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SE SPIFFERI IL REFEREE

Il finanziamento della ricerca sulla base del merito scientifico necessita di valutazioni anonime. Poiché il valutatore spesso conosce le persone che sta valutando e ci interagisce per lavoro, solo lÂ’anonimato ne garantisce la necessaria franchezza. È così in tutto il mondo. Il professor Claudio Fiocchi denuncia che mentre valutava alcuni progetti medici per ottenere fondi del MIUR (Ministero dell’istruzione, università e ricerca), il suo nome è giunto velocemente a conoscenza dei valutati, i quali non si sono fatti scrupoli a fargli pressione per coartagli un buon giudizio. Come riportato ieri da Repubblica, il professor Fiocchi informa il MIUR e rinuncia allÂ’incarico. Il fatto è grave. Il danno è duplice. Getta unÂ’ombra sullo sforzo fatto dal Ministero per fare passare un messaggio tanto ovvio quanto rivoluzionario per lÂ’accademia italiana: premiare il merito. Dà ragione a quanti, incapaci di ottenere finanziamenti avanzando un decente progetto di ricerca, hanno cercato di screditare un meccanismo che ambiva ad allocare i fondi di ricerca solo in base alla qualità della proposta, lasciando ad intendere con ironico, sospettoso scetticismo che tanto, alla fine i soldi vanno sempre agli amici degli amici. EÂ’ grave che il nome del valutatore sia trapelato e giunto alle orecchie dei valutati; è grave e disdicevole che questi abbiano esercitato rozze pressioni sul valutatore. Ma lÂ’aspetto più grave della vicenda è che il MIUR abbia ignorato la denuncia di questi avvenimenti fatta dal Professor Fiocchi. Ci si sarebbe aspettata tuttÂ’altra reazione: un ringraziamento per la segnalazione, una pronta rassicurazione sulle azioni che ne sarebbero seguite… Perché questo non è stato fatto?
Il Ministro Gelmini ha con doveroso e benvenuto tempismo annunciato che su questo fatto il Ministero predisporrà un’inchiesta. Chiediamo al Ministro che l’indagine sia rapida e rivelatrice dei meccanismi che hanno dato luogo all’episodio. Ma soprattutto che risponda alla domanda avanzata sopra: perché il MIUR non ha dato seguito alla denuncia del Prof. Fiocchi? Solo un chiarimento di questo punto e l’individuazione di eventuali responsabilità potrà restituire credibilità al MIUR e convincere i ricercatori seri, oggi palesemente dubbiosi se farlo, a continuare ad offrirsi come valutatori negli anni a venire. Nell’attesa che questo avvenga noi oggi comunicheremo al Ministero la nostra temporanea indisponibilità a fare i valutatori dei progetti, pronti a renderci nuovamente disponibili appena il caso sarà chiarito.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Che le società di public service degli enti locali siano state utilizzate per scopi non sempre coerenti con gli intenti normativi non è un mistero. I principali difetti sono almeno due: l’elusione dei vincoli alla gestione del personale ed alle connesse spese, nonchè un’incidenza impropria nel mercato.
Le recenti riforme, tuttavia, è evidente non colgano nel segno. Come troppo spesso accade, il legislatore interviene in termini generali, caricando di divieti o vincoli l’azione di tutti, invece di attivare strumenti per colpire e sanzionare comportamenti non corretti. Sarebbe stato certamente più meritocratico individuare selettivamente quali enti locali e quali società hanno eluso norme e distorto il mercato, invece di lasciare in piedi gli apparati, ma prevedendo regole e appesantimenti. Col pericolo, per altro, che chi ha eluso prima, lo farà anche dopo.
Il tanto vituperato concorso viene considerato uno strumento meritocratico. E’ un bene che sia così. Ma, attenzione: la norma estende alle società la forma e le formalità. La sostanza del concorso, già difficile da garantire negli enti, potrebbe perdersi tra le molte altre fughe in avanti che appunto caratterizzano le società.
Per i cittadini e le finanze pubbliche è fondamentale contare sulla possibilità di ottenere dalle public utilities servizi efficienti a costi di mercato, o altrimenti rivalersi anche contro gli enti locali che le controllano. In  mancanza di strumenti finalizzati a misurare efficienza dei servizi, regole che estendono adempimenti burocratici sembrano fini a se stesse.
Quanto osserva il Battini è in larga parte condivisibile e, in realtà, è in linea con quanto affermato nell’articolo. Si è voluto, infatti, sottolineare l’antinomia tra il tentativo di dare efficienza all’azione amministrativa puntando su sistemi di gestione e valutazione assimilabili a quelli conosciuti nel privato, e la contestuale burocratizzazione di quei soggetti privati, a capitale pubblico, che invece quegli schemi avrebbero dovuto già utilizzare al meglio.
La circostanza, lo si ribadisce, che dal processo di "pubblicizzazione" del lavoro nelle public utilities restino fuori le società quotate rivela come lo stesso legislatore percepisca tale pubblicizzazione un appesantimento, dal quale ha voluto salvaguardare i capitali investiti in borsa. Sicchè, le società più grandi e ricche potranno continuare ad agire in una sorta di zona che diviene franca (con possibili clientelismi ed altri effetti distorsivi di contorno).
Il legislatore, allora, dovrebbe con chiarezza scegliere quale sia la strada da seguire, perchè le commistioni e gli ibridi portano con loro il rischio di rassumere gli aspetti negativi dei modelli di base.
Ma, invece di cercare una convergenza virtuosa tra modelli gestionali o contratti collettivi, si creano continuamente ossimori: il pubblico privatizzato o il privato pubblicizzato.

