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Mai dire dimissioni

Al Mondiale sudafricano, nessuno ha ancora vinto, ma molti hanno già perso. Italia e Inghilterra hanno fallito sul campo. La Fifa nel suo arroccamento contro l’introduzione di qualsiasi tecnologia che possa coadiuvare gli arbitri nelle decisioni su situazioni dubbie. E i risultati si sono visti domenica. Eppure, nessuno dei responsabili dei fallimenti si è dimesso. Non lo hanno fatto i vertici della Figc italiana, né Capello che ha sottoscritto un contratto milionario per allenare gli inglesi. Né tanto meno il capo della Federazione internazionale Blatter.

Più immigrati più crimine? Dipende dalla politica

I risultati di una indagine sul Regno Unito mostrano che la presenza di immigrati non necessariamente si trasforma in un aumento dei tassi di criminalità. Anzi. Se agli stranieri viene lasciata la libertà di entrare e uscire dal paese ospitante, lavorare in regola e scegliere i mercati del lavoro locali in cui inserirsi, non si registrano effetti negativi dal punto di vista della criminalità. Quando la politica migratoria preclude loro queste possibilità, possono finire per scegliere attività criminose per far fronte alle necessità di sostentamento.

La risposta ai commenti di Luigi Mariucci con commento di Pietro Ichino

Ai diversi commenti al mio intervento rispondo così. Il caso di Pomigliano può essere valutato da diversi punti di vista. Ovviamente io l’’ho commentato in base alle mie competenze. In questa ottica ho distinto tra clausole di quell’’accordo, pure molto costrittive, come quelle riferite all’’orario di lavoro, ma in sé legittime, perché nella disponibilità dei contraenti, e clausole a mio avviso illegittime, perché relative a materie non negoziabili, quali, in particolare, quelle riferite ai trattamenti di malattia e alla pretesa di rendere vincolante verso i singoli la clausola di tregua.

G20: o la botte piena o la moglie ubriaca

I Grandi ci raccontano che al G20 di Toronto hanno messo le basi per il ritorno ad una crescita economica più rapida e meno rischiosa. Non è così. Bisognerà scegliere: se vogliamo un ritorno più rapido alla crescita, dobbiamo accettare la finanza non regolata e quindi convivere con il rischio di nuove crisi. Se non ci piacciono le crisi, dobbiamo regolare o tassare la finanza e accettare la minore crescita media che l’aumentato costo del credito comporterà.

Catricalà, Fini e il futuro dell’Italia

L’Antitrust è la più importante e delicata fra le autorità indipendenti. Per questo la nomina del presidente spetta per legge ai presidenti di Camera e Senato. Sorprende quindi che Antonio Catricalà abbia accettato di abbandonarne la presidenza per trasferirsi alla Consob. Anche perché difficilmente potrà lì adottare il metodo che ha introdotto all’Antitrust. Resta poi il nodo di chi andrà al vertice dell’Autorità garante del mercato e della concorrenza. Gianfranco Fini si è detto convinto della necessità di più concorrenza in Italia. Speriamo che non si smentisca.

Un ministro comprensivo

La manovra prevede per i farmaci non più coperti da brevetto la rimborsabilità solo dei quattro prodotti offerti al minor prezzo sulla base di gare organizzate dalle Asl. Le proteste di Farmindustria sono state subito raccolte dal ministro della Salute. Eppure agendo su questo segmento del mercato non si erodono le rendite necessarie a pagare i costi della ricerca. Gli ostacoli alla concorrenza e alle liberalizzazioni non sembrano arrivare dunque dai vincoli imposti dalla Costituzione, ma dall’intreccio tra interessi corporativi e disponibilità della politica ad ascoltarli.

I numeri del lavoro

Ieri l’’Istat ha fornito i dati su occupati e disoccupati nel primo trimestre del 2010. La notizia non ha avuto grande risalto sui media nazionali. I principali siti di informazione, i quotidiani e i telegiornali hanno preferito a questa notizia le stime di Confindustria sull’’andamento del Pil nel 2011 (sì, nel 2011, e non nell’’anno in corso). Peccato: ancora una volta si è dato maggior rilievo a previsioni piuttosto che ai dati di consuntivo certificati dall’’istituto ufficiale di statistica.

Quando i politici danno una mano alla speculazione

E’ probabile che con le loro pubbliche dimostrazioni di confusione e le loro dichiarazioni volte a rassicurare l’opinione pubblica nazionale, i governi europei abbiano contribuito significativamente alle turbolenze che hanno investito l’eurozona. D’altra parte, sono stati costretti a trovare un accordo e ad approvare misure senza precedenti per salvare l’euro. Se continueranno a mostrare unità di intenti e la seria intenzione di risolvere i fondamentali squilibri nell’area, c’è speranza che i mercati finanziari allentino la morsa.

Per il G20 è l’ora delle scelte

L’idea che si possano introdurre in tutto il mondo regole identiche in un settore così delicato come la finanza, rimane per il momento un’utopia. Ma è presto per parlare di fallimento. Il G20 di Toronto dovrebbe rivedere gli obiettivi sulla base di un maggior pragmatismo. Preoccupandosi in primo luogo di una migliore gestione dei rischi di contagio tra paesi, pur salvaguardando l’allocazione efficiente del capitale globale. Un maggior coordinamento internazionale serve soprattutto per le banche di investimento.

Italia fuori. E Calderoli nel pallone

Nell’ansia di semplificare, il ministro per la Semplificazione Calderoli ha trovato, immediatamente dopo l’eliminazione dell’Italia ai Mondiali di calcio, la diagnosi e la terapia dei problemi delle nostre squadre: troppi stranieri sui campi italiani e pochi giocatori allevati nei vivai nazionali. In realtà l’esperienza italiana e di altri paesi lo smentisce. I veri problemi del calcio italiano, seri e strutturali, sono gli stadi inadeguati e l’eccessiva dipendenza dei ricavi dalla televisione, aggravati da una mancanza di leadership a livello di Lega e Federazione.

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