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TANGENTOPOLI NON È MAI FINITA

Nonostante le richieste sopranazionali di sanzioni proporzionate, adeguate e dissuasive nei confronti della corruzione, l’Italia non sembra aver intrapreso finora un’azione di contrasto efficace. Rispetto a un fenomeno apparso come dilagante già ai tempi di Tangentopoli, pur in carenza di rilevazioni sistematiche, la risposta sanzionatoria è stata incerta e improntata ad assoluta mitezza.

RISERVE DA PROTEGGERE

La Cina è preoccupata per il futuro del dollaro perché le sue riserve sono denominate in quella valuta. E dunque propone di adottare una nuova moneta di riserva internazionale. D’altra parte, gli Stati Uniti devono risolvere il problema di un debito troppo elevato e potrebbero essere tentati di farlo attraverso l’inflazione. Una soluzione che penalizzerebbe le riserve valutarie dei mercati emergenti e creerebbe problemi all’economia mondiale. Meglio allora che l’amministrazione Usa offra ai suoi creditori uno scambio virtuoso.

QUI CI VUOLE LA CURA DEL FONDO MONETARIO

Dall’Europa arriva alla Grecia molta solidarietà, ma nessun aiuto concreto. Soprattutto, la dichiarazione congiunta dei leader europei non definisce le basi giuridiche di un intervento contrario allo spirito e al contenuto dei Trattati, non ne indica l’ammontare, né chiarisce come si intende costringere il governo greco a rispettare i suoi obblighi. Intanto, però, si è messo in moto un meccanismo molto pericoloso. Per fermarlo, la Grecia dovrebbe rivolgersi al Fondo monetario internazionale, il cui scopo è proprio quello di disinnescare le crisi speculative.

IL RISCHIO DEL DOMINO DALLA GRECIA ALL’ITALIA

E’ fondato il timore che il caso Grecia contagi anche gli altri paesi europei ad alto debito e bassa competitività? Oggi i mercati attribuiscono ai Gipsi diversi valori e diversi profili temporali di rischio d ‘ insolvenza. In Grecia e Portogallo i rischi appaiono concentrati nel breve termine, in Italia e Spagna nel medio periodo. Forse perché considerano questi ultimi due paesi nella “seconda linea” d’attacco. E allora, nell’interesse nazionale, il nostro governo dovrebbe muoversi immediatamente in Europa per scongiurare un esito catastrofico della crisi greca.

MA IL TELEVOTO NON È LA DEMOCRAZIA DEL NUOVO MILLENNIO

Finito Sanremo, restano le polemiche sul televoto, indicato come procedura democratica di espressione della volontà popolare. Ma è corretto nutrire più di un dubbio in proposito. Per almeno tre ragioni. Non è rappresentativo, con questo sistema i soldi votano due volte, funziona bene dal punto di vista dello spettacolo, ma manca di trasparenza. Anche nelle elezioni politiche i contributi in denaro finanziano le campagne elettorali, però il voto dei cittadini resta libero, unico e non direttamente costoso in termini monetari.

UNA TASSA CONTRO LA SOCIETÀ INGESSATA

Una delle poche riforme fiscali varate in Italia nell’ultimo decennio ha riguardato le imposte sulle successioni che sono state, in maniera bipartisan, sono state prima diminuite nel 1999-2000 e successivamente abolite nel 2001 dal governo Berlusconi. I dati della Banca d’Italia consentono di valutare l’impatto della riforma sulla propensione a lasciare immobili in eredità. La nuova norma ha aumentato significativamente i trasferimenti intergenerazionali consegnando un paese ancora più immobile e diseguale. Certamente non una buona notizia.

SE IL CANE DA GUARDIA DORME

Una serie di interventi pubblicati su lavoce.info e ripresi dai giornali hanno innescato negli ultimi giorni una polemica feroce sul valore effettivo dei rientri di capitale legati all’operazione scudo fiscale. Coinvolgendo anche organismi tecnici. Non stupisce che il governo abbia cercato di presentare un provvedimento discutibile e contestato come un grande successo. Preoccupa invece che la stampa indipendente abbia pubblicato con grande risalto e senza alcun controllo i comunicati del ministero. Abdicando così al suo ruolo.

