Lorenzo Bini Smaghi interviene nel dibattito sulle conseguenze della decisione Ecofin di non sanzionare Francia e Germania per aver superato per tre anni di fila i vincoli di deficit consentiti dal Patto di Stabilità e Crescita. Riproponiamo per i nostri lettori anche i contributi di Innocenzo Cipolletta, Riccardo Faini, Francesco Giavazzi, Daniel Gros e Tommaso Monacelli e la lettera di Vincenzo Visco .
Categoria: Argomenti Pagina 1070 di 1095
- Banche e finanza
- Concorrenza e mercati
- Conti Pubblici
- Disuguaglianze
- Energia e ambiente
- Famiglia
- Fisco
- Gender gap
- Giustizia
- Immigrazione
- Imprese
- Informazione
- Infrastrutture e trasporti
- Internazionale
- Investimenti e innovazione
- Lavoro
- Mezzogiorno
- Moneta e inflazione
- Pensioni
- PovertÃ
- SanitÃ
- Scuola, università e ricerca
- Società e cultura
- Stato e istituzioni
- Turismo
- Unione europea
Forse il fallimento della Conferenza intergovernativa era inevitabile. Era però possibile indicare su quali parti della bozza di trattato costituzionale l’accordo è pressoché generale. Ora si deve trovare un difficile compromesso che salvi la faccia a Spagna e Polonia, perché alla fine sembra più probabile l’adozione del voto a maggioranza proposto dalla Convenzione e gradito a Francia e Germania. L’Europa a due velocità resta un’ipotesi difficilmente realizzabile.
Il governo chiede di formulare proposte alternative alla propria riforma delle pensioni entro il 10 gennaio. Rispondendo all’invito de lavoce.info e alle informazioni offerte da Boeri e Brugiavini, intervengono Pierpaolo Baretta (Cisl), Giulio de Caprariis (Confindustria), Beniamino Lapadula (Cgil) e Gabriele Olini (Cisl).
Una riforma radicale è certo necessaria, ma sostenere che il sistema universitario deve essere abbandonato al suo destino di mediocrità serve solo a scoraggiare l’opera dei tanti che continuano a dedicarsi alla formazione degli studenti con passione e dedizione, come testimoniano le brillanti carriere estere di molti laureati italiani. Mentre nutrire qualche dubbio sull’Istituto italiano di tecnologia è legittimo, se non altro per la vaghezza della legge che lo istituisce.
I tentativi di modificare in meglio l’università italiana si sono trasformati in altrettanti fallimenti. E continuare a credere che il sistema sia riformabile è un’illusione che avvantaggia chi vuole conservare lo status quo. È necessario invece puntare su istituzioni nuove, come l’Iit, che possano contare su finanziamenti adeguati, ma soprattutto siano libere da ogni legame con l’attuale establishment accademico. Solo così avremo il rigore, i controlli e gli incentivi necessari alla ricerca scientifica di livello internazionale.
Con i nuovi scioperi dei trasporti si ripresentano gli stessi disagi, le stesse polemiche, gli stessi retroscena di sempre. Ma i sindacati confederali appaiono questa volta propensi a considerare una proposta sviluppata e dibattituta su questo sito, quella dello sciopero virtuale.  Fermo restando la necessità di applicare sanzioni a chi non rispetta le norme sull’esercizio del diritto di sciopero. Riproponiamo gli interventi di Andrea Boitani, Pietro Ichino, Eugenio Somaini, Roberto Perotti e un esempio di accordo aziendale sullo sciopero virtuale.
Il Presidente della Repubblica Ciampi non ha firmato il provvedimento sul riassetto del sistema televisivo, la legge Gasparri torna così alle camere. Per i lettori de lavoce.info proponiamo il messaggio del Presidente e i contribuiti di Michele Polo (Una legge Gattopardo per la riforma delle televisioni) Marco Gambaro (La chimera del digitale terrestre ) e Antonio Sassano (Il digitale italiano, una rivoluzione a metà ) che discutono alcuni dei punti cruciali messi in luce nel messaggio del Presidente Ciampi
L’evidenza empirica dimostra un grave ritardo dell’Italia nella ricerca scientifico-tecnologica. Perché il sistema non riesce a generare i giusti incentivi e investimenti. La nascita dell’Istituto di tecnologia potrebbe perciò avviare un benefico processo di competizione con i centri di eccellenza già presenti nel nostro Paese. A patto che, sull’esempio di altri “Institutes of Technology” di successo, sappia attrarre finanziamenti dai privati e sia gestito in modo autonomo da scienziati.
Comunicazioni e collegamenti più rapidi e più facili rendono meno definitive le “fughe” di scienziati e studiosi dal paese di nascita. E più che all’emigrazione, dovremmo guardare all’interscambio di capitale umano tra un paese e l’altro e alla mobilità delle idee. Per beneficiare delle innovazioni e delle conoscenze generate a livello internazionale e necessarie al suo sviluppo economico, l’Italia potrebbe allora favorire il passaggio di ricercatori stranieri sul proprio territorio.
Un accordo preventivo tra sindacati e imprese del settore potrebbe garantire la continuità del servizio durante gli scioperi: i lavoratori rinuncerebbero ai loro stipendi, ma l’azienda si impegnerebbe a versare il doppio o il triplo di questi in un fondo cogestito per opere di pubblica utilità . Così l’astensione dal lavoro costerebbe davvero cara all’azienda dei trasporti e il danno inferto non ricadrebbe sugli utenti. Una parte del fondo potrebbe essere poi utilizzata dalle due parti per informare la cittadinanza sulle ragioni del contendere.