Dopo l’analisi dei conti di Montecitorio, ecco la seconda puntata della nostra inchiesta sui costi della pubblica amministrazione. Questa volta andiamo a vedere come la Corte Costituzionale spende i soldi dei contribuenti. Male, a cominciare dagli stipendi d’oro ai giudici: circa tre volte quelli dei loro colleghi degli Stati Uniti. E ci sono molti altri pagamenti in natura assai poco trasparenti per una istituzione che dovrebbe essere cristallina.
Bene il taglio dei tassi della Bce. Ma la riduzione non serve ad allontanare lo spettro della deflazione. Perché il vero tasso che conta per l’allentamento della stretta creditizia è l’overnight sul mercato interbancario, cioè il vero costo della liquidità. E lo fissa il mercato.
Mentre Twitter quotata in borsa fa scintille, si diffonde sempre più questo strumento di comunicazione nella politica italiana. Vediamo quali partiti lo usano in modo più efficace.
Si continua a parlare con grossolanità di interventi sulle pensioni in essere, argomento molto delicato, facendo tra l’altro riferimento agli importi delle pensioni e non a quanto ricevuto complessivamente dai diversi pensionati. Pubblichiamo una tabella utile quanto meno a una discussione più informata.
Siamo sicuri che la vendita delle partecipazioni dello stato nelle imprese quotate contribuirebbe a ridurre il debito pubblico? Alcuni dati fanno riflettere. Apriamo il confronto.
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La prima puntata della nostra inchiesta sui costi della politica ha suscitato una reazione scomposta da parte dell’on. Paolo Fontanelli, questore della Camera, e dell’ufficio stampa di Montecitorio. Le pubblichiamo assieme a una nostra replica in cui confermiamo parola per parola quanto abbiamo scritto. L’on. Fontanelli si rassegni: guadagna davvero troppo. Prossima puntata sabato 9: un faro sui conti della Corte costituzionale.
Finalmente la Banca centrale europea ha abbassato i tassi. Una misura che dovrebbe aiutare la ripresa nell’Eurozona e allontanare il rischio di deflazione. Ma non basterà a risolvere il problema dell’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese nelle nazioni della crisi del debito. Anche perchè i paesi reagiscono in modo diverso alla politica monetaria della Bce.
Due sono i metodi utilizzati per valutare la qualità della ricerca: indicatori bibliometrici e referaggi (peer review). I secondi sono costosi e richiedono tempo. Fortunatamente la valutazione della qualità della ricerca ha rivelato che i due metodi arrivano a risultati molto simili.
Hanno chiamato la Tasi “service tax”, ma non è una vera service tax e ha effetti regressivi che ora si cerca di correggere attraverso una detrazione. Diventa così una patrimoniale con in più una penalizzazione per gli inquilini. Tanto valeva la pena tenerci l’Imu.
Potenziare l’interconnessione dell’elettricità tra la Sicilia e l’Italia continentale è un obiettivo infrastrutturale da sempre promesso e mai realizzato. Sotto c’è una storia di differenze tariffarie.
Silenziosamente, tra gli immigrati si sta affermando un gruppo particolarmente bene accetto alla società. Sono le persone (per lo più donne) che lavorano come badanti, baby sitter, colf. Sono 1,6 milioni e suppliscono alle carenze del nostro sistema di welfare.
Per tagliare gli sprechi bisogna partire dai costi della politica e della pubblica amministrazione, che continuano a lievitare. Ogni settimana troverete su lavoce.info una nuova puntata di un’inchiesta tra i conti del Palazzo. Cominciamo dalla Camera dei deputati, che costa due volte e mezzo la House of Commons e ha aumentato nel 2013 le proprie spese del 10 per cento.
Bene che alla prossima riunione la Bce abbassi i tassi e sostenga le banche che finanziano le piccole imprese per scongiurare il rischio di una lunga deflazione alla giapponese. Non dimenticando comunque che l’austerità eccessiva soprattutto nei paesi del Sud-Europa è frutto di politiche che si sono per anni disinteressate della crescita sostenibile, accumulando grandi debiti pubblici e privati.
