Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 708 di 1093

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie ai lettori per i commenti, sia perché mi consentono di specificare alcuni profili sacrificati dalla sintesi dell’articolo, sia perché offrono spunti per ulteriori approfondimenti.
Il primo aspetto importante: è evidente che le fondazioni devono innanzitutto guardare ai dividendi che ottengono dalle partecipazioni  bancarie, ma è inutile, in una prospettiva di medio lungo termine, farsi illusioni: non saranno più i succosi dividendi del passato, al contrario la prospettiva  è decisamente magra e inviterei i lettori a non essere più realisti del re. Nel mio articolo  cito la “Carta delle Fondazioni” che l’ACRI intende, meritoriamente, elaborare. E’ la stessa ACRI a dire, testuali parole, “L’evoluzione del ruolo delle fondazioni richiede una programmazione puntuale nel medio lungo periodo, con la conseguente necessità di poter contare su flussi costanti di introiti derivanti dall’investimento dei patrimoni”. Se questo non significa aprire la strada ad una seria diversificazione degli investimenti, nella consapevolezza di non poter più fare affidamento nel bengodi dei dividendi bancari.. …..
La mia proposta prevede che l’insieme delle partecipazioni sia gestita da  intermediari specializzati che da un lato  possano “far massa” e quindi valorizzare maggiormente l’investimento, dall’altro introdurre un elemento di separazione tra le fondazioni e le banche (ad esempio provvedendo a nomine dove siano più forti le qualità professionali e di indipendenza degli amministratori). Un lettore sostiene, a ragione, che questo comunque non elimina del tutto l’intreccio e il rischio di conflitti di interesse, ma premesso che la soluzione perfetta non esiste,  sicuramente contribuisce ad attenuare queste criticità. E’ poi del tutto evidente, che queste soluzioni si possono realizzare solo sul piano volontario e dell’autoregolamentazione: nessuno le deve imporre, a mio parere è nell’interesse stesso delle fondazioni adottarle.
L’altra obiezione significativa di molti lettori riguarda il ruolo delle fondazioni nel sostegno  alle piccole banche locali in grado di favorire lo sviluppo dei territori. Nessuno nega questo ruolo ma la domanda è: siamo cosi’ sicuri che una piccola impresa per crescere non abbia bisogno di servizi e strumenti che solo grandi intermediari sono in grado di offrire? Se continuiamo  a commiserarci  (come il lettore che si rassegna al fatto che “la nostra realtà economica non permette megabanche”) daremo ragione, e mi scuso per l’ autocitazione di un mio precedente articolo, al  Presidente francese Sarkozy, che nell’ultimo incontro bilaterale ha candidamente dichiarato, a proposito della vicenda Parmalat, che Francia e Italia possono felicemente  integrarsi perchè intanto noi abbiamo il 90 per cento di piccole imprese,  mentre alle grandi ci pensano loro!  

QUELL’INCERTEZZA CHE FA MALE ALL’EUROPA

Non è scontato che una nuova ricapitalizzazione delle banche sia sufficiente a spezzare il circolo vizioso fatto di incertezza sulla loro solidità, caduta dei mercati e stagnazione dell’economia. Siamo in un paradosso analogo alla trappola della liquidità. Meglio allora puntare sul ridimensionamento dei valori dell’attivo delle banche su livelli più adeguati a quelli attuale dei patrimoni. Un default controllato e concordato eliminerebbe le incertezze sul valore dei crediti verso Grecia, Irlanda e Portogallo. E gli elementi di contagio nei confronti di Spagna e Italia

 

MEDICINA, UN TEST DA RIFARE

La facoltà di medicina sembra essere quella che garantisce migliori opportunità di occupazione ai giovani italiani. Merito della scelta di introdurre il numero chiuso. Ma non per questo il meccanismo del test di ingresso garantisce che siano i candidati più brillanti ad accedere alla facoltà. Perché le graduatorie sono valide per i singoli atenei. Basterebbe una graduatoria nazionale, con la possibilità per gli studenti più meritevoli di scegliere la sede che preferiscono. La bassa crescita del paese dipende infatti anche da una cattiva allocazione dei talenti.

