Una discreta performance aggregata della crescita dei posti di lavoro, ma con una differenziazione regionale Se al Centro gli occupati salgono del 2,5 per cento, nel Mezzogiorno si riducono dello 0,4 per cento. Un divario impressionante e insostenibile, la cui soluzione deve necessariamente passare attraverso un decentramento della contrattazione. Il tasso di occupazione ha smesso di crescere, ma il fenomeno riflette un aumento della popolazione in età lavorativa, principalmente dovuto allimmigrazione. Come testimonia la distribuzione settoriale della crescita delloccupazione.
Categoria: Mezzogiorno
Più che infrastrutture e tecnologia avanzata al Sud serve una scuola migliore. Nonostante una scolarizzazione diffusa, infatti, i dati empirici mostrano che i ragazzi e gli adulti del Meridione hanno in media competenze inferiori rispetto ai coetanei del Nord. Uno sforzo per sollevare il livello culturale nelle regioni meridionali è dunque necessario, anche se si tratta di un processo lungo, che forse non farà crescere il Pil. Ma renderà il Sud un posto migliore.
Il caso Melfi segnala il fallimento dell’esperienza dei contratti di programma, un tentativo di decentrare la contrattazione salariale con accordi territoriali incentivati da iniezioni di denaro pubblico. Per legare il salario alle condizioni del mercato del lavoro meglio affidarsi a fattori automatici, come l’aggancio delle retribuzioni a indici del costo della vita regionali e ridurre il prelievo fiscale e contributivo sui salari più bassi, in ingresso. Tanto più che presto le Regioni del Sud non avranno più accesso ai fondi strutturali Ue.
Lemergenza rifiuti in Campania ha una importante dimensione economica. Oltre a nutrirsi di due visioni inconciliabili del problema. Da una parte, quella del commissariato Bassolino che promuoveva una presenza massiccia del sistema pubblico. Dallaltra, quella della giunta precedente che aveva previsto e disegnato una delega più libera al sistema privato. Al centro di tutto, il notevole volume daffari che ruota intorno allo smaltimento e al riutilizzo. Ora, la questione è nelle mani di un nuovo commissario, dai poteri eccezionali.
Il Mezzogiorno si sviluppa più del resto del paese, in controtendenza con quanto accade in Europa, dove invece aumentano i divari infra-nazionali. In particolare, migliora la qualità e lefficacia dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione. Sembra quindi che abbiano successo le politiche economiche degli ultimi anni volte a ridurre il peso dei trasferimenti a favore della spesa per infrastrutture. Mentre le amministrazioni locali hanno imparato a valutare non solo la quantità delle risorse, ma anche lefficacia dei progetti.
Gli obiettivi qualitativi e quantitativi previsti nelle linee programmatiche per il Mezzogiorno non sono stati raggiunti. Siamo lontani dal destinare al Sud il 45 per cento delle spese complessive in conto capitale. Laddizionalità delle risorse e la qualità degli investimenti non sono stati garantiti. Invece di riconoscere gli errori di programmazione e le responsabilità delle amministrazioni locali, ci si compiace di aver evitato finora il disimpegno automatico, distogliendo così lattenzione dal basso livello di spesa.
Le aree più deboli del paese si sviluppano, ma il loro è uno sviluppo frenato. Perché le politiche territoriali non sono ancora riuscite a innescare un circuito virtuoso di crescita endogena. I motivi sono politici più che tecnici. Non cè consenso infatti nel considerare le politiche di sviluppo territoriale come un tassello essenziale del rilancio dellintero paese. Sono forti invece le tentazioni per un ritorno ai trasferimenti a imprese e cittadini, elettoralmente più paganti. Mentre la riforma costituzionale del 2001 ha contribuito a ridurre le risorse.
Il sistema delle agevolazioni industriali nelle aree deboli dItalia resta barocco. E mentre assorbe ingenti risorse, è difficile valutarne lefficacia: serve davvero a garantire investimenti aggiuntivi delle imprese? Dallanalisi dei dati si ricava che al Sud è molto alta la spesa diretta verso lindustria, ma è basso il flusso di denaro pubblico per beni e infrastrutture, quelli che davvero potrebbero assicurare la crescita nel lungo periodo.