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Chi paga le telefonate

A pagare il conto dello scandalo-calcio sono solo i tifosi. Troppo complesso e incerto intentare cause di responsabilità patrimoniale contro i dirigenti colpevoli degli illeciti sportivi. Ma come evitare che la stessa situazione si ripeta in futuro? Basta inserire apposite clausole nei contratti di lavoro stipulati tra gli amministratori e i club: se la società è punita dalla giustizia sportiva per fatti commessi dai suoi dirigenti, questi versano una penale. Che varia a seconda della sanzione comminata.

Aspetti tecnici della proposta sui nullafacenti della P.A.

Su invito della Redazione, in seguito alla richiesta di diversi lettori, Pietro Ichino fornisce i dettagli tecnici della sua proposta di una iniziativa straordinaria contro il fenomeno dei nullafacenti nell’amministrazione pubblica. Interventi di Francesco Daveri, Andrea Ichino, Eugenio Nunziata e Carla Pellegatta.

L’irresistibile fascino del Cicr

Di certo non sarà abolito. Ma se davvero, in un primo tempo, il governo pensava di allargare la composizione del Comitato per il credito e il risparmio anche a Consob, Isvap e Autorità per la concorrenza e il mercato, la riforma inserita nel decreto che modifica la legge sul risparmio è molto più equilibrata. Rimane però sempre il rischio di inutili duplicazioni. E, soprattutto, di un legame troppo stretto tra organi politici e Autorità di vigilanza. Come hanno a suo tempo evidenziato anche Bce e Fmi.

La pecora nera è giovane dentro

Tra qualche anno andranno in pensione i baby-boomers. Mettendo a dura prova la sostenibilità dei sistemi pensionistici e sanitari. Un problema mondiale, ma per l’Italia le previsioni sono pessime. Eppure, nel nostro paese la partecipazione al lavoro potrebbe essere oggi così bassa per ragioni storiche contingenti. E infatti un modello econometrico che permette di tenere conto dei cambiamenti socio-culturali e normativi dà risultati più ottimistici. A patto, però, di intervenire comunque per disinnescare la bomba demografica.

Considerazioni (quasi) conclusive su lavoro precario e stabilità

L’ampio dibattito ospitato da lavoce.info sulle tre proposte di riforma della fase di accesso al lavoro stabile regolare ha evidenziato come su alcuni punti decisivi manchino i dati necessari per individuare la soluzione migliore sulla base di evidenze univoche. La scelta tra riformare la materia o conservare la disciplina vigente non può dunque fondarsi su certezze scientifiche, né in un senso né nell’altro. Tuttavia, è ragionevole ritenere che una riforma indirizzata nel senso indicato possa produrre effetti positivi sia sul piano dell’equità, sia sul piano dell’efficienza complessiva di un sistema produttivo che arranca. Il discorso in proposito, lungi dal chiudersi, proprio da qui deve ripartire.

Variante italiana per la ricetta Zapatero

Come importare il meglio dell’accordo concluso in Spagna tra governo e parti sociali sulla lotta alla precarietà? Si può fare attraverso una strategia di riforma in due mosse, che prima sfoltisca la selva di contratti atipici e individui due sole tipologie di lavoro temporaneo. E poi incentivi la conversione dei contratti temporanei in contratti a tempo indeterminato con costi di licenziamento ridotti. Ma che preveda anche quello che gli spagnoli hanno “dimenticato”: il monitoraggio degli strumenti adottati e l’estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori flessibili.

Elogio postumo dei co.co.co

Apparsi verso la metà degli anni Novanta, i co.co.co sono il prodotto di un progressivo adattamento alle normative esistenti e hanno risposto relativamente bene alle esigenze sia delle imprese che dei lavoratori. Hanno sopperito ai bisogni di flessibilità in entrata e in uscita del mercato del lavoro. Gli abusi della formula hanno interessato più la pubblica amministrazione che il settore privato. Non era necessario, quindi, farli scomparire. Anche perché le collaborazioni a progetto, previste dalla Legge Biagi, sono meno flessibili e più a rischio di contestazione.

Nuove banche e nuova governance alla prova

Intesa e San Paolo hanno scelto di sperimentare, per la nuova banca che nascerà dalla fusione, un nuovo sistema di governance. Con un consiglio di sorveglianza e uno di gestione. Si rischiano però cortocircuiti che si dovranno evitare utilizzando l’autonomia statutaria.

Vivere più a lungo, lavorare più a lungo?

Si riaccende, con l’avvicinarsi della finanziaria, il dibattito sull’innalzamento dell’età pensionabile. Vari studi mettono in evidenza come una risposta alle conseguenze dell’allungamento della durata di vita sulla spesa previdenziale debba passare soprattutto attraverso un aumento dell’occupazione dopo i 50 anni. Un recente rapporto OCSE, ripreso da molti studiosi, propone la formula: “live longer, work longer”. Ma “work longer” significa, soprattutto per l’Italia, anche un accesso meno tardivo al primo impiego.

Un Dpef balneare?

Doveva essere un Dpef di legislatura, ma rischia di passare alla storia come un Dpef balneare. I segnali di ripresa economica e l’imprevisto aumento degli introiti fiscali hanno convinto il Ministro dell’Economia e delle Finanze che l’aggiustamento di finanza pubblica richiesto dal Dpef approvato a luglio vada ridimensionato. E’ un errore, anche perché il nuovo patto di stabilità impone che l’aggiustamento sia piu’ marcato quando le cose vanno bene. Speriamo che almeno sulle intenzioni di intervenire su enti locali, sanità, pubblico impiego e previdenza il Dpef riesca a superare l’estate.

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