I casi Autostrade e Telecom ridanno voce ai critici delle privatizzazioni. In particolare, per la mancata liberalizzazione e regolazione delle utilities e per l’inefficienza della struttura proprietaria. Il processo di dismissione si realizzò infatti sotto i vincoli della crisi finanziaria e del timore di fallire l’ingresso nell’euro. E’ così mancata una profonda revisione delle istituzioni economiche che influenzano il mercato dei diritti proprietari. Ma non è lasciando un ruolo attivo allo Stato nel controllo delle imprese che si realizza una economia aperta.
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E se i rigori venissero battuti prima dei supplementari? Una proposta apparentemente strampalata trae fondamento dalla teoria dei giochi e presenta aspetti intriganti per migliorare ulteriormente lo spettacolo calcistico nei casi in cui, dopo 90 o 180 minuti, le sue squadre sono ancora in situazione di parità. Dal punto di vista dello spettatore, infatti, sono sempre molto emozionanti. Senza contare che i supplementari diventerebbero così ancora più avvincenti.
Nella sua indagine conoscitiva sul calcio professionistico, l’Agcm individua la necessità di riforme ampiamente condivisibili. Ma segna anche un netto cambiamento di rotta rispetto a sue precedenti indicazioni, senza spiegarne adeguatamente le ragioni. La vicenda del calcio pone allora interrogativi profondi, perché se mancano trasparenza nelle decisioni e tempestività di intervento vengono meno due delle principali ragion d’essere di una autorità indipendente.
Il sistema degli stadi è largamente superato nei modi di gestione e nella ripartizione dei relativi oneri tra club e amministrazioni pubbliche, proprietarie degli impianti. Il tavolo di concertazione previsto dal “decreto Amato” potrebbe essere l’occasione perché l’intervento pubblico abbandoni la logica assistenzialistico-clientelare e imbocchi la strada di una vera e propria politica industriale volta a consolidare un settore che ha raggiunto volumi di affari di grande rilievo nell’economia nazionale, ma presenta ancora evidenti fragilità di fondo.
L’indagine dell’Agcm suggerisce modifiche alle “regole del gioco” volte a mantenere condizioni di equilibrio sul campo tra le diverse squadre e a evitare il ripetersi di fenomeni degenerativi. Le proposte riguardano la negoziazione dei diritti televisivi, l’organizzazione della Lega e della Federazione, le regole di ingaggio e compravendita dei giocatori e l’attività dei procuratori. E’ però viziata sia nelle premesse che nelle conclusioni. E l’applicazione di alcuni suggerimenti potrebbe causare un risultato opposto a quello desiderato.
Tre stralci dellultimo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale; vengono trattati temi di particolare rilievo per gli sviluppi delleconomia mondiale nei prossimi mesi: dalle possibili variazioni nei tassi di cambio, anche in considerazione di una riduzione del deficit della bilancia commerciale statunitense, alle conseguenze della frenata delleconomia americana. Infine, gli effetti della globalizzazione della forza lavoro, unita a rapidi cambiamenti tecnologici, e le politiche necessarie per governare il fenomeno.
Si torna a parlare di Telecom Italia e di italianità delle imprese. La risposta alle preoccupazioni non è erigere barriere alla mobilità dei capitali, ma creare le condizioni per le quali le attività economicamente interessanti restino qui da noi. Significa tra l’altro investire in formazione e ricerca, affinché le aziende sappiano che è in Italia che si trovano i tecnici più bravi. In un mondo che corre e in un settore che cambia rapidamente, è sul miglioramento del paese che si misura la qualità del governo, non sulla sua capacità di “difendere” posizioni acquisite.
Un’indagine promossa dall’Ocse rivela che gli italiani hanno un grado di conoscenza approssimativo di variabili macroeconomiche fondamentali come inflazione, disoccupazione e Pil. Solo un terzo degli intervistati accetta di rispondere alle domande su questi temi e quelli che lo fanno tendono a sovrastimare tutti i dati statistici ufficiali. Quasi la metà del campione non è interessata ad avere più informazioni. Questi risultati confermano l’impressione comune che il dibattito politico si svolga senza punti di riferimento chiari e condivisi dalla società.
Una proposta per correggere le pensioni retributive, legandole a soglie qualificanti di età anagrafica e anzianità. Si accelera così la fase di transizione, lasciando però flessibilità nel pensionamento dopo i cinquantasette anni. Incentiva il prolungamento volontario delle carriere e si presta a essere estesa al settore pubblico. Ma l’accordo sulle soluzioni tecniche si troverebbe più facilmente se la riforma previdenziale fosse inserita nella prospettiva più ampia di un rinnovamento della rete di sicurezza sociale.
Offrire più informazioni sui costi e sulle caratteristiche del sistema pensionistico, in modo neutrale, aumenta significativamente la disponibilità ad accettare riforme. Lo dimostra un “esperimento controllato”. E allora invece di sedersi in riunioni semi-segrete con chi rappresenta i pensionati, il governo dovrebbe impegnarsi in una massiccia campagna per informare tutti i cittadini dei dettagli dell’ordinamento attuale, delle iniquità perpetrate a danno delle generazioni future, degli oneri sui contribuenti di oggi e di domani, e dei possibili rimedi. In seconda pagina le principali soluzioni proposte dai cittadini ed emerse dall’indagine condotta dalla CE&Co.