È ora di metter fine al perverso assetto proprietario di Banca d’Italia, di cui sono storicamente azioniste le grandi banche. Che sperano di guadagnare bene dalla cessione delle loro quote allo stato. Ma non è tempo di regali e occorre fare ragionamenti e calcoli corretti: quelle partecipazioni non valgono praticamente nulla. Una montagna di crediti deteriorati appesantisce le banche e stringe sempre più il rubinetto dei finanziamenti alle imprese. Perché non pensare a una società alla quale trasferire tutte le sofferenze?
È emblematica di come non si deve più gestire una squadra di calcio la vicenda della cessione dell’Inter a Thohir. I profitti col pallone sono possibili. E vari club li fanno.
Torna a diminuire la fiducia di famiglie e imprese. Il rischio è che i germogli di ripresa appassiscano. Non aiuta la continua instabilità politica. Ancora meno la paralisi decisionale impersonificata dalla Legge di stabilità. Una tabella per illustrare anche quanto rinvia al futuro con il meccanismo delle clausole di salvaguardia.
Sono rimaste parole al vento gli impegni di Letta e dei politici di ogni parte di metter mano alla riforma della legge elettorale entro ottobre. Rischiamo perciò di andare alle urne ancora con le pessime regole del “Porcellum”. Vediamo quali opportunità di riforma ci sono e qual è la più desiderabile per gli italiani.
Il disastro del mercato del lavoro in Italia non è rappresentato solo dal 12,1 per cento di disoccupati ma anche dal dato degli inattivi: 36,6 per cento (media europea 26,4) che non lavorano e non cercano lavoro.
Il vertice europeo ha solo rinviato decisioni sui problemi di immigrazione e asilo. Ecco come si potrebbe affrontarli.
Tre banche su quattro commissariate da Banca d’Italia sono gestite da fondazioni. Bisogna salvare le banche dalle fondazioni, ma anche salvare le fondazioni da certe banche.
Il rubinetto dei finanziamenti alle imprese è sempre più stretto anche perché le banche dell’Eurozona sono incentivate a regolare la liquidità attraverso operazioni creditizie con istituzioni finanziarie anziché utilizzando operazioni di mercato aperto che facilitano il flusso di prestiti alla clientela.
“La legge elettorale andrà approvata a ottobre”, parola di Enrico Letta al Meeting di Rimini di fine agosto. Ma ottobre finisce tra meno di una settimana. Il rischio di elezioni aumenta. E gli italiani aspettano le regole che sostituiscano il “Porcellum”.
Prima l’Ici, poi l’Imu e la Tarsu, e ancora la Tares, anzi no: la Tari e la Tasi. Il groviglio surreale delle tasse sugli immobili non è solo nelle sigle ma -ancor più- sui criteri di imposizione. Cerchiamo di vederci chiaro e – conti alla mano – di capire chi guadagna e chi perde con le ultime contorsioni tributarie introdotte dalla Legge di stabilità. Purtroppo a rimetterci sono soprattutto i cittadini con i redditi più bassi.
Una lettura consigliata mentre la Banca centrale europea ci informa su quale tipo di vigilanza eserciterà su 130 grandi banche entro un anno. Cosa sono risk assessment, asset quality review e stress test? Fondamentale sfruttare il tempo che ci separa dall’inizio della vigilanza della Bce per rimettere ordine nella governance delle nostre banche, popolari in testa. Dall’inizio di questa grande depressione 1.500 sportelli bancari chiusi e meno dipendenti per filiale: così gli istituti di credito italiani reagiscono alla crisi. E ne fanno le spese soprattutto le piccole e medie imprese.
In arrivo la riforma dei servizi pubblici per l’impiego. Vediamo cosa prevede e se funzionerà. Molti i dubbi: troppe istituzioni coinvolte, rapporto con i privati ancora nella nebbia, appesantimento burocratico, assenza di servizi per le imprese.
