Lavoce.info

Categoria: Argomenti Pagina 804 di 1088

GLI STRETTI CONFINI DI FRONTEX

Nel 2004, per coordinare gli interventi operativi di controllo dei confini dell’Unione Europea, la Commissione europea costituisce un’Agenzia sovrannazionale denominata Frontex. Oggi di fronte al continuo fenomeno degli sbarchi clandestini, ed ancora di più, di fronte alle tragedie che avvengono nel Mediterraneo, ci si domanda quale sia il ruolo dell’Unione Europea e in particolare quali siano le evoluzioni del processo di armonizzazione del controllo delle frontiere posto in essere con la costituzione di Frontex.

CORPORATE GOVERNANCE IN BANCA: QUALI LEZIONI DALLA CRISI *

Il sistema di governo societario anglosassone, già considerato il modello di riferimento, si è rivelato fallimentare. Soprattutto applicato alle banche. È mancato il monitoraggio da parte dei creditori ed è stata irresistibile per soci e manager la tentazione di scommesse sempre più rischiose, mentre il mercato del controllo societario ha premiato i peggiori. Tre proposte per dare più potere e responsabilità agli azionisti.

LE RESPONSABILITÀ DEGLI ECONOMISTI

Questa crisi pone seri problemi per la professione di economista. Bisogna chiedersi in quale misura gli economisti si fossero resi conto che la finanza era su un percorso insostenibile, perché non hanno incluso le variabili finanziarie nei modelli macroeconomici, perché la grande maggioranza ha ignorato i segnali d’allarme lanciati da alcuni solitari accademici. E ancora: gli economisti quanto hanno influenzato le azioni e le omissioni dei politici e dei regolatori del mercato?

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie per gli interessanti (e talvolta energici!) commenti. Rispondo brevemente.

Alcuni lettori argomentano che le cose non vanno fantasticamente in Messico, e che quindi non si può prendere il Messico come esempio di buon governo. In particolare, l’alto indice di Gini del Messico è preso da alcuni lettori come indice di una mancanza di sensibilità sociale delle politiche messicane. A questo riguardo osservo che dal 1982, anno che segna l’inizio della tequila technocracy, l’indice di Gini è sceso dal 50 al 45 percento (si veda http://en.wikipedia.org/wiki/File:Gini_since_WWII.gif ), segno di una tendenza verso un maggiore egualitarismo, ancorché in partenza la distribuzione del reddito fosse molto diseguale. Più in generale, nel valutare la performance di governo si deve necessariamente tenere conto delle condizioni iniziali. E’ chiaro che il Messico ha un retaggio di povertà e vari altri problemi che non scompaiono in pochi anni. La corruzione diffusa, che alcuni lettori menzionano, esiste, certo, ma è un fatto in parte culturale che predata il 1982 e che non mi sembra possa attribuirsi in prima battuta alla governance economica post-1982.

Alcuni lettori obiettano all’associazione fra tecnocrazia e buon governo, e/o vedono la stessa tecnocrazia come una casta sui generis. Non voglio certo dire, in astratto e in generale, che essere un politico di professione è dequalificante per ministeri tecnico-economici. Ovviamente non tutti i tecnocrati sono o saranno esempi di virtù amministrativa, ne’ tutti i politici sono inetti. La questione, in concreto, è se il meccanismo di selezione che consente per esempio ad un Antonio Gava di divenire ministro delle Finanze (1987-88) è meglio o peggio, in media, di un meccanismo in cui viene privilegiata la conoscenza tecnica e, magari, una certa (relativa, magari) estraneità alla politica elettorale di lungo corso.

Colgo l’occasione per evidenziare un possibile problema del meccanismo di selezione tecnocratico quale è in Messico. Dando per buona che in Messico la presenza di un meccanismo di selezione sia in parte basato sulla capacità di ottenere un PhD in una università americana, e nonostante il fatto che per ottenere questo obiettivo una condizione necessaria è avere notevoli abilità “cognitive”, rimane il fatto che ci vogliono anche i soldi. Un ragazzo povero in Messico non può permettersi di andare al tipo di scuole, quasi tutte private, che sono il percorso necessario per essere ammessi a un PhD negli USA. Quindi, una tecnocrazia selezionata su questa base sarà anche, in media, una tecnocrazia di estrazione almeno benestante.

Alcuni lettori suggeriscono che la tecnocrazia non è la pietra filosofale e che altre doti quali il buon senso, il “senso dello stato”, ecc., sono almeno altrettanto importanti. Sono d’accordo sull’importanza di queste qualità, e auspico moltissimo anch’io la nascita di una “onestocrazia.”

Chiudo ringraziando per i commenti e con una osservazione. Il nostro dibattito su una Casta soffocante ed egoista ha un precedente storico nella Progressive Era negli Stati Uniti. Così come oggi in Italia, la popolazione americana degli anni 1890-1920 era stufa di essere comandata da caste politiche chiuse, corrotte ed inefficienti, particolarmente forti nelle grandi città, e sensibili per lo più alle esigenze della popolazione di ceto meno abbiente. In contrapposizione a queste caste si affermarono le idee del Progressive Reform Movement, un movimento di elites benestanti che riponevano fiducia nella capacità di risolvere problemi, sociali e di governo, della scienza e della expertise disinteressata . I presidenti Theodore Roosevelt e Woodrow Wilson, per esempio, furono parte del Reform Movement.(1) Voglio ricordare in particolare la cosiddetta “Wisconsin Idea”, l’idea che i docenti dell’Università del Wisconsin potessero contribuire attivamente al miglioramento delle condizioni sociali, ciò che fecero partecipando a numerosi incarichi amministrativi statali.(2) Insomma, non c’è nulla di nuovo sotto il sole.

