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Categoria: Sanità

Il pomo della discordia

Il finanziamento della spesa sanitaria è la fonte principale dello scontro in atto tra Stato e Regioni. I governi locali giudicano le risorse per la sanità insufficienti. Il Governo risponde che sono le Regioni a non sapere gestire i fondi. Il conflitto preoccupa gli osservatori internazionali, anche in vista dell’estensione del modello alle altre materie previste dalla devolution. Ma il contrasto è endemico al sistema e i risultati non così preoccupanti. Il vero problema è la contraddizione sempre più stridente tra federalismo annunciato e realtà dei fatti.

Se le popolazioni “ballano”

Le diversità tra le stime anagrafiche e i dati di censimento sono rilevanti e non sempre distribuite in modo uniforme tra le Regioni. Accade in tutti i paesi, ma è una questione importante perché proprio sul numero dei residenti viene decisa la ripartizione di risorse da assegnare a ciascuna Regione, per esempio nella sanità. Sarebbe perciò opportuno che l’Istat indicasse una stima delle perdite del censimento. E per materie come il finanziamento della sanità, sarebbe forse più utile adottare come riferimento la media delle popolazioni anagrafiche degli ultimi tre anni disponibili.

Sanità in prima linea

Aziendalizzazione, concorrenza con il privato e regionalizzazione del servizio sono i tre pilastri del sistema sanitario. Sono gli stessi criteri adottati da altri paesi europei, ma in Italia hanno creato problemi sui quali è necessario intervenire subito. In primis, sulla formazione economico-aziendale dei manager degli ospedali, oggi molto carente. Va poi ridotto il troppo ampio margine di manovra lasciato ai privati, anche per evitare il rischio che attuino meccanismi di scrematura dei malati. E prima di procedere a una ulteriore liberalizzazione dei sistemi regionali, occorre definire un modello ottimale.

A tavola col ministro

Girolamo Sirchia, dopo la battaglia contro il fumo, parte per una nuova crociata e insedia una Commissione scientifica di alto livello per decidere la dieta ideale degli italiani. Sapevamo che il liberismo non era più di moda. Ma qui siamo al trionfo del paternalismo. Ci spiace, signor ministro, ma vorremmo continuare a scegliere noi il menu. Sperando sempre che qualche ristoratore non prenda la palla (o la polpetta) al balzo: porzioni più ridotte sì, ma allo stesso prezzo di prima. Per sfruttare anche l’elasticità della domanda al prezzo. Tutto grasso che cola per far dimagrire gli obesi italiani.

Anziani in cerca di risposte

Finita l’estate, restano i problemi dei non autosufficienti. Se è imperativo incrementare le risorse da destinare all’assistenza, è altrettanto necessario chiarire le fonti di finanziamento. Tra le ipotesi, un significativo spostamento di risorse dalla spesa previdenziale, una modifica di quella ospedaliera e un prelievo fiscale aggiuntivo. Oltre a un riordino delle prestazioni agli invalidi. Così come deve essere risolto il nodo delle competenze tra i diversi livelli di governo. Il punto di partenza è una maggiore assunzione di responsabilità dello Stato.

Le soluzioni di Trento e Bolzano

Le due province autonome istituiscono un Fondo pubblico e universale per erogare prestazioni alle persone non autosufficienti, indipendentemente dalle loro condizioni economiche. Sono finanziati con i bilanci provinciali e con un contributo obbligatorio e progressivo di tutti i cittadini. Garantita anche la sostenibilità finanziaria futura. Un modello da esportare alle altre Regioni? Potrebbero sorgere problemi di equità e portabilità dei diritti. E’ comunque necessario pensare a un fondo nazionale.

Medici pubblici, sanità privata

La recente proposta del ministro Sirchia di incentivare le polizze assicurative per l’intra moenia rischia di generare effetti opposti rispetto alla auspicata “interazione virtuosa” tra pubblico e privato. Nella situazione attuale, le maggiori entrate finirebbero nelle casse delle cliniche convenzionate e non in quelle delle aziende sanitarie pubbliche

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