Le istituzioni europee sono nate in un contesto economico ormai superato. Bisogna allora sottoscrivere un nuovo Trattato di Roma? La soluzione non consiste nel rinunciare all’Unione Europea, bensì nell’adattarla al ventunesimo secolo. E ciò significa una nuova divisione di responsabilità tra l’Unione e gli Stati membri. La prima dovrebbe occuparsi della sicurezza alle frontiere d’Europa, della politica estera e della politica per la competitività. I paesi membri dovrebbero assumersi l’onere delle riforme economiche al proprio interno.
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La liberalizzazione dellenergia in Europa non è stato un successo. Dipendendo dalle importazioni, il mercato energetico è difficile, ma alcuni errori sono stati commessi. E facile prevedere che le imprese reagiranno alle loro debolezze negli acquisti di gas integrandosi, ma solo un mercato integrato potrebbe difendere anche i consumatori.
Quanto costa lEuropa? Il budget dellUnione ammonta a poco più di 100 miliardi di euro. E in forte crescita per via dellallargamento, ma in confronto alleconomia europea é rimasto pressoché stabile negli ultimi anni, intorno all1 % del PIL. Per fare un altro confronto: in molti paesi membri la spese pubblica nazionale viaggia al 50 % del PIL, ossia quasi 50 volte di più di quella Europea. Formuliamo tre proposte per migliorare il budget europeo.
Pur nella sua retorica vaghezza, la Dichiarazione di Berlino ha confermato che il modello europeo deve essere capace di coniugare successo economico e responsabilità sociale e che lUE si fonda sulla parità e sullunione solidale. La Cancelliera Merkel ha prospettato la ripresa del negoziato costituzionale attraverso una nuova conferenza intergovernativa da concludere entro le elezioni del 2009 e ha rilanciato (seppure informalmente) lidea di elaborare un protocollo sociale volto a rassicurare le opinioni pubbliche nazionali sui temi delloccupazione e del welfare. Quali proposte potrebbero essere incluse in un simile protocollo?
Non basta migliorare la funzionalità delle istituzioni dell’Unione, occorre ridarle muscoli e sangue di sostegno polare. A questo fine si dovrebbero attribuire al Parlamento europeo i poteri di nomina del presidente della Commisione e di decisione sulle spese pluriennali del bilancio dell’Unione lasciando al Consiglio la decisioene sul tetto delle risorse proprie (come anche propone Gros). Con queste due semplici modifiche, le elezioni europee prenderebbero nuovo significato: i partiti dovrebbero indicare il programma per il bilancio europeo e il candidato a guidare la Commissione.
Dopo lallargamento si temeva la paralisi. E invece la Commissione lavora più rapidamente, e Parlamento Europeo e Commissione lavorano meglio insieme. Se anche questa è una buona notizia, questo non toglie il fatto che si debbano migliorare i meccanismi decisionali: la ricerca dellunanimità deve cessare di essere una priorità.
Il Trattato di Roma fu firmato per evitare che i disastri della Seconda guerra mondiale si potessero ripetere; solo questo convinse le nazioni a cedere tanto potere anche in campo economico. Ma da allora lUnione europea è stata tenuta insieme da forze impreviste. Soprattutto la globalizzazione ha insegnato che le politiche nazionali non bastano, e che la cooperazione tra nazioni è lunico modo per rendere efficaci le politiche economiche.
Le solenni decisioni del Consiglio europeo di Bruxelles mirano a mitigare i cambiamenti climatici e allo stesso tempo a risolvere il problema della sicurezza dellapprovvigionamento. Una sfida che nessun paese europeo può ora eludere. La grande novità dell’accordo sono infatti i target vincolanti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Gli interrogativi su nucleare e biocombustibili. Sulla questione dell’efficienza energetica si è rimasti a livello di buone intenzioni, anche se il tema resta cruciale.
La stima del numero dei precari non è semplice. Ma se adottiamo una definizione “operativa”, che includa i lavoratori a termine involontari, i collaboratori con forti indizi di subordinazione e gli individui non più occupati perché hanno concluso un contratto temporaneo e che tuttavia sono ancora sul mercato del lavoro, possiamo calcolare che la precarietà coinvolge in Italia 3.757.000 persone, e una su quattro non è occupata. Con un’incidenza sul totale dell’occupazione del 12,2 per cento.
Al Consiglio europeo di inizio marzo è stata definita una politica climatica ed energetica integrata. E’ passato il principio del “20-20-20”: l’Unione Europea si impegna a ridurre in modo indipendente del 20 per cento le proprie emissioni di gas-serra entro il 2020, a realizzare almeno il 20 per cento di consumo di energia con fonti rinnovabili e ad aumentare del 20 per cento l’efficienza energetica. Un fatto storico, che conferma il ruolo dell’Europa quale precursore nella lotta ai cambiamenti climatici.