Washington ha stilato una lista di prodotti ben selezionati da sottoporre ai dazi autorizzati dal Wto. L’agroalimentare made in Italy ne esce molto penalizzato. Ma il nostro paese, che non partecipa al consorzio Airbus, difficilmente potrà rispondere.
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Nel suo settantesimo compleanno, la Repubblica Popolare Cinese celebra con grande orgoglio successi e traguardi raggiunti. Ma arriva stanca all’appuntamento. La via facile della crescita è chiusa, però è ancora lontana dall’essere un’economia matura.
La Cina non ha più un enorme avanzo della bilancia dei pagamenti. Anche il disavanzo commerciale degli Stati Uniti con Pechino si è ridotto. Ma Trump continua con la politica dei dazi. Che paradossalmente finisce per rallentare i processi auspicati dagli Usa.
Hong Kong è cruciale per la Cina: è il pilastro del modello “un paese, due sistemi”. Per questo Pechino cerca di evitare una repressione autoritaria delle proteste. La destabilizzazione dell’ex protettorato britannico sarebbe pericolosa per tutti.
L’economia cinese rallenta nel 2019, come era nelle previsioni del governo. La crescita acquista un ritmo più sostenibile, riducendo la probabilità di un crollo repentino. Ma neanche le autorità cinesi possono controllare i fattori esterni più insidiosi.
Da due mesi l’Iran ha deciso di rispondere in maniera aggressiva all’uscita americana dal trattato nucleare e all’imposizione di crescenti sanzioni economiche. La svolta di Teheran ha serie ragioni e implicazioni economiche, politiche e strategiche.
Il vertice di Osaka ha evitato un avvitarsi della guerra commerciale tra Usa e Cina, però non ha fatto alcun passo avanti su temi propri del G20 come la riforma del Wto. I due grandi si scambiano concessioni, ma tengono sotto scacco il resto del mondo.
La guerra dei dazi ha reso più difficili gli scambi internazionali. Ma restrizioni al commercio sono già state introdotte a partire dalla crisi del 2008. Ora il G20 di Osaka potrebbe essere l’occasione per riaffermare la logica multilaterale del Wto.
Tra gli obiettivi principali del G20 di Osaka c’è la sopravvivenza del sistema multilaterale degli scambi. Ma proprio la rinuncia degli Stati Uniti a svolgere un ruolo guida può essere la spinta per arrivare a una riforma del Wto su base plurilaterale.