Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 693 di 1082

LA PAPI’S TAX

A metà giugno lo spread fra i Btp decennali e i bund era di quasi 70 punti inferiore a quello dei titoli di stato decennali spagnoli. Oggi è di oltre 40 punti superiore. I due paesi sono stati colpiti dagli stessi shock e hanno goduto entrambi degli acquisti della Bce. I punti accumulati sembrerebbero riflettere ritardi nella reazione del nostro governo almeno rispetto a quello spagnolo, pur dimissionario. Uno spread simile implica a regime una spesa aggiuntiva per interessi di circa 20 miliardi. Ma potremo riacquistare credibilità con questo governo?

DIFFERENZA SPREAD ITALIA-SPAGNA (IN RAPPORTO AI BUND DECENNALI)

SE L’ISTAT (SI) RIFÀ ILTRUCCO: INTERVIENE IL PRESIDENTE DELL’ISTITUTO DI STATISTICA

Con riferimento all’articolo “Se l’Istat (si) rifà il trucco” non posso che dissentire dall’autore per almeno tre ragioni:

–          in primo luogo, trovo assolutamente fuori luogo il titolo dell’articolo, il quale tende a far credere al lettore che l’Istat abbia scelto il grafico del tasso di variazione invece che quello in livello per fare “trucchi”: voglio rassicurare i lettori che tali “giochetti” sono al di fuori della cultura e della pratica dell’Istituto e sfido l’autore a dimostrare il contrario;
–          secondariamente, vorrei far notare che nel comunicato stampa sui conti trimestrali vengono regolarmente riportati i grafici relativi alle variazioni percentuali tendenziali e congiunturali, nonché ai livelli del Pil ai prezzi dell’anno precedente, cioè esattamente quello che l’autore suggerisce all’Istat di usare;
–          infine, l’autore non rileva che per sei delle otto variabili considerate nei grafici posti al centro della home page, a cui si fa riferimento nell’articolo, l’Istat utilizza le variazioni percentuali – oltre che per il PIL, anche per prezzi al consumo, prezzi alla produzione, produzione industriale, retribuzioni e vendite al dettaglio – e i livelli per le altre due (occupazione e tasso di disoccupazione), seguendo in questo le pratiche tipiche di altri istituti nazionali di statistica e di vari istituti di ricerca. Dovendo scegliere un solo grafico riguardante il PIL per l’home page, si è ritenuto opportuno concentrare l’attenzione sul dato sintetico più significativo, cioè sul tasso di variazione tendenziale, più che sul livello assoluto (a tale proposito segnalo all’autore che, per doverosa omogeneità, anche nel comunicato stampa dell’indice della produzione industriale sono riportati i grafici sia dei livelli, sia delle variazioni percentuali).

Spero che La Voce, alla quale ho avuto il piacere di contribuire personalmente e della quale apprezzo il lavoro, eviti in futuro di “giocare” con titoli ambigui, ma continui ad alimentare, anche in campo statistico, un serio dibattito su come l’Istat possa servire meglio l’utenza. L’attenzione dell’Istituto, infatti, è da sempre rivolta a migliorare la fruibilità dei propri dati, come dimostra l’ampliamento del numero dei comunicati stampa (quasi 300 all’anno), la realizzazione del data warehouse I.Stat, del nuovo sito e dell’archivio storico (oltre 1500 serie storiche di lungo periodo), la messa a disposizione gratuita dei file dei microdati per la ricerca, solo per citare le innovazioni degli ultimi mesi. D’altra parte, l’aumento del numero di visitatori giornalieri (+32% nel primo semestre 2011 rispetto al 2009), delle pagine visitate (+76%), dei Mbyte scaricati (+170%), nonché le 15mila richieste estemporanee di dati (evase per 2/3 in 24 ore) testimoniano il crescente ruolo svolto dall’Istituto nel soddisfare la domanda di informazione statistica.
Consci della complessità dei bisogni dell’utenza, l’Istat accoglie favorevolmente ed incoraggia ogni forma di scambio di informazioni che possa portare ad un miglioramento del servizio. Visto che l’autore segnala di avere difficoltà a trovare certi dati sul nuovo sito, lo pregherei di segnalarcele, così da migliorare il servizio offerto. Naturalmente, tale invito è esteso a tutti i lettori de LaVoce.info, i quali possono scrivere all’indirizzo comunica@istat.it

TROPPA FLESSIBILITÀ NON AIUTA LA CRESCITA

Maggiori garanzie contrattuali per i lavoratori assunti a tempo determinato sono il presupposto necessario per tornare alla crescita economica. I contratti a termine hanno un impatto negativo sugli incentivi ad accumulare capitale umano specifico. Tanto più in economie come la nostra, con imprese specializzate in settori tradizionali e impiego di tecnologie e organizzazioni gestionali mature. Il ricorso al lavoro temporaneo per ridurre il costo del lavoro rischia di ritardare gli investimenti in innovazione e in competenze. E frena le potenzialità di crescita produttiva.

