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QUELLA TASSA SUI CITTADINI EUROPEI*

L’impegno dei contribuenti europei per il salvataggio della Grecia ammonta ormai a più di 200 miliardi. Ben più modesto il contributo dei privati, ovvero delle banche, che pure sono le responsabili maggiori della pessima allocazione del credito. I governanti europei si sono fatti condizionare dalla potente lobby bancaria e hanno raggiunto un accordo che è un gigantesco trasferimento di ricchezza verso i più ricchi, a danno del contribuente. E allora a minacciare davvero l’euro è una possibile rivolta dei contribuenti contro l’élite finanziaria.

UNIVERSITÀ, LA CHIAVE È IL DIPARTIMENTO

Con il potere di chiamata dei docenti spostato dalle facoltà ai dipartimenti, la riforma dell’università può davvero portare a un miglioramento della produttività scientifica e didattica degli atenei. Ecco due suggerimenti per trarre il meglio dalla riforma: creare dipartimenti effettivamente ampi e omogenei. E conservare la complementarietà degli apporti didattici, privilegiando la creazione di strutture di coordinamento interdipartimentali. L’auspicio è che anche il loro nome – facoltà o scuole – sia lo stesso.

 

UNA TRAGEDIA GRECA*

La Grecia è in bancarotta già da un anno e non ha altra soluzione che la svalutazione. Se tenterà di farlo rimanendo all’interno dell’Unione monetaria, ciò significherà molta miseria per i cittadini greci perché prezzi e salari dovranno essere drasticamente tagliati. Meglio per tutti se il paese uscisse temporaneamente dallÂ’euro perché potrebbe così riacquistare la competitività perduta. Sarà comunque inevitabile una cancellazione parziale del debito greco e un intervento europeo a sostegno delle banche.

CHI TROVA UN AMICO TROVA UN LAVORO

La crisi economica ha creato, nei paesi Ocse, 16 milioni di disoccupati. La ricerca di un nuovo impiego non è mai semplice e viene attuata attraverso vari canali. Se nei paesi anglossassoni si utilizzano principalmente strumenti come giornali e internet, in Italia sono molto importanti i canali informali: parenti, amici, conoscenti. L’evidenza mostra che, nel nostro paese i cosiddetti network sono indispensabili. E che chi ha un maggior numero di amici con un lavoro ha maggiore facilità a trovarne uno.

SHOCK, PAURA E RECESSIONE*

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PAREGGIO IN COSTITUZIONE? “VASTE PROGRAMME…”

Una nuova regola costituzionale che preveda l’obbligo del bilancio in pareggio segnalerebbe ai mercati la ferma volontà di raggiungere e di mantenere la disciplina fiscale ben più di quanto è possibile fare con provvedimenti del governo pro tempore. Non mancano, però, controindicazioni. A cominciare dal fatto la tenuta di una regola riferita alla spesa totale prefigura un incubo procedurale.

PAREGGIO DI BILANCIO: È MEGLIO FARLO SUL CAMPO

C’è solo un modo con cui il nostro Governo può acquistare credibilità rispetto a chi ritiene alto il rischio di un ripudio del nostro debito pubblico: mostrandosi capace di contenere le spese e di raggiungere un bilancio in pareggio fin dal 2012. Non è introducendo nella Costituzione l’obbligo del bilancio in pareggio che si esce dalla crisi.

SE NEMMENO IL GOVERNO CI CREDE

Per cambiare le aspettative dei mercati servono due cose: mettere i conti in sicurezza e fare ripartire la crescita. Sul secondo punto il Governo sconta l’aver negato il problema fino a pochi giorni fa. Manca una strategia organica e i provvedimenti annunciati ne sono una dimostrazione. Sbagliato anche puntare tutto sulla concertazione.   

UNA RICETTA PER L’EUROPA: IL QUANTITATIVE EASING

Per affrontare la crisi del debito sovrano in Europa, la Bce dovrebbe adottare un programma di “Quantitative easing”, simile a quello compiuto in due fasi dalla Fed durante la crisi finanziaria, ma – diversamente da quello – incentrato solo sullÂ’acquisto dei titoli di stato. Il programma dovrebbe essere pre-annunciato, ampio, e non rivolto selettivamente a un solo paese dellÂ’Unione monetaria europea.

IL RISCHIO DELLA CRISI DI LIQUIDITÀ

Il mercato monetario dell’area euro mostra oggi i sintomi di una crisi di liquidità, come quella che ebbe inizio nell’agosto 2007. Questa volta però le banche italiane sono molto più esposte alla bufera, perché i titoli pubblici italiani hanno preso il posto dei famosi asset tossici che causarono la crisi di allora. Se questi primi sintomi dovessero aggravarsi, la stabilità del nostro sistema bancario poggerebbe sullÂ’assistenza della Bce.

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