Cala leggermente il numero degli studenti che non concludono l’università. Ma i nostri atenei devono fare ancora molto per ridurre gli abbandoni e la distanza tra durata prevista ed effettiva dei corsi di studio. Esodo verso Nord, fasce deboli e investimento in istruzione terziaria “rischioso”.
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Quest’anno la partecipazione ai test Invalsi è stata ampia: 97 per cento nella scuola primaria e 91 nella secondaria superiore. Il boicottaggio sembra essere fallito anche se solo in fase di correzione si potrà dare un giudizio definitivo. L’Invalsi è imperfetto, però dà informazioni utili.
Le iscrizioni agli istituti professionali di enogastronomia e ospitalità alberghiera sono aumentate negli ultimi anni. In concomitanza con il successo del format MasterChef. Come la televisione influenza le scelte degli adolescenti e i percorsi scolastici che alternano formazione teorica e pratica.
In Italia operano undici università telematiche, piccole e con tasse di iscrizione elevate. Ora un decreto ha ridotto i requisiti di accreditamento e di conseguenza i costi: un sostegno ingiustificato. Mentre la concorrenza su un piano di parità potrebbe spingerle a offrire un servizio migliore.
L’andamento del numero dei docenti nelle università italiane nel periodo 2000-2015 suscita preoccupazione. Dalla scomparsa del ricercatore a tempo indeterminato alla generazione che andrà in pensione nel giro di pochi anni. La difficile situazione del Sud e politiche di reclutamento da ripensare.
Le collaborazioni tra industria e università sono difficili da sviluppare, almeno in Italia. Ma danno risultati di grande valore tecnologico. A ostacolarle è anche l’incapacità del nostro paese di attrarre le star della ricerca, perché la reputazione è un fattore chiave. Uno studio sui brevetti.
L’incidente dell’autobus in cui hanno perso la vita 13 studentesse ha suscitato una forte emotività nel pubblico e ha messo il programma Erasmus sotto i riflettori dei media. È bene parlarne, evidenziando anche come l’esperienza all’estero migliori le prospettive dei giovani.
I dati dicono che la povertà educativa ha raggiunto in Italia livelli allarmanti. Positivo dunque che il governo abbia istituito un fondo apposito, alimentato dalle fondazioni bancarie. Perché la misura sia efficace va però evitato il rischio di disperdere le risorse. Fondamentale la valutazione.
Il tasso di disoccupazione giovanile registrato a gennaio in Italia è del 39,3 per cento. Non è solo un problema economico: non essere occupati determina una perdita di capitale umano, che può produrre effetti gravi su individui e società nel suo complesso. Il sostegno all’inclusione attiva.
Il livello di istruzione degli immigrati gioca un ruolo cruciale per la loro integrazione perché influenza probabilità di occupazione e redditi. Il divario tra gli studenti italiani e stranieri è spesso dovuto alle diverse condizioni socio-economiche. La risposta delle politiche di lungo periodo.