QUANTO CAPITALE UMANO STIAMO SPRECANDO?

I test per l’ingresso nei corsi di laurea di medicina, biotecnologia, veterinaria, professioni sanitarie, architettura e scienze della formazione primaria si svolgono tutti lo stesso giorno, ma anziché avere un’unica graduatoria nazionale, ogni sede universitaria stila la sua graduatoria. Se un candidato non riesce a entrare nell’ateneo in cui ha sostenuto l’esame di ammissione, perde così il diritto a iscriversi in un altro, anche se magari il suo punteggio è tra i migliori e, in una ipotetica graduatoria nazionale, figurerebbe ben prima del limite fissato dal numero di posti disponibili.
In questi giorni sono state pubblicate tutte le graduatorie del test di medicina nelle varie sedi e abbiamo così potuto calcolare, limitatamente a questa facoltà, quanti sono gli studenti ingiustamente esclusi (e quanti ingiustamente inclusi) nell’anno accademico 2011-12 da questo perverso meccanismo di selezione. Si tratta di 1.320 persone che hanno immeritatamente soffiato il posto ad altre che al test avevano fatto meglio di loro. Mediamente i loro punteggi erano del 10 per cento inferiori a quelli degli esclusi che invece sarebbero stati ammessi con la graduatoria nazionale. I test hanno complessivamente portato ad ammettere 7.719 studenti; quasi uno su cinque di questi ha avuto un posto che non si meritava. Se applichiamo la stessa percentuale agli iscritti alle altre facoltà (riguardo alle quali non avevamo i punteggi nelle diverse sedi) giungiamo a una stima di circa 9.312 persone ingiustamente escluse da facoltà in cui aspiravano iscriversi. È uno spreco di capitale umano ingente, che davvero non possiamo permetterci.

Distribuzione del punteggio totalizzato dall’ultimo studente ammesso in graduatoria, per facoltà.

Il grafico mostra la distribuzione degli studenti all’interno delle facoltà in cui hanno effettuato il test di ammissione, se la graduatoria fosse stilata a livello nazionale. Si può vedere come la gran parte degli studenti proverrebbe da Milano, la minor parte dall’università del Molise.

Il grafico mostra il numero di studenti addizionali, per facoltà, che sarebbero stati ammessi (o esclusi, se il numero è negativo) se il test fosse stato implementato su base nazionale.

NUOVO APPRENDISTATO CONTRO LO SPRECO DI CAPITALE UMANO

Cresce in Italia il numero dei giovani che non studiano e non lavorano. Anche per il fallimento della laurea triennale. Una soluzione potrebbe essere la formazione tecnica universitaria sul modello delle scuole di specializzazione tedesche: una riforma a costo zero per le casse dello Stato. L’università, insieme a un certo numero di imprese locali, potrebbe introdurre un corso di laurea triennale caratterizzato da una presenza simultanea dello studente nelle aule universitarie e in azienda. Controlli reciproci garantirebbero la qualità della formazione.

 

IL PIL NEL PALLONE

Esiste una correlazione tra la differenza reti nelle partite ufficiali della nazionale di calcio di un paese e il tasso di crescita del Pil? Sembrerebbe di sì. Paesi che crescono ad alti tassi attirano infatti investimenti sia interni che dall’estero. Possono così migliorare le infrastrutture necessarie per sviluppare un movimento calcistico sempre più rilevante. Certo, conta molto anche la tradizione. Per fortuna, perché altrimenti un’eventuale partita Italia-Cina potrebbe riservarci brutte sorprese, considerati i diversi ritmi di crescita tra i due paesi.

Se l’Istat (si) rifà il trucco

L’avevamo già segnalato,  con poco successo. Anzi.
Con il nuovo restyling del sito, bello visivamente, ma dove è difficile trovare i dati che servono, l’Istituto nazionale di statistica ha riproposto un grafico fuorviante.
Il nuovo sito dell’’Istat è ricco di belle foto che contribuiscono a far sembrare meno aride le cifre. Ma quanto è difficile trovare i dati che ti servono, se sei un ricercatore! E poi rimane un grafico, a nostro giudizio, fuorviante.
Sulla home page campeggia, permanentemente, una linea che  mostra l’andamento del Prodotto Interno Lordo, a valori concatenati (cioè depurati dall’’inflazione) e destagionalizzati (per l’’effetto di calendario). Bene: il Pil è il riassunto sintetico di come va l’’economia. Ma la scelta di rappresentare la crescita del Pil, anziché il suo livello, non è neutrale.
Graficamente oggi il Pil esce così:

Sembra rassicurarci sul fatto che le cose sono tornate quelle di prima della crisi. Se invece di guardare la crescita si guardasse il livello del Pil, il quadro sarebbe il seguente:

Pil trimestrale a valori concatenati  e destagionalizzati. Valori espressi in milioni di euro

Notate qualche differenza?

