In trent’anni le disuguaglianze nei salari giornalieri sono aumentate meno nel nostro paese rispetto alla Germania. Ma la situazione è ben diversa per le retribuzioni annuali. Bisogna dare più spazio alla contrattazione decentrata e alle deroghe ai Ccnl.
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Servono le politiche attive del lavoro? Nel breve periodo i tirocini in azienda sono più utili della formazione professionale in aula. Proprio perché la lentezza della transizione scuola-lavoro deriva dalla mancanza di competenze lavorative dei giovani.
I salari non hanno ancora recuperato i livelli pre-crisi. I motivi sono strutturali e la risposta è in una strategia incentrata su competenze e apprendimento durante tutta la vita lavorativa. Affiancata da politiche attive e di supporto al reddito.
Affidare al giudice il controllo sul “giustificato motivo” di assunzione a termine o di licenziamento equivale a burocratizzare le scelte imprenditoriali e ad aumentare l’incertezza. Più trasparente il “filtro automatico” basato sul costo di separazione.
Nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni finanza e lavoro della Camera Tito Boeri ha spiegato i tempi della relazione tecnica che accompagna il decreto dignità e il metodo di calcolo per le stime. Perché la sua ricostruzione è convincente.
Il decreto dignità farà salire il costo del lavoro, causando una riduzione di occupazione. Un calo quantificato in ottomila persone da Inps e Ragioneria dello stato. Ma non dal ministro Tria che non contesta i numeri quanto il metodo di calcolo.
Quanti lavoratori saranno interessati dalle novità previste per il tempo determinato nel decreto dignità? E con quali effetti possibili? E va anche compreso come la nuova normativa si inserisce nella storia lunga della regolazione del mercato del lavoro.
Il ministro del Lavoro sposa la tesi secondo cui il reddito di cittadinanza si autofinanzia, permettendo così di rispettare i parametri UE. Sembra però improbabile che ciò possa accadere sfruttando le arcane regole del calcolo del pareggio strutturale.
Durante la crisi economica, l’Italia ha ridotto nettamente le quote annuali di ingresso per lavoratori extra-UE. Ma di manodopera straniera abbiamo ancora bisogno. Serve una strategia che scoraggi il lavoro nero e favorisca canali di ingresso legali.
Il decreto legge per ridurre la quota dei contratti a termine contiene norme che sembrano destinate solo ad aumentare il contenzioso giudiziale. E il forte incremento degli indennizzi per i licenziamenti potrebbe produrre effetti opposti a quelli voluti.