Con solo un terzo dei parlamentari scelti con il maggioritario, la legge elettorale approvata alla Camera non riesce a ristabilire un rapporto tra eletto e territorio. In più permette candidature multiple e sembra (ma è una finta) consentire ai cittadini di indicare il premier. Difficile garantire governabilità in un sistema tripolare. Ma qui ci si affida per forza a opachi accordi tra partiti dopo le elezioni.
In Italia abbiamo metà dei laureati che negli altri paesi Ocse. Non sono solo pochi: guadagnano anche il 58 per cento dei loro omologhi di oltre confine. Soprattutto al Sud, sono poco preparati e sotto-utilizzati sul mercato del lavoro. All’origine del problema, gli scarsi investimenti pubblici nell’università.
“Rivoluzionaria”, “epocale”. Per la riforma del diritto fallimentare – nella legge delega appena approvata – si sono usati aggettivi entusiastici. Con qualche buona ragione. Finalmente vanno in soffitta le parole “fallimento” e “fallito”. Arriva invece la “liquidazione giudiziale”, e non è solo una questione di termini. La legge completa efficacemente le norme che dal 2010 rafforzano la protezione di chi eroga crediti d’emergenza a imprese avviate allo stato di crisi.
Utilizzati come tema di propaganda dalle giunte di Lombardia e Veneto che hanno indetto i referendum consultivi di domenica prossima, i residui fiscali riflettono in realtà la redistribuzione di risorse tra aree del paese con redditi diversi. Non ne beneficiano solo il Sud ma anche, al Nord, le regioni autonome e piccole.
Otto miliardi di spesa (statale) per realizzare la Tav Brescia-Padova. Con quali benefici? In assenza di calcoli ufficiali, alcuni studiosi hanno provato a stimare in modo preliminare il valore netto economico dell’opera. Risultato: negativo per oltre 3 miliardi di euro.
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Al suo addio da ministro, Wolfgang Schäuble lascia in eredità all’eurozona lo stop all’assicurazione comune dei depositi. Al suo posto un meccanismo di prestiti ai sistemi nazionali di assicurazione che ne abbiano bisogno. Forse, dal 2022. Un bel dietrofront rispetto alle proposte della Commissione di due anni fa.
Introdotto per fare cassa (poca) nel 2011, il superticket potrebbe essere soppresso nella prossima legge di bilancio. Oggi ha vari difetti. Disincentiva l’uso del Ssn. Se applicato, la sua entità è diversa tra regioni. Ed è percepito come una tassa, e non come una partecipazione alla spesa sanitaria.
Campagna elettorale infarcita di inesattezze e bufale quella per i referendum di Lombardia e Veneto per una “maggiore autonomia”. I residui fiscali, argomento centrale della propaganda, sono in realtà ben difficili da stimare e non cambiano con più competenze trasferite dallo stato all’ente locale, come chiedono i promotori. Urne in vista anche per 15 referendum in cui si chiede ai cittadini di 43 comuni se approvano la fusione con altri (uno o più). Salvo un caso, si tratta di aggregazioni di piccola-media dimensione, peraltro incoraggiate con incentivi significativi. Se in alcuni casi precedenti la popolazione ha risposto “no” è perché mancano progetti chiari sul che fare una volta uniti. I comuni che hanno sperimentato il metodo dei fabbisogni nelle assunzioni di personale possono essere un buon esempio per il resto della Pa dove si annuncia a breve un vero e proprio esodo per anzianità. Un’occasione per un riequilibrio tra gli uffici sottodimensionati e quelli pieni di nullafacenti. Il governo saprà coglierla?
La scarsa diffusione della cultura finanziaria pesa sul portafoglio delle persone ma ha anche forti ripercussioni nella sfera sociale del paese. Chi ne ha qualche nozione capisce meglio i problemi economici generali e valuta con più attenzione e pragmatismo i costi e i benefici delle riforme.
A Firenze Theresa May ha proposto un rinvio di due anni della Brexit a un’Europa che le ha chiuso in faccia le porte del compromesso. Così a Manchester al congresso dei Tory si è messa a scimmiottare le proposte anti-mercato dei laburisti di Corbyn. Ma per ora la sua debolezza la tiene in piedi, almeno nel suo partito.
Protestano banche e governo italiano contro la Bce che vuole inasprire le regole sugli accantonamenti a fronte dei (nuovi) crediti deteriorati. Il rischio che si riduca il credito verso le Pmi prive di garanzie c’è. Ma c’è anche una sfida ineludibile ad aggiornare i modelli di business del settore bancario.
