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E SULLA SANITÀ LE REGIONI BATTONO IL GOVERNO

Dopo forti tensioni, regioni e governo trovano l’accordo sulle risorse da destinare al Servizio sanitario nazionale: 106,2 miliardi, più 400 milioni per la non autosufficienza e 30 milioni per le politiche sociali. Si avvicina così la stesura definitiva del Piano per la salute dei prossimi tre anni. Tanto più che le regioni ne hanno già fissato gli obiettivi strategici, mostrando un’attenzione verso la sanità che si fatica a vedere nelle proposte del governo. Ma l’esecutivo ha ceduto anche sul commissariamento delle amministrazioni tenute al piano di rientro.

RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ: LA SELEZIONE DEL DOCENTE

La proposta di legge per la riforma dell’università prevede un’ampia delega al Governo che dovrà poi emanare molti regolamenti attuativi. Delle sue tre parti – governance degli atenei, qualità del sistema universitario, progressioni delle carriere dei docenti – cominciamo a esaminare la terza. Il suo un impianto dirigistico la espone a un forte rischio di manipolazione. La carriera accademica non appare particolarmente allettante per i giovani. E le nuove norme entreranno in vigore solo alla fine della legislatura. Troppo tempo per una riforma tanto urgente.

LA CONSOB E LE RELAZIONI PERICOLOSE

Operazioni con parti correlate, conflitti di interesse, strutture proprietarie chiuse e club ristretti di amministratori sono vizi endemici della borsa italiana. Chi ne soffre sono i piccoli azionisti e, con loro, l’economia nazionale, perché si alza il costo del capitale, che sconta gli abusi compiuti dai soci forti. E’ ancora in bozza un regolamento Consob che adatta e applica principi e procedure tratti dal diritto americano. E’ così in grado di rivoluzionare il trattamento delle operazioni che più si prestano a espropriare i soci di minoranza.

DUE GRADI D’ILLUSIONE

A L’Aquila i leader delle maggiori economie mondiali si sono impegnati a mantenere al di sotto dei due gradi l’aumento della temperatura terrestre causato dall’effetto serra. Non è però un obiettivo raggiungibile con certezza. Anzi, ha una buona probabilità di essere ottenuto solo attraverso uno sforzo di riduzione delle emissioni immediato, di notevole entità, globale e inevitabilmente costoso. Difficile dunque da realizzare. Si dovrebbe invece ripensare la politica climatica, dando molto più peso all’integrazione tra misure di mitigazione e di adattamento.

UN TRENO CHIAMATO DESIDERIO

Riuscirà la neonata compagnia ferroviaria che riunisce Trenitalia e Ferrovie Nord Milano, a superare la scarsa qualità di servizi su rotaia della Lombardia? In realtà manca un piano industriale e un’articolazione del modello di gestione dei servizi capace di captare le esigenze di trasporto della clientela. Poco chiari anche i modelli di organizzazione contrattuale delle due aziende madri. Meglio sarebbe stata ma una vera programmazione dei servizi da parte della Regione, che ha tutte le competenze per ottenere un’offerta migliore e a costi più bassi.

FUORI DAL PANTANO DELL’IRAP

L’Irap è un’imposta sostanzialmente corretta sotto il profilo economico, ma profondamente odiata dai contribuenti. Va dunque migliorata. E forse in parte sostituita. Se possibile all’interno di una più vasta riforma del sistema tributario italiano. Ma certo senza abbandonarsi a improvvisazioni e studiando seriamente gli effetti dei diversi possibili provvedimenti. Se l’obiettivo è invece sostenere l’economia, sono possibili altri interventi congiunturali di maggiore efficacia.