LE DOMANDE SULLA CRISI. E LE RISPOSTE

La crisi del debito pubblico continua a creare forti tensioni sui mercati finanziari internazionali. Si rivedono al ribasso le stime di crescita e il timore di una nuova recessione diventa concreto. In questi giorni, numerosi lettori si rivolgono a lavoce.info per avere chiarimenti e magari qualche rassicurazione. Fare previsioni non è facile, perché le variabili in gioco sono molte. Possiamo però analizzare alcuni aspetti specifici e indicare le conseguenze delle diverse scelte possibili per governi e istituzioni internazionali. Attraverso un Dossier che cerca di rispondere ai vostri quesiti.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Nel ringraziare tutti coloro che hanno inviato commenti e osservazioni al nostro pezzo, cogliamo l’occasione per qualche precisazione e sottolineatura, che faremo in modo estremamente schematico. In primo luogo, il programma Nota Fiscal Paulista (di cui esistono versioni anche in altri stati brasiliani) al di là del suo specifico ambito di applicazione (la lotta all’evasione) ci pare un bell’esperimento di e-government, un esempio da seguire per un paese come l’Italia, in cui – tanto per citare un dato – solo 541 Comuni su 8.100 consentono ai propri cittadini di svolgere le pratiche amministrative online (dati Confartigianato 2011). Venendo al merito del programma, quello che colpisce è la sua semplicità e la sua capillarità, facilmente replicabili anche da noi, se pensiamo alla vasta rete di soggetti (datori di lavoro, CAF, commercialisti, patronati di associazioni e sindacati, sedi INPS ecc. ecc.) che potrebbero fungere da interfaccia con il Fisco per tutti i cittadini che non hanno accesso diretto a internet. Quanto al suo funzionamento, uno dei principali punti di forza è che il programma, come hanno notato alcuni lettori, combatte l’evasione coinvolgendo direttamente i cittadini, che sono tra l’altro destinatari di un importante flusso di trasferimenti, addirittura maggiore di quello che alla fine arriva nelle casse pubbliche. Ciò è ovviamente possibile perché il fisco non trae solo benefici diretti (maggior gettito ICMS, l’imposta specificamente interessata dal programma), ma potrà sottoporre ad altre imposte (equivalenti alle nostre Irpef e Ires) transazioni che prima gli erano sconosciute e che oggi emergono perché il cittadino chiede che sullo scontrino venga annotato il suo codice fiscale; Nota Fiscal Paulista funziona in pratica non solo come strumento di lotta all’evasione, ma anche come programma di sostegno al reddito delle famiglie e da sistema di tracciamento delle transazioni, indipendentemente dalla forma di pagamento utilizzata. Ancora, il programma contribuisce a spezzare quel circolo vizioso per cui chi incassa una parte sostanziale dei propri ricavi in nero è poi sostanzialmente “obbligato” a chiedere forniture senza fattura (pena la costante esposizione nelle proprie dichiarazioni dei redditi di perdite sospette per il fisco). Altre considerazioni si potrebbero fare entrando nel dettaglio dei dati, o evidenziando la notevole semplificazione che il programma ha comportato anche nei rapporti tra fisco e pubblici esercizi, ma ciò che ci premeva era mettere in luce un’impostazione di fondo della lotta all’evasione che per certi versi è antitetica ai temi dominanti nel nostro paese. Infine, un lettore evidenzia un’imprecisione nel riportare il lavoro di John List, dovuta a un eccesso di sintesi: l’esperimento metteva a confronto due modi di pagare i dipendenti, uno in cifra fissa oraria, l’altro con compartecipazione al 50% delle offerte ricevute, e ha messo in luce che quest’ultimo riduce di gran lunga l’entità dei furti. È ovvio che ciò comporta un costo, ma è lo stesso concetto di compartecipazione all’IVA riscossa: esso al netto dei costi conviene sempre perché si recupera molto del gettito evaso, solo una parte del quale viene restituito ai cittadini sotto in varie forme.
Alcuni lettori poi esprimono una sorta di censura etica al programma, perché premia in vario modo comportamenti che invece sarebbero doverosi: seguendo questa logica però dovremmo censurare allo stesso modo tutti i tipi di incentivazione, in tutti i campi, quali ad esempio i bonus ai lavoratori che raggiungono particolari risultati. Anche loro non fanno altro che compiere il loro dovere. Senza contare che a noi paiono molto più scorretti quegli strumenti di lotta all’evasione attraverso i quali il Fisco implicitamente (ma non troppo) dice a questa o quella categoria di contribuenti: “secondo me sei un evasore, dimostrami che non è vero”.
Siamo consapevoli, lo ribadiamo ancora a scanso di equivoci, che l’adozione di un programma simile non risolverebbe d’incanto il problema dell’evasione dell’IVA e delle altre imposte ad essa collegate, ma crediamo fortemente che insieme ad altri strumenti possa costituire un importante passo avanti verso un fisco più equo ed efficiente.

Pagina 693 di 1082

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén