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Categoria: Moneta e inflazione Pagina 28 di 35

DALL’AUTOSTRADA AI TORNANTI

La metafora dell’auto che percorre un’autostrada e si ritrova improvvisamente su un percorso accidentato è utile per comprendere quanto accade oggi nelle economie occidentali. Perché si passa dalla stabilità alle turbolenze? E come tornare su strade più tranquille? Sembra crearsi un circolo vizioso tra maggiore incertezza e maggiore avversione al rischio da un lato e stato dell’economia dall’altro. Ma se il volano della paralisi è il circolo vizioso, la politica economica deve adoperarsi in tutti i modi per evitare che si autoalimenti. Non è quello che sta facendo l’Europa.

PROFILO DI NUOVO GOVERNATORE

La scelta del prossimo Governatore della Banca d’Italia ruota intorno a tre nomi. Ma non è tanto ai nomi dei candidati, peraltro tutti di grande esperienza e competenza, che si dovrebbe guardare, quanto ad almeno due peculiarità del sistema economico italiano: la necessità di salvaguardare l’indipendenza delle Autorità di vigilanza e gli intrecci fra società quotate e Stato, che trovano un punto di sutura nel settore bancario e nei loro proprietari. Vanno a favore di una designazione interna alla nostra banca centrale. Senza rischi di autoreferenzialità.

LA PIÙ FINALE DELLE CONSIDERAZIONI

In un paese in cui la classe dirigente ha scarsissima cultura economica e le statistiche non sono considerate un bene pubblico, le Considerazioni finali del Governatore di Banca d’Italia sono molto importanti. Le sei stilate da Mario Draghi non mostrano alcuna accondiscendenza verso il potere politico. Molte delle sue raccomandazioni non sono state ascoltate, ma hanno tolto copertura alla difesa dello status quo. Chi lo sostituirà in Banca d’Italia deve essere altrettanto indipendente: per questo non può venire dalle fila dell’esecutivo. Un post scriptum a commento di una proposta di Eugenio Scalfari.

L’AVVERTIMENTO DELLA BCE

L’aumento del tasso di interesse deciso dalla Bce è un avvertimento a banche e governi: la stampella monetaria sta per finire. Le banche non potranno più ottenere prestiti in quantità illimitata dalla Bce. Devono perciò mettere ordine nei bilanci e raggiungere un livello di capitalizzazione adeguato per accedere ai mercati finanziari. I governi devono avviare un aggiustamento delle finanze pubbliche e ripristinare la sostenibilità del debito nel lungo periodo. Nel frattempo, la crisi del debito sovrano di alcuni paesi va gestita con interventi tempestivi di Efsf e Esm.

Proposte per uscire dalla crisi dell’euro

La crisi della Grecia prima e degli altri paesi alla periferia della zona euro attualmente, hanno posto drammaticamente la possibilità del fallimento del progetto economico e politico dell’euro. Molti economisti hanno proposto soluzioni diverse e non necessariamente alternative per cercare di porre rimedio alla crisi. Concentrandoci sugli aspetti istituzionali riportiamo qui, in forma schematica, le proposte formulate fino a questo momento.

 

Dalla guerra delle valute alla guerra dei numeri

Il problema del sistema economico internazionale non è quello dei tassi di cambio. Basta guardare i dati su Stati Uniti, Cina, Europa e Giappone. Quindi non si può affrontarlo in termini di guerra delle valute, che al massimo sono il sintomo di una malattia che ha origine altrove. La questione cruciale è la forte divergenza tra i principali paesi del mondo sugli obbiettivi di crescita e di stabilità economica. A Seul, allora, i leader del G20 farebbero bene a tentare di comprendere i problemi altrui, prima di ricorrere a mosse unilaterali pericolose per tutti.

 

Come evitare la guerra delle valute

Siamo alla vigilia di una guerra valutaria, come sostiene la stampa finanziaria interpretando le mosse recenti e future delle banche centrali? Forti oscillazioni delle monete producono tensioni e conseguenze inaspettate. Ma se Fed, Bce e Banca del Giappone procedessero contemporaneamente a un nuovo giro di “quantitative easing” per favorire le esportazioni, il problema non si porrebbe. Più difficile la posizione dei paesi emergenti che rischiano inflazione, bolle e ritorsioni commerciali. Dovrebbero perciò puntare a rafforzare la domanda interna di prodotti manifatturieri.

Europa: quando mancano le regole

L’adozione della moneta unica avrebbe dovuto essere affiancata dall’introduzione dei necessari regolamenti e dall’azione di supervisione bancaria nella zona euro. Ma lo hanno impedito atteggiamenti nazionalistici o protezionistici. Una lezione che non sembra essere stata compresa neanche adesso, di fronte alla crisi finanziaria globale né a quella, più recente, della Grecia. Eppure, è evidente quello si deve fare: centralizzare la regolamentazione e la supervisione bancaria e decentralizzare il Patto di stabilità.

La via cinese alla rivalutazione

Confermando la volontà di lasciare che la propria valuta si apprezzi gradualmente, la Cina ha fissato il tasso di cambio di riferimento di 6,7980 per un dollaro. Con quali conseguenze per la Cina? Guardando a esperienze simili di altri paesi, si può prevedere che non ci sarà un crollo della crescita. Né si avranno cadute della borsa o maggiori rischi di crisi bancarie. Vedremo probabilmente un rallentamento della crescita. Che comunque può essere evitato con opportune misure a sostegno dei consumi delle famiglie. E se saranno soprattutto i beni importati a beneficiarne, si tratterà del contributo cinese al riequilibrio globale.

Chi vince e chi perde con l’euro debole

La grave instabilità all’interno dell’Unione Europea si è tradotta in un drastico indebolimento della moneta unica. Mentre l’eccessivo indebitamento degli Stati rischia di riportarci indietro a Lehman Brothers. Ma, se l’Unione si salva, un euro deprezzato finirà per aiutare la ripresa e rinforzare la competitività dell’azienda Italia nei settori con maggiore intensità di lavoro. Una buona notizia non solo per i bilanci delle aziende, ma anche per i nostri due milioni di disoccupati.

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