IL DEBITO COSTA SEMPRE MENO: FINO A QUANDO?

A quanto ammonta il possibile risparmio per lo Stato derivante dal calo dei tassi d’interesse? La stima è di 11,8 miliardi: una cifra considerevole anche se da prendere con la dovuta cautela. In ogni caso, il Tesoro ha aumentato le emissioni di titoli pubblici e approfittato dei movimenti della curva dei tassi per diminuire il costo del debito. Si è esposto però alle conseguenze di una eventuale inversione della strategia di politica monetaria. E questo è il problema per il futuro: fino a quando dureranno liquidità abbondante e bassi tassi d’interesse?

LA FINANZIARIA LIGHT E IL MAXIEMENDAMENTO CHE VERRÀ

La Finanziaria è light e non certo perché siano di moda i prodotti dietetici in questa legislatura. Al contrario, la spesa pubblica continua a galoppare e spiega quasi interamente il peggioramento del fabbisogno (+ 33 miliardi nei primi otto mesi dell’anno nonostante i 12 risparmiati grazie alla riduzione del costo del debito. Il fatto è che la legge di bilancio consta di soli tre articoli, come l’incipit del Ministro dell’Economia. Chissà se batterà il record del 2008 (solo 9 minuti per vararla): magari ci vorranno questa volta solo 3 minuti per approvarla, un articolo al minuto. Del resto da mesi nessuno parla più di politica di bilancio nel nostro paese. Non sembra riguardare né il governo, né l’opposizione.
Non troviamo nel provvedimento alcuna traccia delle tante boutade estive, dal grande piano per il Mezzogiorno, annunciato subito dopo aver regalato alla Sicilia 4 miliardi a luglio, alle detassazioni con compartecipazioni agli utili o in sostegno alla contrattazione di secondo livello. Ben più grave l’assenza della promessa estensione del grado di copertura della social card. Il fatto è che i soldi dei petrolieri sono andati ai giornali di partito, quelli dei banchieri sono rimasti ai banchieri e i poveri sono rimasti… con la card in mano.
Ufficialmente la Finanziaria è light perché intanto tutto è stato già scritto nel piano triennale approvato nel 2008 (il numero tre ricorre in modo ossessivo in questi atti governativi!). Ma quel piano era stato concepito prima della grande crisi, quando c’era ancora in giro Robin Hood, la disoccupazione era di un quarto più bassa e il debito pubblico non era tornato sopra al 110 per cento. Quel piano triennale ormai è un oggetto di antiquariato.
La verità è che la Finanziaria è light perché non c’è ancora una politica economica per portarci fuori dalla recessione, nonostante l’Italia abbia sin qui fatto peggio di tutti.  Sostiene Brunetta che a novembre vedremo la vera Finanziaria. Se così sarà, saremo tornati al peggio delle peggiori legislature: il maxiemendamento che zavorra la Finanziaria light, un Parlamento che non ha il tempo per discutere la politica economica e le lobby che infilano nel testo di tutto nottetempo.

CONSIGLI PER IL RISPARMIO

Una proposta di legge del Presidente Obama mira a rendere più semplice il risparmio previdenziale degli americani. Prevede l’iscrizione automatica ai piani pensionistici anche nelle piccole imprese. E potranno andare ad aumentare i contributi previdenziali anche i compensi per ferie e permessi non goduti. Per trasformare in risparmio i rimborsi fiscali basterà un tratto di penna sulla dichiarazione dei redditi. Intanto, il Tesoro prepara una guida al risparmio. Insomma, il paese più consumista del mondo riscopre i vantaggi di mettere da parte almeno una parte di reddito.