MARIA CECILIA GUERRA RISPONDE AD ATTILIO BEFERA, DIRETTORE AGENZIA DELLE ENTRATE

"I giochi statistici possono essere diversi, ma è la somma che fa il totale. Lo scudo fiscale 2009 si è concluso con uno straordinario successo: 93 miliardi di euro rimpatriati in Italia ad ogni effetto e 2 miliardi regolarizzati". Lo dichiara il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, in una nota in riferimento ai dati sullo scudo fiscale in cui aggiunge che "Bankitalia fotografa al 15 dicembre 2009 l’ammontare di 35 miliardi, in quanto considera i soli flussi finanziari provenienti dall’estero (tipicamente bonifici bancari). In realtà il rimpatrio è stato fatto anche da titoli e altre consistenze patrimoniali. In particolare 85 miliardi di euro sono stati composti da capitali rilevanti, 10 miliardi da somme varie e minori (beni preziosi, eccetera) – Ansa

E’ curioso che il direttore dell’Agenzia delle Entrate si consideri chiamato in ballo dai nuovi dati forniti dalla Banca d’Italia, e dai commenti che ne sono seguiti. Nessun commentatore, e tanto meno Banca d’Italia, ha messo in dubbio l’autenticità dei dati forniti a suo tempo dall’Agenzia: 95 miliardi scudati di cui 93 rimpatri e 2 regolarizzazioni. Né l’Agenzia avrebbe potuto fornire dati più dettagliati: l’unica fonte d’informazione di cui dispone è infatti data dal versamento dell’imposta sostitutiva che avviene secondo due soli “codici tributo”, l’uno relativo ai rimpatri (complessivamente intesi), l’altro alle regolarizzazioni.
I dati della Banca d’Italia permettono un’informazione statistica più accurata (non giochi statistici!). La Banca d’Italia deve infatti raccogliere dati che permettano di distinguere, fra i rimpatri, quelli solo giuridici da quelli veri e propri, perché ha il compito istituzionale di compilare le statistiche relative alla bilancia dei pagamenti. Solo i rimpatri veri e propri danno luogo a flussi di capitali verso l’Italia da registrare nella bilancia dei pagamenti. I rimpatri giuridici riguardano infatti attività che restano all’estero, ma di cui assume la custodia, amministrazione o gestione un intermediario residente in Italia.
Non c’è quindi né incoerenza fra le due informazioni né imbroglio statistico. C’è stato invece un imbroglio mediatico: cercare di farci credere, a fine dicembre, che i 93 miliardi di rimpatri si riferivano a capitali materialmente riportati in Italia, magari per finanziare le nostre imprese in crisi. Ora sappiamo che non è così: i rientri veri e propri sono stati 35 miliardi, si tratta quasi esclusivamente (97%) di attività liquide che, in regime di liberalizzazione valutaria, potranno, quando vorranno, tornare liberamente e legalmente all’estero.

Maria Cecilia Guerra

DALLE PERSONE ALLE COSE (CHE INQUINANO)

Le imposte ambientali sono un terreno ideale se si tratta di spostare una parte non marginale del gettito dalla tassazione sul lavoro ad altre forme di prelievo. Tanto più che molte di queste imposte si prestano a essere prelevate in sede locale, adatte dunque a un fisco più federale. L’impatto potenzialmente regressivo potrebbe essere compensato costruendole in maniera tale da sfruttarne il potenziale incentivante. Una seria riforma fiscale verde potrebbe partire da un aumento delle aliquote dell’ecotassa, il tributo per il conferimento di rifiuti in discarica.

IL PONTE TRA GARANZIE PRIVATE E PUBBLICI RISCHI

La Corte dei conti ha approvato con riserva il piano economico-finanziario del ponte sullo Stretto di Messina. L’elemento di maggior debolezza del progetto è costituito dalle previsioni del traffico, ma la lettura della documentazione fa emergere altri interrogativi. Da un accordo che restituisce al general contractor l’intero ribasso offerto, raddoppiandolo, e trasferisce sulla controparte pubblica l’onere del rischio alla scorciatoia di utilizzare situazioni definite eccezionali per bloccare in maniera rigida maggiorazioni e prefinanziamenti.

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