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Professioni in cerca di un’ancora

La sostenibilità finanziaria è la vera scommessa per le casse professionali privatizzate. Le attuali buone performance di alcune categorie sono legate a un rapporto tra iscritti e pensionati ancora favorevole, ma che non sarà possibile mantenere nel futuro. In alcuni casi, poi, ai buoni andamenti demografici non corrisponde un saldo attivo di gestione. Né la soluzione è in una oculata amministrazione del patrimonio immobiliare e neanche nei fondi immobiliari. Sono palliativi che servono solo a rinviare le scelte verso l’equità attuariale.

Un silenzio carico di implicazioni

L’evidenza empirica dimostra che in fatto di risparmio previdenziale, gli agenti economici non ispirano le proprie scelte a razionalità e ottimizzazione. Tendono a considerare le opzioni in silenzio-assenso come quelle “consigliate”. Soffrono di limitazioni cognitive che li portano a preferire lo status quo. Ignorano gli elementi rilevanti, mentre prendono in considerazione quelli irrilevanti. L’articolazione della gamma di alternative proposte al lavoratore e, soprattutto, la scelta che prevale in caso di silenzio, sono quindi tutt’altro che neutrali.

Il silenzio dei colpevoli

C’è troppa disinformazione in giro su quanto costano e quanto rendono le pensioni pubbliche dopo le riforme di questi anni. Se si informassero davvero i lavoratori, soprattutto quelli più giovani, mandando lettere a tutti i contribuenti come in Svezia, per incoraggiare il trasferimento del Tfr ai fondi pensione da parte dei giovani non ci sarebbe bisogno di agevolazioni fiscali che peseranno molto sui bilanci futuri, di compensazioni generose per le imprese e neanche del silenzio-assenso.

Il disegno di un nuovo welfare

Cambia la visione delle politiche sociali: non necessariamente un “onere” per il sistema economico, ma un ausilio essenziale all’esigenza di conciliare crescita economica e sviluppo sociale. A patto di privilegiare i problemi dell’infanzia e il sostegno ai genitori per coniugare responsabilità famigliari e professionali. Varare misure che facilitino il passaggio dall’assistenza al lavoro. Legare la sostenibilità finanziaria dei sistemi pensionistici a maggiori opportunità di lavoro e partecipazione sociale per gli anziani. Soprattutto in Italia.

Quale Autorità per le pensioni complementari

Il disegno di legge per la tutela del risparmio muta il quadro di riferimento della vigilanza sulle forme pensionistiche complementari delineato dalla riforma previdenziale. Attribuisce alla Consob funzioni di controllo attualmente esercitate dalla Covip e ripropone il tradizionale modello di vigilanza per finalità. Che non sembra adatto a perseguire l’obiettivo di tutelare la promessa di prestazioni pensionistiche. Sui fondi contrattuali, si priva l’Autorità di settore di uno dei principali strumenti per la valutazione dellÂ’adeguatezza della gestione.

Pensioni a contribuzione definita, è vera perdita?

Il rischio di mercato non è ineluttabile per gli schemi pensionistici a contribuzione definita perché il lavoratore può scegliere l’allocazione del suo investimento e dunque può destinarlo a titoli dal rendimento magari basso, ma sicuro. D’altra parte, anche le pensioni a prestazione definita comportano rischi, per esempio quelli legati alla perdita del lavoro. Il vero aspetto preoccupante è che alcune aziende utilizzano il passaggio da uno schema all’altro per ridurre il livello dei contributi, attuando così un taglio “nascosto” del costo del lavoro.

Cio’ che resta della riforma della previdenza

Il punto sulla legge delega sulla previdenza. A sei mesi dal varo, mancano i regolamenti attuativi. Nessuna delle proposte sul trasferimento del Tfr ai fondi pensione tiene conto del fatto che è nato come ammortizzatore sociale. Difficile così convincere i lavoratori a dirottarlo verso la previdenza complementare. Come previsto da lavoce.info, il Superbonus contributivo è andato a vantaggio dei lavoratori coi redditi più alti, accentuando la redistribuzione all’inverso operata dal nostro sistema pensionistico e rischiando di aumentare il deficit previdenziale. Né la riforma sembra destinata ad allentare il Patto di Stabilità perché non incide sul debito pensionistico.

Tfr e rischio di mercato

In un’ottica di finanza aziendale, il trattamento di fine rapporto può essere interpretato come un debito dell’impresa, con i lavoratori che assumono il ruolo di creditori.Il dibattito sulla compensazione alle aziende per la perdita del Tfr dovrebbe allora tenere in considerazione anche la riduzione del rischio di impresa dato dalla progressiva esternalizzazione del Tfr. In un mercato efficiente, infatti, dovrebbe portare a una riduzione del costo di altre fonti di capitale. I risultati di uno studio empirico.

La Share dei pensionati

L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno di grande rilievo per le politiche sociali ed economiche. Un’indagine europea su salute fisica e mentale, utilizzo dei servizi sanitari, attività lavorative, rete di rapporti familiari e sociali, reddito, ricchezza e consumi degli ultracinquantenni può aiutare a capire quali sono le condizioni economiche, sociali e mediche che favoriscono una terza età attiva e quanta capacità lavorativa resta oggi inutilizzata. O, viceversa, come si possono soddisfare in modo efficace ed efficiente i bisogni di chi non gode di ottima salute.

Meno sicurezza, siamo inglesi

I cambiamenti nei sistemi previdenziali comportano importanti mutamenti nelle scelte di risparmio e offerta di lavoro, soprattutto dei ceti medi. Probabilmente, si dovrà lavorare più a lungo e risparmiare di più. In Gran Bretagna, per esempio, i lavoratori giovani sembrano apprezzare sempre di più i piani pensionistici individuali a contribuzione definita. Di contro, un’indagine europea su diversi aspetti della vita degli ultracinquantenni può aiutare a capire quali sono le condizioni che favoriscono una terza età attiva e quanta capacità lavorativa resta oggi inutilizzata. Il declino dei mercati assicurativi di tipo previdenziale, essenziali per il funzionamento dei fondi pensione, si può fermare con l’introduzione di titoli indicizzati alla longevità. Qualcuno ha suggerito che siano le imprese farmaceutiche a emettere questi titoli, perché i loro profitti salgono quando gli individui invecchiano e fanno un ricorso maggiore ai medicinali.

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