PARTITO DEMOCRATICO
La proposta principale del Pd in tema di pensioni è successiva alla presentazione del programma e prevede:
– Bonus medio annuo di 400 euro annui per le pensioni sotto ai 25mila euro; dai 250 ai 100 euro per pensioni tra 25mila e 55mila euro. Si effettua attraverso lÂ’applicazione di maggiori detrazioni fiscali.
Non ci sono provvedimenti per coloro che hanno pensioni inferiori agli 8.675 euro (età maggiore 64 anni) perché il governo Prodi ha già previsto una somma aggiuntiva tra 336 e 504 euro dal 2007, denominata quattordicesima.
– Estensione della quattordicesima alla fascia dagli 8.675 ai 25mila euro.
– Indice del costo della vita calcolato dallÂ’Istat per le famiglie di pensionati per monitorare lÂ’adeguamento al costo della vita delle pensioni. Adeguamenti sulla base di un indice “di sostenibilità ” dato dal rapporto tra monte salari dei lavoratori dipendenti e numero dei pensionati.
– Per lÂ’invecchiamento attivo: agevolazioni alle imprese che assumono gli over 50 a tempo indeterminato, incentivi ai lavoratori che prolungano lÂ’attività lavorativa oltre lÂ’età pensionabile, abolizione del divieto di cumulo tra pensione e retribuzione
Il costo è di 2,5 miliardi di euro l’anno; la copertura si dovrebbe avere attraverso la riduzione della spesa primaria e la valorizzazione del patrimonio.
POPOLO DELLA LIBERTÀ
Il programma si riassume nella dichiarazione di Silvio Berlusconi del 25 marzo 2008: “Interverremo sulle pensioni più basse e le adegueremo al carovita”.
UDC
– Recupero potere dÂ’acquisto delle pensioni dei dirigenti, dei quadri dellÂ’industria del commercio e trasporti eccetera e dei dirigenti pubblici.
– Abolizione del provvedimento che azzera la perequazione delle pensioni nel 2008 (dellÂ’ultima finanziaria), recuperando nel tempo lÂ’importo dovuto
– Abolizione completa divieto di cumulo tra salari e pensioni
– Possibilità di versare volontariamente la contribuzione ordinaria per dirigenti che a causa di ristrutturazioni aziendali restano senza lavoro
La copertura si ha con il recupero di risorse attraverso risparmi dovuti, ad esempio, all’abolizione delle province.
SINISTRA ARCOBALENO
– Garantire una pensione netta non inferiore al 65 per cento dellÂ’ultima retribuzione e comunque non inferiore ai 600 euro mensili (dal 2008). Tale cifra andrà rivalutata annualmente sulla base dellÂ’inflazione reale.
– Incrementare attuali pensioni minime e basse fino a 800 euro netti.
– Rivalutare tutte le pensioni collegandole alla crescita della ricchezza del paese e calcolo dellÂ’inflazione di riferimento sulla base di un paniere di beni essenziali.
– Tenere conto dellÂ’anzianità e non solo dellÂ’età nei criteri di accesso alla pensione.
– Riconoscimento di pensione anticipata ai lavori usuranti.
– Versamento volontario del Tfr allÂ’Inps per tutti i lavoratori. Conferimento del Tfr ai fondi pensione reso reversibile.
COMMENTO
Il Pd, la Sinistra Arcobaleno e l’Udc hanno toccato un fenomeno importante: la progressiva erosione del potere d’acquisto delle pensioni che sono indicizzate al costo della vita, ma non alla crescita salariale. Problema, questo, particolarmente sentito per le pensioni più basse. Non ci sono chiare indicazioni sulla copertura della spesa addizionale.
In merito alle proposte, il Pd propone da una lato di dare dei bonus alle pensioni più basse e dall’altro di legare l’andamento delle pensioni, al rapporto tra monte salari e spesa pensionistica, correggendo per gli andamenti demografici.
Anche l’Udc si preoccupa degli adeguamenti al costo della vita, ma stranamente solo per alcuni gruppi di lavoratori, mentre la Sinistra Arcobaleno si spinge a riconsiderare la formula stessa del calcolo della pensioni proponendo l’inserimento di elementi “retributivi” nel sistema contributivo.
Ci sembra molto pericoloso reintrodurre elementi di spesa addizionali (come proposto dalla Sinistra Arcobaleno) che non sono necessariamente perequativi e che minano alla base lÂ’equilibrio sostenibile del sistema contributivo che lentamente sta andando a regime.
Occorrerebbe anzi fare menzione dell’adeguamento più diretto alla accresciuta longevità , come previsto dalla legge del 1995.