La questione organizzativa è il primo problema per il nuovo presidente di Confindustria. Significa affrontare questioni di democrazia interna di lungo e breve periodo. Dal rapporto tra grande e piccola industria a quello tra associazioni territoriali e categoriali, al federalismo associativo. Ma anche risolvere il dilemma se essere un’azienda che offre servizi o una associazione di rappresentanza. Se non lo farà , riaffioreranno le divisioni che per il momento è riuscito a ricucire.
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Dopo la condanna unanime dei comportamenti illeciti che hanno portato ai recenti crac finanziari, già si levano gli allarmi di coloro che temono di sottoporre le aziende a un eccessivo rigore. Opinione pubblica e Parlamento devono resistere a queste pressioni. Altrimenti le nuove autorità per la tutela del risparmio rischiano di vedersi negare i necessari strumenti di controllo e sanzione. Così come è accaduto alla Consob, esautorata di funzioni e poteri fino a farla diventare un “cane che non morde e non abbaia”.
Le norme a tutela del risparmio sembrano dettate dall’improvvisazione mentre il diritto penale dell’economia è un campo che esige una attenta razionalità nelle scelte e un bilanciamento accorto tra ragionevolezza dei vincoli ed efficienza. La doppia penalizzazione, amministrativa e penale, contraddice il principio di specialità . Mentre il reato di nocumento del risparmio vivrà solo nella teoria perché richiede eventi enormi e difficili da imputare. E la responsabilità penale per un “evento non voluto” è del tutto estranea al nostro ordinamento.
Programma iniziativa 31 Marzo 2004
Riproponiamo ai lettori de lavoce.info questo articolo di analisi dei motivi che rendono troppo lunghe le cause civili, aggiornato dopo il varo del disegno di legge delega di riforma del processo civile. Un progetto che non interviene sulla questione principale, gli onorari degli avvocati. Oggi sono legati al numero delle attività svolte nel corso della causa e senza una loro forfaittizzazione non vi sarà alcuna riduzione dei tempi dei processi. Penalizzando ancora la parte che ha ragione.
Il mantenimento di una fase di appello dalla portata tanto ampia in un sistema accusatorio è frutto di una opzione politica dagli effetti dirompenti. Un generalizzato processo di appello come riesame del fatto, infatti, non è più una esigenza del nostro sistema processuale. Determina però un aumento medio della durata dei processi di almeno tre anni. Si dovrebbe perciò pensare a una riforma del sistema delle impugnazioni. Anche perché un giudizio in tempi eccessivamente lunghi contribuisce a impoverire la democrazia.
In Inghilterra e negli Stati Uniti le impugnazioni di una sentenza di primo grado sono molto rare. Perché il ricorso in appello non è consentito per i patteggiamenti. Mentre nelle sentenze seguite a un dibattimento è sconsigliato spesso dagli stessi difensori in virtù del fatto che la condanna di primo grado è immediatamente esecutiva e che la pena comminata potrebbe essere più grave. Anche quando vi si fa ricorso, è per porre rimedio a errori che abbiano privato l’imputato della possibilità di assoluzione, non per riesaminare in toto il giudizio di primo grado.
Scadono i termini per aderire al concordato preventivo. Poche le adesioni rispetto a quanto sperato forse perché nelle aspettative c’è un condono anche per il 2003. La voce aveva già espresso le sue perplessità su questo strumento fiscale. Riproponiamo qui l’intervento di Cecilia Guerra
Le recenti esternazioni di Banca d’Italia e Tesoro sul debito pubblico non sono solo un’altra battaglia nella guerra tra queste due istituzioni, ma tentativi genuini (benché a volte un po’ maliziosi) di fare chiarezza su di un problema oscuro ma non secondario – dopotutto, si sta parlando di quasi 22 miliardi di euro per il 2003, circa l’1,7 per cento del Pil. Questa chiarezza è doppiamente benvenuta e necessaria in un momento in cui il debito pubblico italiano è sotto stretta osservazione delle agenzie di rating.
Soldi ben spesi quelli dell’8 per mille Irpef destinati a scopi umanitari. Lo ha detto anche il presidente del Consiglio. E per il 2004 la quota appannaggio dello Stato dovrebbe essere intorno ai 140 milioni di euro. Però, la Legge finanziaria, senza dar troppa pubblicità al fatto, l’ha decurtata di 80 milioni. D’altra parte, lo stanziamento previsto per l’introduzione della de-tax ammonta per il prossimo anno a un milione. A conti fatti, sono 79 milioni di euro in meno per gli interventi di interesse sociale.