Nonostante lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione, i fenomeni di concentrazione restano molto diffusi. In Italia, ma non solo. Sono il risultato delle nuove modalità di concorrenza. Che ammettono solo pochi “vincitori” per la forte lievitazione dei costi dei programmi strettamente correlata ai futuri ricavi dai proventi pubblicitari. Quanto ai singoli operatori, gli incentivi a coprire più segmenti di mercato sono ostacolati dal ruolo dei media come potente strumento di lobbying e dalla stessa identificazione politica dei gruppi di comunicazione.
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Per valutare le politiche pubbliche servono informazioni adeguate e facilmente accessibili. Come spiega Paolo Sestito, Ministero del Lavoro e Inps hanno creato il Clap, campione longitudinale degli attivi e dei pensionati. Tuttavia, rileva Michele Pellizzari. chi fa ricerca rin Italia si trova ad affrontare la carenza di dati statistici individuali, e il Clap si limita alla diffusione di numeri aggregati. Speriamo che non rallenti il processo di distribuzione dei microdati.
Se le politiche pubbliche devono essere giudicate sulla base della loro efficacia ed efficienza, servono informazioni adeguate e facilmente accessibili in maniera trasparente. Ministero del Lavoro e Inps creano ora il Clap, campione longitudinale degli attivi e dei pensionati. Dovrebbe fornire uno strumento per le analisi delle politiche e dei flussi tra situazioni occupazionali e previdenziali. Ed è un primo contributo alla soluzione del problema del bilanciamento tra tutela della privacy e accesso della comunità scientifica alle informazioni.
Chi fa ricerca in Italia si trova ad affrontare la carenza di dati statistici individuali, informazioni dettagliate su ciascuno degli individui considerati, rese opportunamente anonime secondo la vigente normativa sulla privacy. Ora, la distribuzione on line dei dati provenienti dagli archivi Inps è presentata come un primo passo per ovviare a questa situazione. E’ certamente un’iniziativa interessante, ma si limita alla diffusione di numeri aggregati. Con il rischio che finisca per sostituire o rallentare il processo di distribuzione dei microdati.
Regole fisse: questo dovrebbero darsi i governi per la condotta della politica economica, secondo Finn Kydland e Edward Prescott, appena insigniti del premio Nobel. E tali sono ad esempio i parametri di Maastricht. Ma i due economisti hanno anche introdotto una rivoluzione metodologica nello studio sui cicli economici, con la cosiddetta “macroeconomia quantitativa”. Un approccio quasi dogmatico alla ricerca economica, fondato su tre caratteristiche ben definite.
Negli ultimi anni, statistiche ufficiali, sondaggi dopinione, commenti raccolti per la strada, stime econometriche sono diventate “realtà” indiscutibili, finendo però per rendere tutto indeterminato. Ora è necessario arrivare alla definizione di un insieme condiviso di dati e indicatori statistici per vagliare la situazione di un paese sotto vari aspetti. Anche lItalia deve accelerare la riflessione su questo tema chiave. Perché lo sviluppo di scelte politiche valutabili su dati di fatto è una caratteristica irrinunciabile di un paese moderno.
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Poche leggi sono entrate in vigore così rapidamente e con effetti così vasti e duraturi. O così prontamente accolte dal mercato. La carta prepagata Mediaset sul digitale terrestre, peraltro studiata nei laboratori della Rai, ne è un esempio. Intanto, la ripresa del mercato pubblicitario va a tutto vantaggio di televisione e radio, mentre la carta stampa continua a soffrire. Se lo stesso grado di attenzione e di compattezza politica dedicato alla legge sul riordino del sistema delle comunicazioni fosse stato riservato anche ad altri temi, alleconomia per esempio, forse lItalia sarebbe oggi in una situazione migliore.
Il gioco esasperato di interrelazioni tra informazione, statistica ed economia rischia di rendere tutto indeterminato. Il rischio è più forte in Italia per la ristrettezza del mercato dei media. Invece di sognare un editore puro che non è mai esistito o un servizio pubblico super partes, è meglio favorire la crescita di soggetti che dichiarano con trasparenza i propri interessi e impegnano il proprio nome a garanzia di autonomia di giudizio e di rispetto per il lettore. Come ha fatto lavoce.info nei suoi due anni di vita.
Al deficit democratico di istituzioni europee che non rendono conto del proprio operato di fronte agli elettori si aggiunge una campagna elettorale che ha sistematicamente ignorato le vere questioni al centro di queste elezioni e il fatto stesso che molte scelte oggi possano essere compiute solo a livello europeo. Peccato perché diverse forze politiche propongono un diverso modo di stare in Europa. Su molti temi le posizioni sono molto distanti e non ricalcano necessariamente la divisione fra centro-destra e centro-sinistra. Come dimostrano le risposte al questionario che lavoce.info ha inviato alle diverse formazioni.