore della Banca d’Italia ha ricordato Riccardo Faini in un convegno organizzato nello scorso settembre all’università di Brescia. Prima di tratteggiare la figura dell’economista nell’intervento ufficiale , il Governatore ha voluto ripercorrere le tappe di una lunga e profonda amicizia, cementata da tre grandi passioni: l’economia, la politica e il calcio. Per delineare il ritratto umano, i caratteri della personalità di Riccardo, la sua intelligenza, il suo ottimismo, la sua fiducia negli altri, la sua ironia.

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