Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato accordo interconfederale definito “Patto per la fabbrica”. Obbliga la politica e la futura maggioranza a ripartire dalle parti sociali. Ma non tocca le questioni che dovrebbero essere al centro della discussione.
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È vero che per i neodiplomati tecnici e professionali il sistema di sgravi contributivi del Jobs act ha ampliato la quota di contratti a tempo indeterminato. Ma lo ha fatto a scapito dell’apprendistato e non di altre forme di lavoro più precario.
È difficile ipotizzare futuri aumenti salariali “alla tedesca” nei contratti collettivi di lavoro italiani. A limitare lo spazio di manovra di sindacati e Confindustria è la stagnazione della produttività. Più facile procedere impresa per impresa.
Il braccialetto brevettato da Amazon di per sé non comporta alcuna forma di controllo a distanza del lavoratore. Ciò che va verificato in concreto e rivendicato è la compatibilità con il benessere psico-fisico di chi lo usa. E la spartizione equa del guadagno di produttività.
L’alternanza scuola-lavoro può essere un grande vantaggio per imprese e studenti. Serve però un investimento di tutti gli attori in campo per renderla davvero efficace. A partire dalle risorse per incentivi alle imprese e la formazione dei docenti.
Un sistema di estensione formale dell’efficacia dei contratti può aiutare a combattere il fenomeno degli accordi pirata e a ridurre le disparità di trattamento. Non deve essere automatico, ma subordinato alla valutazione degli effetti economici e sociali.
Le statistiche dicono che il recupero dell’occupazione è dovuto agli inattivi e non ai disoccupati. Colpa di un sistema che si affida alle relazioni personali più che ai centri per l’impiego. E così il mercato del lavoro resta ben poco meritocratico.
Si continua a discutere di come ridurre i contratti a termine. Ma eventuali nuove norme restrittive non riuscirebbero comunque a eliminarli del tutto. Perché la parte maggioritaria del fenomeno si spiega con posti di lavoro effettivamente temporanei.
La normativa sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali va certo rivista. I disegni di legge presentati nella legislatura appena chiusa cercavano di limitare i soggetti legittimati a proclamarli. Ma bisogna anche garantire l’efficienza dei servizi.
Con la campagna elettorale si torna a parlare di salario minimo. Vale la pena allora discutere alcune obiezioni che vengono spesso sollevate contro la misura. Dal rischio di cancellare la contrattazione collettiva al livello ideale al quale fissarlo.