FEDERCALCIO IN FUORIGIOCO

Fabio Capello, allenatore della Nazionale inglese di calcio, ospite ieri dell’associazione della stampa sportiva italiana, ha fatto la sua diagnosi dei mali che affliggono il calcio italiano. Due sono i punti principali toccati da Capello. Il primo riguarda gli stadi. In Italia appartengono ai Comuni che li affittano alle squadre. In Inghilterra o in Spagna, invece, appartengono alle società, che non solo gestiscono la sicurezza con i loro steward, ma hanno anche l’incentivo ad adattarli alle esigenze dei tifosi, con ristoranti, bar, visite guidate. Il secondo riguarda il potere eccessivo degli ultras. Essi hanno, secondo Capello, la libertà di intimidire i giocatori con striscioni, cori razzisti. Possono sfasciare treni e restare impuniti.Sconcertanti le reazioni dei dirigenti sportivi italiani alle dichiarazioni di Capello. Il Presidente del Coni, Petrucci: "Troppo facile parlare dall’alto. Dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano. Non mi piace chi va all’estero e dà giudizi sull’Italia". Pescante, Vicepresidente del Cio "Capello dia un’occhiata agli hooligans inglesi". Abete, Presidente della Federcalcio: "Non corrisponde alla realtà" quanto dichiarato da Capello. 
Non si capisce perché chi sia all’estero non possa dare giudizi sull’Italia. Specie se è italiano e conosce bene la realtà italiana. Se Capello predicasse la riduzione degli ingaggi degli allenatori sarebbe forse poco credibile, ma perché non dovrebbe esserlo se parla di sicurezza? Gli hooligans inglesi erano una tremenda piaga del calcio negli anni ’80. Nessuno ha scordato la strage dell’Heysel, ma oggi sono stati quasi completamente debellati, grazie a leggi severissime e alla loro stretta applicazione. E in ogni caso, anche se gli hooligans fossero ancora un problema, non si capisce perché questo toglierebbe valore alle parole di Capello. Non si capisce neanche cosa non corrisponda alla realtà. E’ vero o no che le squadre italiane non possiedono lo stadio e che solo la Juventus ha un piano serio per averne uno in pochi anni? E vero o no che in conseguenza di ciò la struttura dei ricavi del club italiani è sbilanciata, rispetto a quelli inglesi, sul lato dei diritti televisivi? E’ vero o no che ogni domenica lo Stato italiano sussidia i club garantendo la sicurezza delle partite con le forze dell’ordine? E’ vero o no che gli ultras hanno spesso accampato richieste assurde e vessatorie alle società chiedendo biglietti gratis da vendere sul mercato nero o la gestione di alcuni rami del merchandising? E’ vero o no che gli ultras spesso hanno treni speciali per le trasferte (sui quali molti non pagano il biglietto) e che tali treni vengono a volte distrutti? Ma soprattutto: che futuro ha il calcio italiano se i massimi dirigenti sportivi, posti di fronte ad una diagnosi più o meno plausibile dei problemi del calcio italiano, preferiscono prendersela con chi denuncia tali problemi invece che fare proposte per la loro risoluzione? 

VOODOO ECONOMICS E TREMONTI

Tremonti fa bene a puntare i piedi quando ricorda che l’Europa ci chiede di avere conti pubblici in ordine. L’oggetto del contendere all’interno del governo è l’abolizione dell’Irap e, più in generale, la riduzione della pressione fiscale. Per compensare la perdita di introiti Irap, si parla di possibili riduzioni di spesa, ma di tagli ai cosiddetti consumi intermedi sono lastricate le strade di molte Finanziarie. E l’llusione più pericolosa è quella secondo cui i tagli fiscali non avrebbero conseguenze sul debito o addirittura potrebbero migliorare i conti pubblici.

CREDITO ALLE IMPRESE: PERCHÉ IL PIATTO PIANGE

Il credito al settore produttivo è una risorsa assai scarsa in tutti i paesi, ma in Italia rischia di creare problemi ancora più gravi perché un tessuto di imprese medie e piccole non ha vere alternative ai canali tradizionali. Ma il credito alle imprese non tornerà ad affluire fino a quando le nuove regole non riusciranno a colmare l’attuale abisso di convenienza fra l’attività finanziaria sui titoli e la concessione di credito. Più si aspetta a vararle, più il problema diventa difficile da risolvere perché aumenta la forza contrattuale delle banche rispetto alla politica.

PUBBLICITÀ. BASTONE E CAROTA IN MANO AI POLITICI

I giornali vivono se hanno lettori e inserzionisti pubblicitari. Questi ultimi possono perciò usare il bastone e la carota con i media: minacciano riduzioni degli investimenti in caso di notizie sgradite e promettono aumenti quando sono positive. Anche governi e istituzioni locali acquistano spazi pubblicitari. Una ricerca mostra che più l’investimento è alto, più il quotidiano che lo ottiene tende a nascondere gli scandali che coinvolgono il governo. Così facendo, però, perde lettori. E di conseguenza anche l’interesse degli inserzionisti per quella testata potrebbe ridursi.

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