La crisi iniziata nel 2008 rimette in discussione molte idee consolidate in economia. Compresa l’indipendenza delle banche centrali. Ma l’apparente impotenza delle banche centrali di fronte alla stagnazione è anche il frutto della mancanza di determinazione dei governi. Un invito alla prudenza.
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Passare da un target di inflazione “vicino, ma al di sotto del 2 per cento” a uno del “2 per cento in media” sarebbe pienamente coerente con l’obiettivo di stabilità dei prezzi previsto dallo statuto della Bce. E permetterebbe di tutelarsi contro l’insorgere del limite zero sui tassi di interesse.
Dopo dieci anni la Fed è tornata ad alzare i tassi. Ma si profila davvero un rialzo dell’inflazione? In realtà mentre gli argomenti a favore di una permanenza dei tassi zero sembrano chiari, quelli per intraprendere un percorso di rialzo lo sono molto meno. L’obiettivo della stabilità finanziaria.
Tornata a crescere con la crisi del 2008, la disoccupazione in Europa resta alta in modo persistente. Tocca alla politica monetaria affrontare esplicitamente il fenomeno. Ma purtroppo la Bce ha come obiettivo statutario la sola stabilità dei prezzi. Stagnazione e difficoltà del Quantitative easing.
Le nuove misure annunciate dalla Bce saranno efficaci? No perché non affrontano il vero problema, la stagnazione dell’Eurozona. E insistere sul raggiungimento dell’obiettivo di inflazione appare oramai come un limite troppo stringente dell’architettura della politica monetaria della Banca centrale.
L’attività sul mercato interbancario dell’Eurozona è rarefatta dalla liquidità creata dal programma di acquisti. La Bce dovrebbe cambiare rotta? I tassi negativi servono a mantenere basso il valore dell’euro e alimentare la domanda estera, l’unica che tiene a galla l’Eurozona. Almeno finché dura.
La relazione illustrativa della legge di stabilità giustifica l’innalzamento del tetto sull’uso del contante in base al valore delle banconote in circolazione e al numero di cittadini che non hanno accesso a conti correnti o carte di credito. Ma in entrambi i casi si tratta di dati non corretti.
Mario Draghi ha annunciato l’intenzione di rinforzare e prolungare il Quantitative easing oltre la sua scadenza prevista. Ma ha funzionato o no? La ripresa è debole, ma per la prima volta da anni le previsioni di crescita sono state periodicamente riviste al rialzo. Il tabù dei tassi negativi.
I dati sui cambiamenti nelle abitudini di pagamento delle famiglie italiane indicano che il tetto al contante è una misura inutile. E il gran parlare che se ne fa finisce per deviare l’attenzione dai problemi reali e dalle soluzioni che si dovrebbero adottare per un’efficace lotta all’evasione.
Funziona la politica di Quantitative easing della Bce? A giudicare dall’andamento dell’inflazione e soprattutto del Pil nominale, il vero obiettivo di quella politica, sembrerebbe di no. Non è il livello medio di inflazione nell’Eurozona che conta, ma quello dei singoli paesi. L’obiettivo da darsi.