Continuiamo così a farci del male. I veri vincoli ad adottare politiche fiscali espansive non vengono dall’Europa bensì dalla Costituzione. Per questo la Legge di stabilità contiene il disavanzo nel 2014 al 2,5 per cento, quando l’Europa ci chiederebbe solo di stare sotto al 3 per cento. Così la manovra perde 8 miliardi che potevano essere destinati alla riduzione del cuneo fiscale. Rimarremo uno dei paesi Ocse in cui le tasse su chi lavora e ha figli sono più alte. L’ennesimo blocco del turnover indiscriminato sul personale pubblico rischia di essere la premessa di nuovo precariato. Sembra destinata a rimanere sulla carta l’ennesima promessa di tagliare gli stipendi dei dirigenti.
Il limite, fissato in termini assoluti, nel debito federale americano sta minando non solo la credibilità della politica fiscale degli Stati Uniti, ma anche del dollaro.
Movimento 5 stelle e associazioni di consumatori contro la “tabella unica” che fissa a carico delleassicurazioni i risarcimentidi danni psicofisici in misura inferiore a quelli stabiliti finora dai principali tribunali. Il vero problema però è legato alla scarsa concorrenza tra le compagnie.
Doveva finalmente tagliare il cuneo fiscale. Invece la Legge di Stabilità è una cura omeopatica che offre una tazzina di caffè. A conti fatti, lo sgravio effettivo per un lavoratore con reddito di 30 mila euro sarà di meno di 2 euro al mese. Senza considerare l’abolizione di una serie di detrazioni fiscali per mezzo miliardo di euro. Bene le norme che abbassano da diciotto a cinque anni il periodo sul quale spalmare la deducibilità fiscale delle perdite sui crediti bancari inesigibili. Servirà a pulire i bilanci delle banche. Il problema è che il Governo ha spalmato su cinque anni la deducibilità delle perdite da procedure concorsuali, un provvedimento che va nella direzione opposta.
Mentre non ci sono ancora i numeri della Legge di stabilità è arrivata in Parlamento la manovrina che riporta al 3 per cento il disavanzo pubblico. Anche vendendo immobili per 525 milioni. Soldi che invece devono servire solo per abbattere il debito dello stato.
Le forti aspettative sulla capacità riformatrice del federalismo fiscale sembrano tramontate. Perché legge e decreti attuativi non realizzano il circolo virtuoso “pago-vedo-voto”. Ecco cosa non funziona.
Tre approcci diversi ai mercati finanziari, quelli di Hansen, Fama e Shiller, insigniti quest’anno del premio Nobel per l’economia. Ma proprio grazie all’eterogeneità dei loro strumenti concettuali possiamo comprendere meglio il funzionamento dei mercati e i comportamenti degli investitori.
Una segnalazione di Francesco Giubileo sulle 9.500 domande per ottenere i benefici per l’assunzione di disoccupati. È stato davvero un successo come sostiene il premier Letta?
Si profila all’orizzonte una pericolosa collusione fra banche e politici che cercano soldi per finanziare operazioni di breve periodo nella rivalutazione del patrimonio di Banca d’Italia. Vediamo i termini del problema e poi perché non è certo questo il momento di affrontarlo.
Premio Nobel per l’economia a Hansen, Fama e Shiller. Tutti e tre hanno impiegato metodi statistici ed econometrici per capire quanto sono effettivamente efficienti i mercati azionari. Evitiamo per favore le letture ideologiche: in comune il tentativo di far parlare i dati anzichè dar voce ai pregiudizi.
Ecco chi sono i consiglieri d’amministrazione di Poste Italiane che decidono l’acquisto di Alitalia da parte dell’azienda pubblica, cioè coi nostri soldi. Competenze in materia: zero. Come non ne sanno nulla il premier Letta e il ministro Lupi, grandi sponsor dell’operazione. Speriamo arrivi un segnale di dissenso dalla Corte dei conti e dai cda delle banche coinvolte. Altrimenti non ci resterà che confidare sull’Antitrust europea.