(1) Si veda http://en.wikipedia.org/wiki/Progressive_Era
(2) Si veda http://www.wisconsinidea.wisc.edu/history.html

WELFARE SOCIO-SANITARIO: SE LO CONOSCI LO RIFORMI

Da vent’anni la riforma del welfare socio-sanitario italiano è costantemente al centro dell’attenzione. Ciò non significa, però, che si abbia una chiara rappresentazione del sistema. Se lo si analizza meglio, si scopre un quadro della spesa frammentato tra una molteplicità di attori, famiglie comprese, che gestiscono quote diverse di risorse. E’ arrivato il momento di decidere il livello di governo del settore, di offrire un’interfaccia unica agli utenti e di coordinare l’attività assistenziale direttamente acquistata dalle famiglie con quella pubblica.

IL PASSAPORTO DI EUROLANDIA*

I criteri per l’ingresso nell’area euro sono stati fissati negli anni Novanta, quando l’Unione Europea aveva dodici membri. Niente è cambiato in fatto di regole quando gli stati sono arrivati a ventisette. Ora è sopraggiunta la crisi e ripensare i parametri è diventato indispensabile. Si possono mantenere gli attuali quattro indicatori, rendendo però più sensati i requisiti numerici. Ad esempio, legandoli alla media dell’area e non ai tre paesi più virtuosi. Stabilità e credibilità della moneta unica non sarebbero in pericolo. Anzi, aumenterebbe la fiducia.

RONDE DALTONICHE

Dopo la legge che istituisce gli “osservatori volontari”, detti comunemente ronde, un decreto e diverse circolari precisano puntigliosamente caratteristiche e ambiti operativi dei volonterosi cittadini che dovrebbero vegliare sulla sicurezza e sulle situazioni di disagio sociale degli italiani. Le loro organizzazioni non possono essere emanazione di partiti, sindacati e tifoserie. Meno male! I loro membri non devono essere daltonici né avere ridotte capacità olfattive, uditive e di espressione visiva. E sembra persino che non siano autorizzati a usare il telefono a gettone. Nessuna stima dei costi dei controlli di questi requisiti. Forse perché nessuno si preoccuperà di verificare che vengano messi in pratica.

TEQUILA TECHNOCRACY

Negli ultimi venticinque anni in Messico è arrivata a importanti incarichi di governo una tecnocrazia formatasi nelle migliori facoltà di economia degli Stati Uniti. Ciò ha permesso di realizzare riforme strutturali fondamentali, tanto più meritorie in un paese con un retaggio di gravi problemi economici e sociali. In Italia, invece, una prospettiva simile non è neanche pensabile. Perché la classe politica premia più la fedeltà di partito che la competenza.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Grazie per gli interessanti commenti. Rispondo brevemente.

Alcuni lettori argomentano che il problema dell’alcol per i giovani è reale, non fittizio. Sono ben disposto ad accettare questo fatto. Mi sono limitato a osservare che la comune interpretazione della statistica citata dalla Moratti sembrava implausibile, e forse infatti lo era. Se al sindaco sembrava necessario citare una statistica, ne avrei preferito una più documentabile. Ha ragione il lettore che osserva che la relazione da me citata conteneva alcune statistiche a supporto della tesi che i giovani bevono in maniera diversa, e maggiore, che in passato. Però essa contiene anche altre statistiche di tendenza opposta. Per esempio, una delle tabelle in quella relazione dice che solo l’un per cento della fascia di età 11-15 anni beve fuori pasto.
Alcuni lettori sottolineano che sotto i vent’anni l’alcol procura danni cerebrali. Avevo sentito anch’io simili affermazioni, che per quel che ne so sono attendibili. Mi piacerebbe sapere quanto alcol ci vuole per produrre un danno quantificabile e significativo. In assenza di indicazioni precise, sono contento di avere passato una gioventù astemia! Poi, ho proseguito per eccesso di cautela.
Molti lettori sottolineano il ruolo che i genitori dovrebbero svolgere nell’educazione (in senso lato) dei figli, e che forse non svolgono più. Mi trovo d’accordo, e rispettosamente aggiungo il mio brontolio a quelli di centinaia di generazioni passate.O tempora, o mores!
Un lettore suggerisce di obbligare i proprietari dei locali a indennizzare i residenti del vicinato. Idea lodevole in teoria, ma poco pratica; sia per la difficoltà di stabilire un insieme di parti interessate, sia per la difficoltà di stabilire un indennizzo equo. Chi fosse esperto di Law and Economics riconoscerà nella proposta del lettore un sapore di Coase Theorem.

Grazie ancora per i commenti.

L’ITALIA ALLA FINE DEL TUNNEL. A MOTORE SPENTO

L’Italia intravvede appena l’uscita dalla recessione: in Europa la crisi si ferma ma qui non ancora. Vi siamo entrati male, provenendo da un quindicennio di crescita bassa, e l’abbiamo fronteggiata male: gli aiuti pubblici anti-crisi sono stati molto inferiori a quelli degli altri paesi europei. In ogni caso, la timidezza fiscale di oggi è soprattutto figlia dei dissesti finanziari del passato.

Pagina 804 di 1088

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén