Il problema strutturale delle imprese italiane non è tanto la mancanza di credito, quanto la carenza di capitali. Il settore assicurativo ha i capitali e spesso anche le competenze necessarie per la valutazione della qualità dei crediti societari. Perché non favorire un suo maggiore intervento?
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Il credito alle piccole e medie imprese è la chiave di volta per la ripresa. Nel Regno Unito hanno provato a favorirlo con un programma che punta a ridurre il tasso di interesse. Ma proprio qui sta la ragione dello scarso successo che finora ha incontrato. Una lezione valida anche per l’Italia.
Il 13 per cento dei lavoratori italiani percepisce salari al di sotto dei minimi contrattuali. In tutti i paesi si riscontra il mancato rispetto del salario minimo ma  l’Italia si aggiudica il record negativo con molte lunghezze di vantaggio.
Più di 31 milioni di italiani non leggono nemmeno un libro all’anno. Perché stupirsi allora se il 5 per cento dei cittadini non sa decifrare singole cifre o lettere, il 33 per cento non è in grado di capire una breve frase e un numero ancora maggiore non riesce a decodificare un messaggio orale?
L’Abi sostiene che le banche italiane non possono supportare pienamente l’economia reale perché non riescono a ottenere risorse sufficienti attraverso depositi e obbligazioni. Se così fosse, basterebbe aumentare i rendimenti offerti sulla raccolta bancaria. Ma il vero problema non è il risparmio.
Lo ius soli è (di nuovo) alla ribalta nel dibattito politico. Diverse proposte di legge, con innovazioni simili, sono già state presentate dal l’avvio della nuova legislatura. Come si collocano all’interno del panorama europeo? Quali i possibili pericoli di scelte non condivise?
Il credit crunch colpisce le imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni. E rende necessario il potenziamento di canali non bancari di finanziamento. Ma ciò deve avvenire su basi solide, per evitare i problemi del passato. Urgente disporre di adeguate regole prudenziali e di trasparenza.
La notizia della confisca del patrimonio di un imprenditore siciliano attivo nel settore delle energie rinnovabili porta a interrogarsi sullo stato dell’economia della Mafia in tempo di crisi. Le strategie di investimento si differenziano ora per territori. Cambiano i rapporti con la politica.
L’innovazione è il principale motore per la crescita economica. Ma creare un sistema di imprese che investano e scommettano sulla ricerca non è cosa semplice e richiede il contributo di tutte le parti sociali. Anche il sindacato dovrebbe perciò riflettere sugli effetti delle richieste che avanza.
In un’azienda emiliana il contratto di solidarietà espansivo ha permesso di assumere ventinove precari, in cambio di una minima riduzione di orario e di stipendio per i lavoratori già a tempo indeterminato. Perché imprese e sindacato non utilizzano di più questo strumento previsto da trenta anni?