COME CAMBIA LA GEOGRAFIA DEL PETROLIO

La produzione di petrolio libico è crollata e le esportazioni verso l’Italia azzerate. L’Azerbaijan diventa il primo paese presso cui ci approvvigioniamo di greggio, per quasi un quarto del nostro intero fabbisogno. Appaiono però eccessive le preoccupazioni secondo cui l’embargo europeo nei confronti della Siria e delle sue esportazioni di greggio potrebbe rappresentare un boomerang per i paesi europei, Italia in primis. Casomai è necessario continuare a monitorare il succedersi degli eventi nei paesi del Magreb: in Libia, ma anche in Tunisia.

CRESCITA? SÌ, DELLE NORME

Nella manovra di ferragosto compare anche l’ennesimo tentativo di liberalizzare i servizi pubblici locali. Escluse l’acqua, causa referendum, e le ferrovie regionali, causa interessi di Ferrovie dello Stato. Per gli altri settori si poteva fare di più e, soprattutto, di meglio. Perché il messaggio agli enti locali dovrebbe essere semplice, chiaro ed equo: prima di prelevare dalle tasche dei cittadini e dei consumatori per finanziare le inefficienze delle gestioni monopoliste, dovrebbero fare le gare e dimostrare di aver così ridotto i costi dei servizi.

ALLA RICERCA DEI SOLDI ESPORTATI*

La posizione netta verso l’estero di un paese, cioè la differenza tra le attività e le passività finanziarie con i non residenti, è un indicatore tornato al centro dell’attenzione. Perché alcuni paesi investiti da turbolenze finanziarie sono caratterizzati da una Pne fortemente debitoria. E l’Italia? Bisogna tener conto delle attività di portafoglio detenute all’estero e non dichiarate. Il saldo debitorio effettivo potrebbe essere inferiore, al 17,5 per cento del Pil.

L’ITALIA VIRTUOSA DELLA SPESA SANITARIA

L’Italia scivola sempre più indietro nella classifica dei paesi Ocse per la spesa sanitaria. Ma la perdita di posizioni non è una cattiva notizia. Anzi è ottima, perché il nostro paese dimostra di avere saputo controllare la dinamica della spesa più e meglio di altri. Tra il 2000 e il 2009 il tasso di crescita della spesa pro-capite è stato dell’1,6 per cento all’anno, contro una media Ocse del 4 per cento. Sono le pessime condizioni della finanza pubblica e l’impegno ad azzerare il deficit a negare risorse per una crescita fisiologica del settore.

LE BANCHE EUROPEE E I CAPITALI NECESSARI

Per andare oltre l’eterna emergenza degli ultimi anni le banche europee devono fare un nuovo giro di stress test e ricapitalizzarsi. Glielo suggerisce il Fondo monetario internazionale. Ma l’Europa per ora fa finta di niente. Fino alla prossimo salvataggio, quando i contribuenti e la Banca centrale europea potrebbero chiudere il rubinetto.

UNA GERARCHIA PER I PROF ABILITATI

Per migliorare l’università italiana è indispensabile rendere competitivo e meritocratico il reclutamento dei docenti. Il primo passo sono commissioni di abilitazione formate da membri di prestigio scientifico riconosciuto. Alle quali si dovrebbe chiedere di suddividere gli abilitati in due fasce. Lo stipendio dei migliori non graverebbe sul bilancio delle sedi che li scelgono, ma sarebbe a carico del ministero. Si favorirebbe così la concorrenza fra atenei e una maggiore specializzazione, con alcune università che potrebbero puntare più sull’insegnamento e altre più sulla ricerca.

UN DIRITTO DEL LAVORO SCHIZOFRENICO

La manovra di agosto ormai non c’è più. Ma dovrebbe rimanere in vigore l’articolo 8 che legittima gli accordi aziendali su flessibilità dei contratti di lavoro, organizzazione del lavoro e recesso dal rapporto di lavoro. Il testo non è di semplice interpretazione, ma potrebbe prevedere una deroga dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La disciplina dei licenziamenti sarebbe così modificata, creando una situazione paradossale e dando luogo a un contenzioso infinito. Non è certo questo il modo di riformare le normative su assunzioni e licenziamenti. E la legge deve servire a definire diritti minimi non derogabili.

Pagina 708 di 1093

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén