Grazie per gli interessanti commenti. Aggiungo solo tre veloci osservazioni, rinviando ancora al mio articolo accademico per una discussione più ampia. 1. A mio parere, i brevetti sul software hanno un effetto incerto sul livello complessivo di protezione, perché il software può comunque essere protetto da diritti d’autore e mantenendo segreto il codice sorgente. Credo che l’effetto principale dei brevetti sul software sia quello di modificare la divisione dei profitti tra diverse generazioni di innovatori, con effetti appunto incerti sul livello complessivo di innovazione. In più c’è il problema, segnalato da Carlo Data, della qualità di tali brevetti, come di quelli sui c.d. "business methods". (Qui la buona notizia è che il brevetto di Amazon sulla tecnologia "one-click" molto probabilmente alla fine sarà annullato dai tribunali americani: il sistema sembra disporre di anticorpi, anche se forse non nella misura adeguata.) 2. Gianluca Salvatori e Marcello mettono in discussione l’attendibilità dell’evidenza empirica che uso nel mio lavoro. Ammetto: le stime dell’elasticità sono inevitabilmente incerte e da prendere con beneficio d’inventario. Ma sono le migliori attualmente disponibili, e se sulla base di queste stime non possiamo concludere con certezza che gli innovatori siano sotto-remunerati, certo è ancora più difficile sostenere il contrario, cioè che siano sovra-remunerati. Oltre non vado, né credo che oggi si possa andare. 3. Gianluca Salvatori e Marcello sono invece in disaccordo sul costo dei brevetti: Marcello pensa che debba essere ridotto, Gianluca Salvatori invece sottolinea i comportamenti opportunistici delle imprese che brevettano, suggerendo implicitamente che un aumento dei costi potrebbe scoraggiarli. Questo problema meriterebbe un’analisi specifica, ma tendo a concordare con Gianluca Salvatori.
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I brevetti si trovano sotto un fuoco incrociato di critiche, in larga misura fondate su preconcetti ideologici: a destra disturba l’idea di un monopolio creato dallo Stato, a sinistra il concetto stesso di proprietà intellettuale. La teoria economica e l’evidenza empirica disponibile suggeriscono che, allo stato attuale, la protezione garantita non remunera gli innovatori eccessivamente, ma che semmai li remunera troppo poco. Il legislatore dovrebbe però cercare di limitare l’eccessiva facilità con cui gli uffici preposti li concedono.
Molti economisti ritengono che il potere di mercato raggiunto da Microsoft sia eccessivo e che per tutelare i consumatori sarebbe opportuno limitarlo, almeno in parte. Ma la decisione del Tribunale di primo grado della Corte europea va ben oltre, e mette nelle mani della Commissione europea e delle autorità antitrust nazionali uno strumento di regolamentazione troppo invasivo. Sulla base della nuova giurisprudenza, ogni impresa in posizione dominante potrebbe essere costretta a mettere le proprie innovazioni a disposizione dei concorrenti.
Nella Finanziaria 2007, il governo Prodi ha introdotto un incentivo fiscale sotto forma di credito d’imposta per le imprese che investono in ricerca e sviluppo. Il bonus, però, finora non si è visto: lungaggini burocratiche ne hanno impedito l’utilizzo. Come ridurre le difficoltà di attuazione per il futuro? Ad esempio, con la pre-notifica a Bruxelles di un provvedimento specifico e dettagliato. Anche perché una politica di incentivi solo annunciati e non resi operativi produce risultati peggiori di una politica di zero incentivi.
Quello che colpisce di più del dibattito pubblico sulla ricerca e sulluniversità in Italia, e in Europa, è il continuo confronto con un modello americano di ricerca che non esiste. Vi sono tre miti, relativi alla ricerca negli Stati Uniti, che finiscono per ostacolare lo sviluppo di un sano dibattito sulla costruzione di un modello italiano (o europeo) di ricerca. Sfatarli può essere di grande aiuto. Vediamoli uno per uno
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato un regolamento che costituisce lo scheletro dell’asta per assegnare le licenze WiMax, la nuova tecnologia di accesso radio a banda larga. Due sembrano essere gli obiettivi: efficienza allocativa e apertura del mercato a nuovi operatori. Ma è di cruciale importanza che il numero delle licenze sia stato definito dopo aver ponderato realisticamente il numero di potenziali partecipanti. Importare meccanicamente un modello di successo da un altro mercato rischia di minare gli obiettivi prefissati.
Il programma
Il programma del centrosinistra parlava in modo ampio delle misure necessarie a far ripartire la crescita. E ancora di recente il presidente del Consiglio ha messo laccelerazione della crescita al centro dellagenda del secondo anno.
Le misure approvate dal governo includono sia misure orizzontali (incentivi alla ricerca per tutte le imprese) che selettive (incentivi e regimi di aiuto ad alcuni settori, uniti a controversi pronunciamenti selettivi come quelli nel caso Telecom e Autostrade Abertis di cui si discute altrove).
