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La Scala di seta

La vicenda della Scala insegna che si sarebbe dovuto fare un minimo di analisi costi-benefici, prima di avviare un progetto che ha forti probabilità di diventare una pesante perdita netta. Milano è però solo la punta di un iceberg. Nel 2004 il deficit complessivo di gestione dei teatri lirici ha raggiunto i quaranta milioni di euro. Accade per la scarsa cultura musicale degli italiani, ma anche per distorsioni e disfunzioni che si potrebbero risolvere nel breve e medio periodo. E infatti non mancano alcuni tentavi di razionalizzazione. La Scala ne è rimasta distinta e distante.

Lo tsunami e gli aiuti allo sviluppo

Gli aiuti ai paesi in via di sviluppo sono una questione più complessa di quanto non sembri a prima vista. Anche se i loro effetti positivi possono essere attenuati dalla capacità di assorbimento dei paesi riceventi, rimangono tuttavia un elemento essenziale per lo sviluppo e la ricostruzione delle zone colpite da disastri. Indirizzare e scadenzare gli interventi in modo da rimuovere i colli di bottiglia e costruire su riforme e investimenti attuati in precedenza, può aumentare la capacità di assorbimento e rendere possibile un uso produttivo dei grandi flussi di aiuto.

Per un’impresa “responsabile”

La responsabilità sociale d’impresa non è la bacchetta magica che spengerà tutti i conflitti. Né può aspirare a prendere il posto, almeno nellÂ’immediato, delle tecniche tradizionali di regolazione. Ma sarebbe un grave errore sottovalutarne il potenziale innovativo. E’ un segnale positivo lanciato da un capitalismo capace di farsi “riflessivo”. Ed è importante che si sia tornati a predicare una convivenza pacifica e fruttuosa di tutti gli stakeholder, alla ricerca di un’equità sociale economicamente sostenibile.

Sul risparmio, messaggi preoccupanti

La tutela del risparmio si realizza con regole efficaci e severe. Ma soprattutto generando fiducia in un funzionamento trasparente e competitivo dei mercati finanziari. La legge approvata alla Camera non raggiunge questo obiettivo. La trasparenza come “bene pubblico” non è adeguatamente valorizzata. Si rinuncia a una seria riorganizzazione delle competenze di vigilanza. E per prevenire il conflitto di interessi tra banca e industria, si impongono vincoli di finanziamento agli imprenditori che partecipano al capitale degli intermediari.

La Chiesa e il lavoro

La dottrina sociale della Chiesa non interessa solo i credenti, ma offre una visione d’insieme dei problemi che rinvia a una dimensione fondativa di carattere teologico e antropologico-etico. I suoi cardini possono essere identificati nei principi della dignità della persona e della destinazione universale dei beni. Il “diritto del lavoro” non è riducibile al diritto della concorrenza e nemmeno al “diritto sociale”: è il diritto che tutela la dignità delle persone che lavorano, e solo in quanto tale promuove la giustizia sociale e l’eguaglianza nel mondo del lavoro.

Responsabilità sociale d’impresa, ma non per legge

La dottrina della responsabilità sociale d’impresa ha pro e contro. Sicuramente non vanno ostacolate le iniziative che il mercato produce spontaneamente. Ma i fautori di un intervento legislativo che ne favorisca l’adozione devono porsi due domande: è vero che le attività imprenditoriali coerenti con la Rsi e generate spontaneamente dalle aziende sono socialmente insufficienti? Ed è vero che i benefici sociali legati allÂ’aumento di queste attività superano i costi? Qualche dubbio anche sull’efficacia di norme nazionali in un’economia globalizzata.

Affidamento congiunto: solo un segnale?

La proposta di legge sull’affidamento condiviso dei figli in caso di separazione ha una chiara portata “culturale” in un paese come l’Italia, dove le responsabilità dei coniugi sono distribuite in misura ineguale e in forme spesso inefficienti, i padri affidatari sono pochi, mentre sono tanti quelli che non corrispondono l’assegno o lo fanno saltuariamente. Ma l’affidamento congiunto non può essere semplicemente imposto per legge. Meglio sarebbe stato adottare normative più pragmatiche ed eque al tempo stesso, come la legislazione sull’affidamento olandese o quella tedesca.

C’è poco da festeggiare

LÂ’8 marzo è la festa della donna. Ma la composizione demografica mondiale rivela una alta mortalità femminile, con la “sparizione” di cento milioni di donne. In alcune parti del mondo, infatti, il loro status è influenzato da un coacervo di fattori biologici, sociali e culturali che le costringe in una posizione di handicap sociale. Eppure, la Dichiarazione di Pechino del 1995 ha sancito il principio politico dell’uguaglianza dei sessi come base per lo sviluppo e la pace. Allora, andrebbero ripensate le politiche pubbliche, tenendo conto delle necessità del sesso femminile. Francesco Daveri e Fausto Panunzi commentano l’articolo.

Anni vissuti sul filo del rasoio

Dalla revisione sui dati di finanza pubblica del triennio 2001-2003 e dall’andamento nel 2004 apprendiamo di aver vissuto gli ultimi anni sul filo del rasoio del limite del 3 per cento. Per il 2005, le maggiori incertezze riguardano lÂ’effettiva realizzabilità di alcune misure decise nella Finanziaria. E non mancano le una tantum, comprese quelle che producono costi per il futuro. Ancora una volta si conferma che il sistema di controllo della spesa pubblica è poco efficace e trasparente, incapace di raccogliere le informazioni in modo completo e tempestivo.

Un cattivo affare

La privatizzazione della Rai sembra destinata a ripetere gli errori delle altre grandi privatizzazioni italiane: cedere al pubblico le azioni di un articolato gruppo industriale prima di averne promosso una ristrutturazione che garantisca condizioni di concorrenza, creando nei fatti un (quasi) monopolista privato. Invece, una soluzione che separi i contenuti del servizio pubblico dai contenuti commerciali sarebbe un buon affare per il ministero dell’Economia e per l’investitore privato. Nonché utile nella prospettiva di un mercato televisivo più competitivo.

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