Oggi l’età pensionabile è legata all’aspettativa di vita. Che però è diversa tra Nord e Sud e per livello di istruzione. Ecco come permettere il pensionamento anticipato e senza penalità a chi ha un lavoro gravoso, con un costo sostenibile per lo stato.
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La scadenza della sperimentazione di quota 100 è un passaggio delicato in termini sociali, politici e finanziari. Ma può anche essere l’occasione per dare una risposta organica alla forte domanda di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro.
Continuano in Francia gli scioperi di diverse categorie contro la riforma delle pensioni. Sindacati e governo restano lontani da un accordo e la protesta dimostra che riformare la giungla di quel sistema pensionistico è tanto necessario quanto complicato.
Il governo eleva il limite sotto al quale le pensioni sono pienamente indicizzate ai prezzi. Il sindacato chiede di ripristinare l’indicizzazione ai prezzi “per fasce”. Entrambi sbagliano perché il sistema contributivo vuole un meccanismo del tutto diverso.
Nel lungo periodo, quando per tutti varrà il regime contributivo, la legge 26/2019 consentirà un’uscita più flessibile dal lavoro. Ma nel breve periodo, i tanti che andranno in pensione con il regime misto determinano un aumento significativo della spesa previdenziale.
Quanto pesano sul bilancio dello stato i provvedimenti della legge 26/2019? Quota 100 è una misura temporanea, che aumenta il debito pensionistico. Il blocco dell’adeguamento automatico delle condizioni di anzianità contributiva è invece strutturale.
Il Rapporto annuale dell’Inps racconta i primi mesi delle due misure bandiera del governo gialloverde: reddito di cittadinanza e quota 100. Da qui si potrà iniziare a dare qualche valutazione.
Con il “decreto crescita” i “comunicatori professionali” sono passati dall’Inps all’Inpgi, la cassa dei giornalisti. Il risultato è un aumento del deficit del sistema previdenziale pubblico, senza risolvere i problemi dell’Inpgi, mal gestito da anni.
Anche in versione “quota 100”, la pensione d’anzianità resta insostenibile e iniqua. Lo è nella componente retributiva e in quella contributiva. Perciò il lento passaggio dal regime retributivo a quello contributivo non potrà migliorarne la pagella.
I primi dati confermano che quota 100 è una riforma pensionistica che favorisce un gruppo selezionato di lavoratori: pubblici e privati, al Nord e al Sud, ma quasi esclusivamente uomini e con meno di 65 anni. E ci costerà 45 miliardi in dieci anni.