Spese in ricerca e sviluppo: il credito di imposta
Le principali misure volte a favorire linnovazione e la ricerca nella Finanziaria 2007 sono lintroduzione del credito dimposta in favore delle spese in ricerca e sviluppo (art. 19) e per i contributi delle imprese allattività di centri di ricerca e università. Si possono definire misure orizzontali perché riguardano tutte le imprese che investono in R&S.
Commenti
1) È una buona idea dare maggiore stabilità alle varie forme di incentivazione allattività innovativa delle imprese – unesigenza fortemente sentita dagli imprenditori. Si deve però ricordare che, come indica levidenza empirica disponibile per gli altri paesi, lefficacia degli strumenti di incentivazione e di detassazione per rilanciare lattività innovativa è incerta. Se la domanda di innovazione è poco elastica rispetto al costo dellinnovazione (perché contano altri elementi diversi dal costo di innovare, come il grado di concorrenzialità dei mercati o il livello di istruzione dei lavoratori), allora è meglio non aspettarsi un forte effetto addizionale di rilancio dellinnovazione nemmeno dalla predisposizione di incentivi permanenti, almeno fino a che le riforme strutturali non producano effetti. E siccome le riforme strutturali hanno faticato ad attuarsi in questo primo anno, è presumibile aspettarsi un effetto limitato di questi incentivi allattività innovativa
2) La R&S non è lunico strumento di innovazione. Le piccole imprese distrettuali del Made in Italy innovano senza bisogno di attività formale di R&S. Misure di questo tipo sono dunque presumibilmente poco efficaci a raggiungere questo tipo di imprese. Si può però argomentare che le Regioni o gli enti locali posseggono strumenti migliori del governo centrale per favorire lattività innovativa delle piccole imprese.
Settori strategici
La Finanziaria 2007 vede anche il ritorno della politica industriale, cioè lindividuazione di alcuni settori strategici (e “aree sottoutilizzate”) cui sono stati destinati specifici regimi di aiuto (settori ad alta tecnologia, la difesa e i settori interessati dai progetti di innovazione industriale per lefficienza energetica) oltre alla creazione e al finanziamento di unAgenzia nazionale per la diffusione delle tecnologie per linnovazione, dedicata all”individuazione, valorizzazione e diffusione di nuove conoscenze,tecnologie, brevetti ed applicazioni industriali prodotti su scala nazionale e internazionale”, con sede a Milano e soggetta alla diretta vigilanza della presidenza del Consiglio.
Commento
I settori ad alta tecnologia sono quelli nei quali la produttività dovrebbe crescere più rapidamente. Proprio in questi settori, invece, i dati erano stati particolarmente negativi dopo il 2001. Ma già nel 2006, le cose sono andate molto meglio almeno in alcuni di questi settori, dunque prima che i regimi di aiuto della Finanziaria entrassero in vigore. Cera bisogno di destinare soldi pubblici a questo scopo? Inoltre, è dubbio che unAgenzia, anche se localizzata nella capitale economica dItalia, possa fare da meccanismo catalizzatore delle attività innovative.
Il sistema di ricerca italiano è scarsamente meritocratico e l’introduzione di meccanismi di valutazione del merito, a tutti i livelli, costituisce una priorità assoluta. Il progetto di istituire una Agenzia di valutazione è perciò un primo passo nella giusta direzione. Tuttavia, è preoccupante la scelta di costituire un comitato direttivo composto da sette membri con incarico full-time e di conseguenza staccati dall’attività di ricerca sul campo. E la vastità del compito assegnato all’Anvur potrebbe rimandare a tempi lunghi l’ottenimento di risultati e l’impatto sul sistema.
Diversi studi suggeriscono che i provvedimenti di incentivazione all’innovazione servono probabilmente solo a rendere più conveniente l’investimento alle imprese che avrebbero comunque investito. Anche senza rinunciare alle erogazioni pubbliche, si potrebbero rivedere gli impieghi. Concentrandosi su infrastrutture, accesso al capitale umano e al credito, legalità e chiarezza contrattuale. Eventuali provvedimenti diretti alle aziende, dovrebbero avere obiettivi chiari e specifici. Ma soprattutto dovrebbero essere verificabili e reversibili.
Con la Finanziaria 2007 sono stati finalmente introdotti anche in Italia incentivi fiscali a favore degli investimenti privati in ricerca e sviluppo. Il principale provvedimento è un credito d’imposta generale per le spese per R&S delle imprese. La sua efficacia rischia, però, di essere assai limitata perché l’agevolazione vale solo per tre anni. Come emerge da tutte le indagini empiriche, incentivi temporanei creano incertezza e possono indurre le aziende a non iniziare progetti aggiuntivi di durata medio-lunga.