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Categoria: Moneta e inflazione

L’Istat e il divario tra inflazione effettiva e inflazione percepita

I dati sui prezzi in Italia resi noti in questi giorni hanno riacceso le polemiche sulla misurazione dell’inflazione.  Riproponiamo per i nostri lettori un intervento di Luigi Guiso che cerca di spiegare le ragioni del divario fra inflazione rilevata e percepita e un commento del presidente dell’Istat, Luigi Biggeri.

Modigliani e la politica economica

Franco Modigliani è stato l’economista che ha esercitato maggiore influenza sulla politica economica italiana. I suoi interventi hanno determinato scelte fondamentali di politica monetaria, politica fiscale e politica dei redditi. Tutto ciò grazie naturalmente alla sua elevatissima qualità intellettuale e scientifica. Ma anche per il senso della realtà e la capacità di farsi capire e di persuadere. E per la totale indipendenza dal potere. Soprattutto però è stata la sua passione civile a farne una figura di riferimento per i potenti come per la gente comune.

Inflazione percepita e rilevata

Esiste una differenza tra la variazione dei prezzi misurata dagli istituti di statistica e quella percepita dai consumatori. Un fenomeno che riguarda tutta l’area euro e non solo l’Italia. Molte le spiegazioni sbagliate, compresa quella recente del presidente dell’Istat. Però capire perché le due serie non sono allineate è fondamentale. La divaricazione può comportare fluttuazioni nell’offerta di lavoro e nel prodotto. E potrebbe spiegare anche il ciclo basso in Europa.

L’inflazione e la teoria qualitativa della moneta

Il ministro Tremonti ha riproposto all’Ecofin di introdurre l’Euro di carta come misura per contrastare l’inflazione in Italia. Ma la BCE è perplessa. A ragione. Sull’argomento riproponiamo un contributo di Luigi Guiso di più di un anno fa, quando l’idea dell’euro di carta fu lanciata.

Consumi e distribuzione del reddito

Prezzi alle stelle, negozi vuoti: così viene percepita la situazione attuale in Italia. Eppure, dati alla mano, non è vero che i consumi degli italiani ristagnano. Piuttosto muta la loro composizione e, soprattutto, aumenta la quota di beni e servizi acquistati all’estero grazie al rafforzamento della nostra moneta. D’altra parte, i prezzi interni e quelli al consumo crescono di pari passo. C’è dunque una redistribuzione del reddito fra produttori, a favore delle strutture meno concorrenziali. Che ha come contraltare una più ineguale distribuzione del potere d’acquisto delle famiglie, nonostante le misure adottate a beneficio dei redditi medio bassi. Chissà cosa succederà quando si ridurranno le imposte su quelli più alti.

Un’Authority per la politica fiscale

Delegare la politica monetaria alle banche centrali si è dimostrata una scelta giusta, contro l’inflazione, per esempio. Perché non fare altrettanto con la politica fiscale? Un’autorità indipendente potrebbe garantire il rispetto dei vincoli di stabilità nel medio-lungo periodo, ma anche la possibilità di realizzare manovre fiscali in funzione anticiclica senza perdere di credibilità. Al parlamento resterebbe comunque la definizione degli obiettivi di fondo da perseguire.

Chi deve vigilare sulle banche?

Un nuovo studio porta acqua a favore della separazione tra attività di vigilanza e politica monetaria. La congiunzione di queste due attività nella medesima istituzione, la banca centrale, limita anche la disciplina cui è sottoposta la banca centrale, poiché trasferisce sui contribuenti, in modo assolutamente non trasparente, il costo di eventuali errori che la banca centrale commetta nello svolgere l’attività di vigilanza.

Chi ha paura dell’ “eurizzazione”?

I candidati all’ingresso nella Ue dovranno mantenere il tasso di cambio entro i margini di oscillazione del 2,5 per cento, annuncia Solbes. Un’impresa quasi proibitiva per Paesi soggetti ai flussi e deflussi di capitali, tipici dell’integrazione nei mercati finanziari internazionali. L’interesse comune è, invece, riconoscere la diversità di questi Paesi e permettere un loro ingresso nell’euro in tempi ragionevoli. Anche per evitare una nuova fase di instabilità monetaria generalizzata.

Le strade divergenti di Europa e Stati Uniti

Le politiche monetarie e fiscali corrono su binari opposti, mentre il dollaro si deprezza e l’euro si rafforza. Così gli Usa volano verso la ripresa e il Vecchio Continente è sull’orlo della deflazione. Eppure, i fondamentali sono giusti e per tornare a crescere agli europei basterebbe un cambio d’umore, magari determinato da politiche macroeconomiche più ambiziose.

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