La Commissione europea ha deciso di vederci chiaro nella regolamentazione delle professioni, uno dei campi in cui l’Italia ha le norme più anticoncorrenziali che frenano la crescita sociale ed economica. Chissà che da Bruxelles non riescano a scardinare le corporazioni che il nostro Parlamento difende strenuamente!
Dopo una manovrina indecente – che vende patrimonio pubblico per ridurre il disavanzo anziché per abbattere il debito – speriamo in una legge di stabilità che guardi almeno ai prossimi due anni. Vediamo perché, di quanto e come si può ridurre il cuneo fiscale imparando anche dall’esperienza fallimentare del Governo Prodi.
Senza la benché minima logica industriale, Poste Italiane puntano a comprare la barcollante Alitalia. Il ministro dell’Economia Saccomanni avallerà questa scelta assurda? E non dice nulla il suo ex-collega Ignazio Visco, governatore di Banca d’Italia, su un’operazione “di salvataggio” che prevede l’erogazione di 200 milioni da parte delle banche?
Sbagliato affrontare il sovraffollamento delle carceri cominciando dall’indulto o dall’amnistia. L’esperienza insegna che aumenterebbero i reati e nel giro di pochi anni saremmo daccapo. Serve una riforma carceraria e un piano di edilizia detentiva. Poi si può pensare alle scarcerazioni. Con metodo selettivo.
Pur di cercare di mantenere i lettori non si esita a travisare la realtà. I pensionati e pensionandi con un assegno mensile dai 3 mila euro lordi in su avrebbero -secondo alcuni- il merito di aver fatto i sacrifici necessari per aiutare i conti pubblici. Ma a ben guardare sono i giovani quelli che hanno pagato e pagheranno il conto più salato.
“Persone che fuggono dai conflitti”. È la categoria -ben diversa dai migranti per motivi economici- in cui rientrano vittime e sopravvissuti del naufragio di Lampedusa. E che ha diritto alla protezione degli stati dell’Unione. Flussi ingenti di persone con cui la politica deve fare i conti.
Fortuna che è morto nella culla l’emendamento del Pd sull’Imu prima casa. Avrebbe applicato un sistema di tassazione che avrebbe reso i “ricchi” più poveri dei poveri. Progressività significa ridurre le distanze nei redditi, ma non invertire la scala dei redditi.
Siamo davvero ad una svolta nella gestione del potere politico? Un test importante è fornito dalla nomina di un nuovo commissario Consob. Vedremo se continuerà la pratica della spartizione politica delle poltrone, che ha reso le autorità sempre più dipendenti.
Un popolo di incompetenti. È l’impietoso verdetto sugli italiani che esce dall’indagine sulle competenze degli adulti in 24 paesi (programma Piaac dell’Ocse). Siamo ultimi nelle competenze linguistiche e penultimi in quelle matematiche. Primi responsabili: la scuola e il mercato del lavoro. Una Caporetto a cui si deve reagire con serie riforme, alcune a costo zero. Ma in fretta.
Il debito pubblico è salito al 132 per cento del Pil. L’unico modo di abbatterlo, come nota lo stesso Fondo Monetario, è attraverso una crescita aiutata da riforme strutturali che alleggeriscano il paese dalle mille zavorre che lo frenano. Per questo è importante la stabilità politica.
La service tax sugli immobili, che dovrebbe sostituire l’Imu dal 2014, rischia di essere un pasticcio iniquo. Pasticcio perché mischia una patrimoniale con una tassa sui servizi. Iniqua perché non ha riguardo della capacità contributiva e grava anche sugli inquilini.
Luca Enriques risponde all’intervento di Stefano Liebman e ai commenti al suo articolo “Come si forma un avvocato”