I dati confermano che negli ultimi mesi non si è arrestato il lento ma progressivo miglioramento del mercato del lavoro. La decontribuzione ha avuto un ruolo importante, ma è stata un investimento ragionevole in tempo di crisi. Più difficile indicare il contributo del Jobs act.
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Il decreto Madia affida all’Inps le visite fiscali sia per i dipendenti privati sia per quelli pubblici. Sono però diverse le fasce di reperibilità dei lavoratori e un’armonizzazione si rende forse necessaria. Tanto più che l’esperienza insegna che cambiare gli orari incide davvero sull’assenteismo.
Parte la sperimentazione dell’assegno di ricollocazione. La misura avrà le stesse caratteristiche su tutto il territorio nazionale e coinvolgerà 30mila persone. Prevista anche una valutazione dei suoi effetti sul mercato del lavoro. Il problema resta la capacità di attuarla in modo efficace.
Gli interventi sul mercato del lavoro sono la vera eredità del governo Renzi. Se l’obiettivo di Jobs act e nuovo contratto a tutele crescenti era ridurre l’occupazione precaria, i risultati sono soddisfacenti. Se invece si voleva aumentare il numero dei giovani al lavoro, gli esiti sono deludenti.
Rappresentano una piccola quota del reddito e prestazioni che in ogni caso non si tramuterebbero in contratti stabili, ma che semmai non verrebbero commissionate. Dunque anche se si aboliscono i voucher resta la questione di come regolamentare il lavoro accessorio. I possibili tetti all’utilizzo.
Gli occupati sono significativamente aumentati nel 2016. Ma si tratta di una crescita che è stata sostanzialmente “generata” nel 2015. Perché gli incentivi varati per quell’anno hanno avuto successo, con un forte impatto sulla domanda di lavoro. Quelli per il 2016 sono stati un premio alle aziende.
Il tasso dei laureati italiani che emigrano stabilmente all’estero è oggi al 4,7 per cento ed è raddoppiato tra il 2011 e il 2015. Partono per trovare un lavoro più qualificato. Il problema è dunque la drammatica incapacità del nostro paese di creare opportunità di impiego di alto livello.
A partire dal 2009, il numero di italiani che emigrano all’estero è aumentato in maniera considerevole. Si tratta per lo più di giovani istruiti in cerca di prospettive migliori di quelle offerte dal nostro paese. Ma per le regioni del Sud le conseguenze possono essere particolarmente negative.
La “Buona scuola” ha reso obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro per gli studenti di tutte le scuole superiori. Difficile dare un giudizio su uno strumento appena introdotto. Ma alcune criticità sono evidenti. Le possibili soluzioni passano per una maggiore responsabilità sociale delle imprese.
I referendum proposti dalla Cgil su licenziamenti, voucher e appalti devono ancora sottostare all’esame della Corte costituzionale. Ma si può iniziare a ragionare sul loro contenuto e sugli effetti che una ipotetica vittoria dei “sì” provocherebbe sul nostro mercato del lavoro.