Nei centri per l’impiego, così come in tutto l’ambito della pubblica amministrazione, si continuano a erogare servizi ormai diventati “vecchi” e poco efficaci, per obbligo normativo. Andrebbe invece adottato modello basato su responsabilità per risultati.
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Una sentenza della Corte di giustizia Ue (n. 203/2025) delinea i limiti dell’uso dell’intelligenza artificiale in ambito lavorativo. Per esempio, quali sono i vincoli alla prassi di attribuire punteggi ai lavoratori delle piattaforme basati sui giudizi dei clienti.
Dopo la pandemia, il tasso di litigiosità in materia di licenziamenti è tornato a crescere, toccando nel 2024 un picco di 1,6 nuovi procedimenti ogni cento licenziamenti. È un elemento da tenere in considerazione alla vigilia dei referendum sul lavoro.
I tre quesiti sul lavoro partono dal presupposto che il Jobs act abbia abbattuto le tutele dei lavoratori. I dati dicono però che non è così. Precarietà e una più precisa regolamentazione dei rapporti di lavoro sono temi da affrontare, ma in altro modo.
La legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle imprese partiva da una proposta della Cisl, con al centro la contrattazione. Lasciava presagire un’apertura a nuove politiche di diffusione della democrazia economica. Il testo approvato è però deludente.
Al di là della valenza politica che opposizione e governo attribuiscono ai referendum, qual è il contenuto effettivo di ciascuno dei quattro quesiti in materia di lavoro sul piano giuridico e su quello degli effetti pratici? E quali gli argomenti a favore e contro? Facciamo il punto.
Nel Regno Unito i Jobcentre coprono varie funzioni, dall’orientamento e accompagnamento al lavoro alle funzioni di previdenza e assistenza. In Italia un modello simile è ostacolato dalla frammentazione delle competenze tra stato, regioni e comuni.
L’indice di parità domestica rende evidenti le disuguaglianze nella suddivisione del lavoro domestico e di cura all’interno della coppia e della famiglia. Costruito con un metodo inclusivo, è uno strumento di sostegno attivo verso un maggior riequilibrio.
Il numero dei Neet in Italia è tra i più alti d’Europa. La non partecipazione alle traiettorie ordinarie di studio, formazione, occupazione formale sembra un effetto della marginalità sistemica, più che di una predisposizione individuale.
Senza procedure standardizzate, non avremmo uniformità nei servizi offerti dai centri per l’impiego. Con il rischio di non erogarne affatto in alcune aree. I Lep si possono migliorare, ma non eliminare. E bisogna sviluppare modelli regionali efficaci.