L’avvio del federalismo differenziato sembra allontanarsi. Non solo restano da sciogliere alcuni nodi politici. C’è anche una difficoltà tecnica: l’impossibilità di regionalizzare oltre la metà dei trasferimenti dello stato, come messo in evidenza dal Def.
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La proposta di Letta di una dote per i giovani da finanziare con un aumento delle imposte di successione riapre il dibattito sull’equità generazionale. Una proposta per evitare che patrimoni ed eredità pesino troppo sull’economia.
Un piccolo comune come Esino Lario e uno grande come Roma hanno un analogo problema di costi alti. Ma completamente diversa è la risposta. Il primo si sforza di coprire almeno le spese correnti. La soluzione della Capitale ha un solo nome: azzardo morale.
Cresce in Italia l’incidenza dei patrimoni e delle eredità, insieme alla loro concentrazione. Per favorire un passaggio generazionale più giusto andrebbe introdotta un’imposta progressiva sui “vantaggi ricevuti”, accompagnata da un’eredità universale.
La cedolare secca sugli affitti è stata giustificata anche con la necessità di recuperare gettito. Il recupero non è stato però sufficiente a compensare le perdite. E l’emersione di imponibile si può favorire senza penalizzare la progressività.
Il decreto crescita allevia solo marginalmente l’aggravio complessivo del prelievo sulle imprese previsto dalla legge di bilancio 2019. Pur rivista, la mini-Ires continua a essere meno conveniente del regime Ace-Iri.
Il governo ha annunciato di aver raggiunto un accordo con le associazioni dei risparmiatori danneggiati dai fallimenti bancari. Non si sa se passerà il vaglio comunitario, né si conosce in dettaglio il suo contenuto. Ma che messaggio dà al mercato?
L’azione di classe può essere un efficace strumento non solo di tutela di consumatori e investitori, ma anche per la regolazione delle attività economiche. Ma le nuove regole italiane rischiano di essere poco efficaci perché creano profonde incertezze.
È possibile lavorare meno e tutti, quello che conta è la produttività. Ridurre l’orario di lavoro per decreto non è perciò una grande idea. Ma una discussione sull’organizzazione dell’orario di lavoro, soprattutto nei contratti collettivi, sarebbe utile.