SOCIETÀ PUBBLICHE: LA BUROCRAZIA INVADE LA GESTIONE

La recente manovra economica estende alle società partecipate dagli enti locali le regole sul contenimento delle spese di personale. Le società devono così sostenere un carico di rigidità operativa difficilmente compatibile con la loro missione. Scompare la contrattazione di secondo livello, con inevitabili ricadute sulle politiche di incentivo alla produttività. Ma il paradosso è che da un lato il legislatore vuole assoggettare a regole pubbliche soggetti di diritto privati mentre dall’altro cerca di imporre agli enti pubblici la privatizzazione del rapporto di lavoro.

UN QUANT DI RESPONSABILITÀ

Nel mondo della finanza si è da anni consolidato il ruolo dei cosiddetti quan, persone che hanno ottenuto un PhD in una materia scientifica e che prestano i loro servizi all’industria. Sono stati additati tra i responsabili della crisi per i disastrosi errori che hanno commesso. Soprattutto, però, c’è bisogno di una matematica nuova per una finanza nuova. E gli scienziati nel mondo finanziario sono chiamati a fare il loro mestiere, ottenendo così credibilità e, di conseguenza, la responsabilità dovuta nel processo di investimento.

PERCHÉ PROTESTA L’INSEGNANTE

Dietro le proteste degli insegnanti precari ci sono due problematiche diverse. Quella di coloro che sono già abilitati e iscritti nelle graduatorie a esaurimento. E quella di chi invece aspira all’abilitazione. Il progetto del ministero non dà risposte né agli uni né agli altri. Perché non dice niente sui nuovi sistemi di reclutamento. E perché sulla formazione dei futuri docenti si è scelta una via opposta a quella seguita nel resto d’Europa. Quanto alla programmazione del fabbisogno di insegnanti, lo contraddice l’ammissione al tirocinio di soprannumerari.

POSTI DI LAVORO PERDUTI: ABBIAMO TOCCATO IL FONDO?

Dobbiamo ancora una volta ringraziare gli immigrati. Il vistoso calo dell’occupazione italiana nel secondo trimestre del 2009, pari a 378 mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sarebbe stato davvero drammatico senza il contributo positivo derivante dalla popolazione straniera. Leggendo con attenzione il comunicato dell’Istat, scopriamo che sono andati distrutti su base annua 562.300 mila posti di lavoro occupati da cittadini nati in Italia: un’ enormità. Tuttavia, grazie all’incremento di 184 mila posti di lavoro occupati da lavoratori stranieri, è possibile sostenere che la caduta occupazionale, pari all’1,4 percento, è preoccupante ma non drammatica.
Il calo dell’occupazione del secondo trimestre del 2009 ha poi colpito innanzitutto i lavoratori precari. Non poteva essere altrimenti, anche perchè per interrompere un posto di lavoro a termine non è necessario passare attraverso il licenziamento, in quanto è sufficiente non rinnovare il contratto alla scadenza. I lavoratori dipendenti a termine, una categoria relativamente fortunata all’interno dell’universo dei precari, è diminuita su base annua di 222 mila unità. In rapporto al totale degli occupati, i dipendenti a termini scendono così dal 14 al 12,8 percento. In aggiunta, va ricordato il vistoso calo dei lavoratori autonomi (210 mila posti su base annua), una categoria molto eterogenea all’interno della quale troviamo diverse figure di lavoratori parasubordinati, e in particolare i lavoratori a progetto.
Il tasso di disoccupazione sale al 7,4 percento, rispetto al 6,8 dello scorso anno. L’unica speranza è che questi dati, riferiti al periodo marzo giugno 2009, riflettano il momento peggiore della grande recessione. I dati del terzo trimestre, che saranno però disponibili soltanto a dicembre, potrebbero forse essere lievemente migliori, anche se durante una recessione il recupero dell’occupazione avviene sempre dopo il recupero della produzione.
Infine, ci auguriamo che con la nuova Presidenza dell’Istat riusciremo ad avere una pubblicazione dei dati sulle forze lavoro a frequenza mensile, come avviene nella maggior parte delle economie avanzate.

QUANTO FA MALE IL MARKETING DELLA SALUTE

Check-up, screening e test diagnostici di massa su persone asintomatiche finiscono spesso col sovrastimare l’incidenza di morbilità inconsistenti. Mentre alcune condizioni sono elevate a dignità di malattia per poter far ricadere i costi dei trattamenti sui sistemi sanitari. Il successo di queste strategie è favorito dalla complessità, incertezza e asimmetria informativa generalizzata che caratterizzano il mercato della sanità. Ma non si può più ignorare la necessità di ri-orientare i comportamenti e le risorse dai consumi inutili ai trattamenti efficaci.

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