Nel 1981 l’amministrazione Reagan rispose alla concorrenza europea e giapponese con sgravi fiscali per la ricerca e sviluppo. Fu una scelta corretta. Il protezionismo riduce gli incentivi a innovazione e crescita, con gravi danni nel lungo periodo.
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Prosegue la ripresa ma rallenta la crescita in Europa. Anche da noi cresce il Pil, come al solito meno che altrove. In caso di ulteriore rallentamento servirebbe una locomotiva tedesca che probabilmente non arriverà.
È dal 2015 che il ministero delle Infrastrutture ha avviato una strategia di revisione progettuale delle grandi opere previste dalla precedente Legge obiettivo, Torino-Lione compresa. I risparmi sono notevoli, pur senza inutili e costosi contenziosi.
Il Tap fa parte di un’infrastruttura di carattere strategico, che punta a diversificare le fonti e garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. L’Italia è uno dei tanti paesi che partecipano al progetto. Un ritiro unilaterale potrebbe costare caro.
La legge di bilancio 2017 aveva introdotto il Fondo per il finanziamento delle attività base di ricerca. Via via le risorse sono state tagliate. E il meccanismo di assegnazione non ha funzionato. Ma si poteva intervenire per renderlo più efficace.
I salari non hanno ancora recuperato i livelli pre-crisi. I motivi sono strutturali e la risposta è in una strategia incentrata su competenze e apprendimento durante tutta la vita lavorativa. Affiancata da politiche attive e di supporto al reddito.
L’interesse dell’Italia è avere collegamenti aerei diretti di lungo raggio, senza passare da hub di nazioni nostre concorrenti sui mercati internazionali. Su questo dovrebbero concentrarsi Alitalia e il governo nella ricerca del partner “ideale”.
L’annunciata fusione tra Anas e Ferrovie dello stato non piace al nuovo governo. Arrivati a questo punto, però, sarebbe meglio andare avanti, secondo la vocazione originale del piano, per creare un unico polo infrastrutturale separato dai servizi ferroviari.
Il nuovo governo non vuole procedere alla fusione Anas-Ferrovie dello stato. Che è stata fatta in modo poco trasparente e sembra non aver portato benefici rilevanti per quest’ultima. Se Toninelli volesse procedere a un’operazione inversa, dovrebbe fare attenzione a non ricadere negli stessi errori.
La nuova proposta della Commissione europea per la gestione delle migrazioni risente degli umori dei politici più estremi. Nessuna attenzione ai diritti umani e troppa ai rimpatri. Ecco che cosa manca a questa soluzione: tre elementi.