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Indipendenti sono le Autorità o i numeri?

La relazione Covip documenta come circa 900mila lavoratori abbiamo espressamente deciso di destinare almeno parte del Tfr ai fondi pensione nel semestre in cui erano chiamati a farlo. Con un tasso di adesione di circa il 21 per cento. Ma il dato deludente si è trasformato in un successo nella presentazione del presidente, quando sono apparsi nuovi numeri, volti artatamente a portare il tasso di adesione assai vicino alla soglia del 40 per cento. Che tutti ci auguriamo sia raggiunta quanto prima. Ma i potenziali aderenti devono poter contare su di un’Autorità di vigilanza efficiente e non subalterna né a chi deve essere vigilato, né al potere politico.

Chi paga la pensione degli australiani

Nel sistema pensionistico australiano la presenza privata è molto estesa. La pensione di anzianità è pagata dal governo federale indipendentemente dalla durata della vita lavorativa, ma solo se al di sotto di certi parametri massimi di reddito e di patrimonio. La “superannuation”, invece, è un conto individuale i cui contributi sono obbligatori per il datore di lavoro e volontari per il dipendente, e gestiti da fondi pensioni di vario tipo. Ha avuto una grande importanza nello sviluppo del mercato finanziario del paese, in particolare di quello azionario.

Previdenza complementare: un decollo senza i giovani

Sono deludenti i dati sull’adesione ai fondi pensione contrattuali dopo la scadenza della scelta sulla destinazione del Trattamento di fine rapporto. Di fatto ben pochi giovani, coloro che più avranno bisogno della previdenza complementare, hanno potuto aderirvi. Due correttivi, senza modifiche normative, possono però rimediare a questo paradosso: aprire i fondi contrattuali e incentivare le adesioni collettive ai fondi pensione aperti.

Previdenza integrativa: un successo. Ma le piccole imprese?

La campagna di adesioni alla previdenza complementare registra un eccellente risultato nel comparto delle imprese medio grandi, i cui lavoratori hanno dato prova di nutrire la massima fiducia nel sistema. Al contempo si registra una preoccupante arretratezza nelle piccole imprese nelle quali è peraltro impiegata la maggioranza dei lavoratori dipendenti italiani. Nei prossimi mesi i policy makers dovranno elaborare proposte che consentano alla previdenza privata di allargare la propria offerta, attraverso strumenti e soluzioni innovative che ne accrescano visibilità e affidabilità.

Il piano di SuperInps ha una clausola-paracadute

Un ruolo importante nella determinazione della copertura finanziaria dell’accordo sulle pensioni è attribuito a un “piano industriale volto a razionalizzare il sistema degli enti previdenziali e assicurativi”. In dieci anni dovrebbe garantire risparmi finanziari per 3,5 miliardi di euro. Che di per sé non sarebbero impossibili, ma solo difficili da realizzare, soprattutto per le probabili resistenze politiche e sindacali. Ma a far sorgere più di un dubbio sulla loro reale consistenza è la genericità del progetto. Non a caso è stata prevista una clausola di salvaguardia.

Non è l’ultima sigaretta, forse neanche la penultima

L’accordo sulle pensioni è stato firmato. Ma non è certo l’inizio di un nuovo patto intergenerazionale. E’ un tampone che serve a guadagnare tempo in attesa di nuovi correttivi. Tutti i problemi di fondo rimangono irrisolti. La “concertazione” non c’è stata. E continua l’opera di demolizione della riforma che ha introdotto il metodo contributivo. Bisogna assicurare vere coperture. Quelle sui parasubordinati non lo sono. Perché si scambia il vincolo di bilancio annuale dell’Inps con il vero vincolo di bilancio di un sistema previdenziale: quello che guarda al futuro.

Una definizione per il lavoro usurante

I benefici previdenziali da assegnare ai lavoratori che svolgono mansioni usuranti hanno avuto grande spazio nell’accordo tra governo e sindacati. All’elenco già contenuto nel decreto Salvi dovrebbero ora aggiungersi i lavoratori notturni, gli addetti alle linee a catena e i conducenti di mezzi pubblici pesanti. Ma il punto principale è trovare una definizione basata su criteri “oggettivi”, che tenga conto in maniera esplicita degli effetti sulla salute della mansione svolta, senza dover ricorrere a un criterio stringente come quello della effettiva invalidità.

Dossier: Pensioni tra scaloni e scalini

E’ stato raggiunto l’accordo sulla riforma delle pensioni. Analizzeremo in dettaglio il pacchetto. Purtroppo non sembra prevista alcuna revisione automatica dei coefficienti di trasformazione, l’unico strumento in grado di garantire al tempo stesso sostenibilità finanziaria ed equità tra le generazioni. Il sistema pensionistico resta governato dalla discrezionalità politica ciò che in passato ha prodotto debito, inefficienza e iniquità. Forniamo ai lettori il testo delle delibere del nucleo di valutazione della spesa previdenziale che stabilisce i criteri per la revisione automatica dei coefficienti. Non c’è bisogno di istituire una nuova commissione e rinviare ulteriormente il problema.

Gli italiani e le pensioni

Il “dibattito” in corso sulla riforma delle pensioni sembra preludere a esiti che accresceranno il disordine già imperante. I temi che si affastellano meriterebbero, ciascuno, un’accurata analisi per poi trovare collocazione in un disegno organico di riordino che tenga conto delle interazioni fra i singoli interventi. E quelli riguardanti la fase transitoria andrebbero coordinati con gli altri, di più lungo periodo, inerenti il perfezionamento del sistema contributivo. Invece, la scena è irrimediabilmente dominata dagli interessi immediati.

Aumento delle pensioni: perché darlo anche ai ricchi?

L’accordo sull’incremento delle pensioni basse non va soltanto a favore dei più poveri. Avendo scelto, come criterio per la determinazione del beneficio, il reddito individuale e non quello familiare, una parte del trasferimento totale finisce in famiglie dai redditi complessivi anche molto elevati. Circa il 25% dell’incremento complessivo delle pensioni andrà a favore di famiglie appartenenti alle fasce di reddito più alte.

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