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Il Punto

Ci sono in Italia 6 milioni di poveri assoluti, quasi il doppio rispetto al 2007. I quattro governi che si sono succeduti in questa lunghissima crisi hanno fatto poco o nulla per contrastare questo fenomeno. Passiamo in rassegna tre loro importanti provvedimenti fiscali: uno non cambia nulla per i meno abbienti, uno addirittura li penalizza, un altro contiene solo un timido passo verso di loro.

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Le famiglie italiane dal 2007 in poi hanno perso il 13 per cento del reddito disponibile e il 10 per cento della ricchezza. Ma la disuguaglianza non è aumentata. Dobbiamo preoccuparci della povertà, non del presunto ridimensionamento della classe media.
Apprezzabile che il Governo scelga procedure di nomina fondate su manifestazioni di interesse e selezione dei curricula.

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Per fortuna sono finiti gli scudi fiscali dell’era Tremonti. È in arrivo la collaborazione volontaria (o voluntary disclosure) come nei principali paesi Ocse. Qualche sconto sulle sanzioni ma niente anonimato né cancellazione delle tasse non pagate. Vediamo come funziona.

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Cosa c’è di positivo, cosa non va e cosa manca nella riforma del Senato? Apprezzabile il tentativo di evitare il pasticcio creato con la riforma del Titolo V che ha sovrapposto le competenze fra diversi livelli di governo, riducendo le funzioni delle Regioni e reintroducendo un principio di supremazia per la legislazione statale. Ma rimangono confusi i rapporti finanziari Stato-Regioni e mancano le connessioni tra il nuovo sistema di poteri e i vincoli europei.

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Il semestre italiano si apre all’insegna di uno scontro senza precedenti fra il Governo italiano e la Bundesbank. Vediamo cosa dicono le regole europee e in cosa consiste la flessibilità già presente nel Patto di stabilità e crescita. L’unica strada per evitare la procedura di disavanzo eccessivo consiste nel fare almeno una riforma fino in fondo.

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Il ministro Poletti ha promesso di mandare a tutti i lavoratori italiani entro fine giugno la busta arancione con I’estratto conto dei contributi sin qui versati all’Inps e proiezioni sulle loro pensioni future. Ma sin qui delle “buste arancioni” non c’è traccia. Grave questa ignavia di Stato.

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Si fa presto a dire che gli strumenti chiave per la disciplina europea di bilancio sono il saldo strutturale e il cosiddetto output gap. In realtà si tratta di stime complesse e tutt’altro che univoche, oltre che di regole di quasi impossibile comprensione per un cittadino di media cultura. Entriamo in questo rompicapo. Avvertenza: se non capite, non siete stupidi; forse stupide sono queste regole di Bruxelles.

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Sono più degli uomini le donne laureate e con un dottorato di ricerca. Ma rimangono una minoranza tra ricercatori, professori associati e ordinari. A causa della minore presenza femminile tra i commissari dei concorsi di abilitazione? No, al contrario. Alla larga dalle quote rosa nelle commissioni!

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L’Unione Europea sarà sempre più lontana dai cittadini fin quando rinuncerà a far valere la sua forza nei confronti di ciò che sta fuori. Grave la titubanza nell’imporre sanzioni alla Russia fornitrice di gas perché l’approvvigionamento energetico è un tema su cui l’Unione potrebbe sviluppare una politica incisiva verso Putin e cercare un accordo con Obama.

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A Renzi piace stabilire scadenze precise agli impegni che prende con il paese. Ma quante ne rispetta? In una tabella i lettori troveranno sempre aggiornato lo stato delle promesse del Governo.

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