Servono centri di eccellenza con più ricercatori e più giovani, finanziati attraverso un sistema di distribuzione dei fondi pubblici sul modello inglese. E il riconoscimento della distinzione tra “research” e “teaching universities”. Evitando le relazioni troppo strette con l’industria che impediscono l’esplorazione di opportunità radicalmente nuove. Se l’accademia fa bene il suo mestiere, sono le imprese stesse che si preoccupano di costruire con i ricercatori legami proficui per entrambi.
Categoria: Investimenti e innovazione
La pubblica amministrazione ha difficoltà a utilizzare le tecnologie con efficienza e efficacia. Lo dimostra la limitata diffusione di software open source. Per non aggravare i ritardi già accumulati servono scelte precise e un sistema di incentivi e disincentivi per realizzarle. E si potrebbe così rivitalizzare l’industria italiana del software.
Ancora un trimestre di crescita negativa per il nostro prodotto interno lordo: l’inizio del 2003 può adesso essere definito come una fase di recessione. Soprattutto l’Italia continua a crescere meno della pur stagnante Europa. Riproponiamo ai lettori gli interventi di Rodolfo Helg, Paolo Manasse e Marco Pagano e Fausto Panunzi, in cui si discutono le ragioni del declino economico del nostro Paese.
La relazione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato evidenzia come liberalizzazioni insufficienti e rendite oligopolistiche in importanti settori siano un freno alla crescita dell’economia italiana. Perché si trasformano in maggiori costi per le imprese e rappresentano un fattore di svantaggio e di inefficienza nella competizione sui mercati internazionali.