Si fa un gran parlare di inflazione. Ma il tema da affrontare non è tanto quello delle strozzature delle catene della produzione, quanto quello della risposta delle banche centrali. Come ci hanno insegnato gli anni Settanta, le loro scelte sono cruciali.
Categoria: Moneta e inflazione Pagina 10 di 35
Nuove nuvole si stagliano sull’orizzonte internazionale: quelle della stagflazione. Non sarà probabilmente forte e duratura come negli anni Settanta, ma l’economia mondiale potrebbe rallentare e una moderata inflazione durare più a lungo del previsto.
Nella riunione del 22 settembre, il Board della Fed ha confermato quanto era stato anticipato dal suo Presidente Powell nel convegno agostano di Jackson Hole: salvo sorprese, la banca centrale americana avvierà presto una graduale riduzione del ritmo degli acquisti di titoli attualmente in corso, dando così attuazione alla sua exit strategy dal programma di quantitative easing avviato per reagire all’impatto della pandemia sull’economia americana.
In attesa del meeting di novembre, nel quale si prevede che la Fed prenda una decisione in questa direzione, riproponiamo l’articolo pubblicato in occasione del discorso di Powell a Jackson Hole, che chiarisce i passaggi previsti dalla strategia di uscita della Fed.
Le banche centrali dei principali paesi sviluppati, Bce in testa, si muovono nella stessa direzione. Cercano di uscire dalla logica emergenziale iper-espansiva degli ultimi due anni con molta prudenza. La scelta ha diverse ragioni, tutte comprensibili.
Nell’ultimo consiglio direttivo Christine Lagarde ha annunciato un calo degli acquisti di titoli nell’ambito del programma emergenziale Pepp. Ma il rallentamento è in atto già da qualche settimana e la fine del programma di acquisti sembra ancora lontana.
Il successo delle criptovalute ha spinto molte banche centrali a progettare l’introduzione di una propria moneta digitale. Rischi e nuove sfide vanno affrontati attraverso il coordinamento internazionale, cercando di evitare “una rincorsa al digitale”.
A Jackson Hole il presidente della Fed ha annunciato l’uscita dal Quantitative easing, ma i mercati festeggiano. Il merito è della chiarezza e della gradualità della exit strategy. La Bce potrebbe ricavare indicazioni utili dalle scelte americane.
Nell’ambito del nuovo corso appena inaugurato, la Bce ha annunciato l’impegno a includere nelle proprie scelte strategiche considerazioni sui cambiamenti climatici. Ma come e perché una banca centrale dovrebbe occuparsi di sostenibilità ambientale?
Negli ultimi mesi l’inflazione negli Stati Uniti è passata dall’1 al 5 per cento. La lettura prevalente è che si tratti di aumenti di carattere transitorio e reversibili. I paesi europei possono imparare qualche lezione dall’esperienza Usa?
La nuova strategia della Bce apre la strada a un prolungamento della politica di tassi a zero (o anche sotto) e di misure straordinarie di espansione monetaria. La comunicazione della forward guidance sempre più centrale, ma non chiarissima.