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Categoria: Stato e istituzioni Pagina 58 di 83

POCHI RISPARMI SENZA LE PROVINCE

Se la manovra “salva Italia” non ha potuto cancellare le province, le depotenzia a tal punto da rivelarsi il primo passo decisivo verso la loro definitiva soppressione, anche con una certa “disinvoltura” costituzionale.

LA QUALITÀ CHE MANCA ALLA PICCOLA PROVINCIA

Si parla tanto, e da tempo, di abolizione delle province o comunque di razionalizzazione del sistema. Intanto il loro numero cresce: da 95 a 110 negli ultimi venti anni. Perché si pensa che avere molte province, di dimensioni ridotte, sia importante per le specificità dei territori: più è omogenea l’area governata dall’ente locale, migliore sarà la sua azione. Ma alla nascita di otto nuove province nel corso degli anni Novanta e al conseguente frazionamento territoriale non ha fatto seguito alcun miglioramento nella qualità di alcuni beni pubblici offerti.

VOTO GIOVANE, VOTO DA PONDERARE

Le grandi democrazie sono nate in un’epoca in cui il peso elettorale delle giovani generazioni era consistente e crescente. Ora invece è sempre più preponderante la presenza di popolazione anziana, tendenzialmente più interessata alle condizioni immediate che a investire sul futuro. Tanto più in Italia. Per riequilibrare la situazione si può pensare di attribuire a ogni elettore un voto il cui peso dipenda dall’aspettativa di vita, così come è avvenuto per la riforma delle pensioni. Il sistema  responsabilizza elettori e candidati di tutte le età.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, DALLA RETORICA AI FATTI

La modernizzazione della pubblica amministrazione è una questione cruciale per l’Italia, non solo perché ce lo chiede l’Unione Europea, ma perché servizi pubblici efficienti e di qualità sono un’importante risorsa per cittadini e imprese. Il miglioramento dei servizi pubblici arriverà attraverso il lavoro sul campo, la capacità di gestire le organizzazioni pubbliche e l’abilità di diffondere le innovazioni. Per farlo non servono nuove leggi. Ma si deve passare da una prospettiva autoreferenziale a una rivolta all’esterno, che parta dalle esigenze degli utenti.

PARTIRE COL PIEDE GIUSTO

Il Governo Monti ha di fronte a sé una missione quasi impossibile. Il primo passo dovrebbe essere tagliare i costi della politica adeguando gli stipendi dei parlamentari a quelli dei colleghi europei. Basterebbe tagliare i vitalizi (ancora basati sul sistema retributivo) e le varie indennità di cui godono i nostri rappresentanti che pesano per quasi due terzi sul loro compenso totale. Un intervento di questo tipo darebbe un forte segnale di discontinuità sullo stile di questo governo. Con il consenso popolare ottenuto sarebbe più facile poi chiedere sacrifici a tutti gli italiani.

IL COME E IL QUANDO DEL FEDERALISMO DEMANIALE

Per un federalismo demaniale efficace e permanente è necessario impostare un programma nazionale di analisi e valutazione delle potenzialità economiche dei beni da trasferire, coordinare le competenze nazionali per lo sviluppo del territorio e trasferire il patrimonio statale insieme alle risorse necessarie per la sostenibilità dei progetti di valorizzazione. È dunque un progetto da rinviare fino a quando non ci sarà un progetto-paese e saranno disponibili fondi adeguati da erogare agli enti territoriali, a prescindere dalle emergenze e calamità.

LE IMBARAZZANTI DOMANDE DELL’EUROPA SULLA PA

Il questionario della Commissione Europea, che vuole vederci chiaro sugli effetti delle riforme promesse come elemento dello sviluppo, tocca il nervo scoperto del sostanziale fallimento delle nuove regole sulla pubblica amministrazione, sbandierate come una panacea. Il governo in questi anni non ha fatto altro che parlare di scarsa produttività dell’amministrazione pubblica, di costo troppo elevato dei dipendenti e del loro numero eccessivo. In Europa, per coerenza, si aspettano concrete riduzioni di questi indicatori. Come spiegare ora che era solo propaganda?

I NUMERI DEI CONSIGLIERI REGIONALI

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SENZA ICI AUMENTA LA SPESA LOCALE

L’Ici è sempre stata ritenuta un’imposta particolarmente iniqua dalla maggioranza degli italiani. E nel 2008 il governo ha totalmente abolito quella sulla prima casa. Ma la sostituzione delle tasse locali con un trasferimento rende più difficile per i residenti la corretta valutazione del costo dei beni pubblici locali. L’analisi dei bilanci comunali permette di isolare la variazione di spesa associata alla cancellazione dell’imposta: tra il 2007 e il 2009 c’è stato un incremento medio dello 0,9 per cento. L’effetto è ancora maggiore nelle grandi città.

SE IL FABBISOGNO STANDARD PREMIA I MENO VIRTUOSI

Con la manovra di luglio, i concetti di fabbisogno sanitario nazionale e regionale standard, introdotti dal decreto legislativo 68/2011 sul federalismo regionale, cominciano a entrare tra le disposizioni di razionalizzazione della spesa sanitaria. Poiché permangono forti ambiguità sulla ricostruzione ex-post dei livelli di fabbisogno sanitario regionale standard rispetto alla distribuzione ex-ante delle risorse ordinarie assegnate alle Regioni, la norma sui tetti di spesa dei dispositivi medici non è esente da distorsioni, che potrebbero favorire le Regioni meno efficienti.

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