Dopo un decennio di crisi, la cantieristica navale europea cerca di tornare a galla con l’accordo tra la nostra Fincantieri e la francese Stx. In ballo il necessario consolidamento di un’industria da 10 miliardi di fatturato all’anno e 35 mila dipendenti. Tutto dipende dal peculiare compromesso sulla la governance del colosso.
Turbolenze delle compagnie aeree: Alitalia, Air Berlin, Ryanair e infine Monarch. Quattro crisi che hanno in comune ben poco se non di esplodere nell’anno migliore per il settore dall’11 Settembre. Qui sta l’analogia: sono rimaste indietro, in forme diverse tra loro, rispetto al nuovo, travolgente, passo del mercato.
Un approccio comportamentale in grado di miscelare psicologia ed economia aiuta a comprendere meglio il misto di razionalità ed emozioni che sta dietro le decisioni economiche. Per questo il Nobel per l’economia è stato assegnato a Richard Thaler, uno dei pionieri di questa disciplina. Dalle intuizioni del professore di Chicago sono arrivati importanti suggerimenti sul disegno delle politiche pubbliche. Ad esempio, sulla maggiore efficacia del nudge (la spinta gentile) in alternativa alle prescrizioni imperative di governi e legislatori.
Giro di vite della Ue sulle pratiche di concorrenza sleale. Coinvolti soprattutto i cinesi a cui vengono addebitati dumping, contraffazione e imitazione dei nostri prodotti, con il forte supporto del governo. Per questo, si dice a Bruxelles, la Cina deve fare di più per conquistarsi lo status di economia di mercato in ambito Wto.
Nel momento della scomparsa di Luigi Bobbio, collaboratore di questo sito, la redazione de lavoce.info ne ricorda l’impegno didattico e civile. Riproponiamo un suo articolo pubblicato pochi giorni fa.
Il presidente della Consob Giuseppe Vegas va verso la scadenza del suo mandato e già un dossier delicato attende il suo successore: l’applicazione, da gennaio, della Mifid2, la direttiva Ue per una maggiore tutela dei risparmiatori. I recenti scandali bancari dicono che l’altra volta (con la prima Mifid) non è andata bene.
Mentre sale la tensione con Madrid, si può ragionare sul fatto che una Catalogna stato sovrano potrebbe contare in Europa più di quanto conta ora. Ma, piccolo problema, prima dovrebbe essere riammessa nella Ue. Con il consenso della Spagna e delle altre nazioni che vogliono scoraggiare nuove secessioni.
Un milione di auto elettriche entro il 2020, parola di Luigi Di Maio, leader M5s. Possibile? Facendo un po’ di conti, in base ai dati attuali, la cifra appare una boutade irrealistica. Come indica il fact-checking de lavoce.info.
Si fa presto a dire politiche del lavoro. Non è semplice valutare bene l’efficacia relativa degli strumenti impiegati (Jobs act rispetto a decontribuzione) basandosi sulle variazioni del numero dei lavoratori temporanei e permanenti come fanno le opposte tifoserie. Meglio invece usare dati disaggregati. I numeri di agosto sull’occupazione mostrano che la crescita è stata trainata da donne e giovani che più di altre categorie di lavoratori fanno uso di contratti precari. In calo, invece, i contratti a tempo indeterminato. Nelle imprese e nelle università ci sarà poi anche da affrontare la sfida dell’innovazione tecnologica, trovando il modo di riqualificare i lavoratori che perdono il lavoro a metà carriera.
Come trovare un compromesso che salvi la legge sulla cittadinanza e sia digeribile per il partito di Angelino Alfano? Si potrebbe rinunciare all’introduzione dello “ius soli” e andare dritti sul già previsto “ius culturae”. I bambini immigrati che hanno studiato nelle nostre elementari, alla fine della quinta, diventerebbero italiani.
I grandi paesi Ue sembrano decisi a infliggere una web tax alle società di internet accusate di sfuggire i loro oneri fiscali. Quando però si passa ai dettagli tecnico-giuridici si scopre che due delle ipotesi in discussione sono molto deboli e solo una è più realistica. Meglio sarebbe che l’Ocse facesse sentire la sua voce.
Con le partecipazioni in Tim e Mediaset, Bolloré vuole fare della sua Vivendi la maggiore conglomerata dei media del Sud Europa. Lo rivelano le operazioni fatte attraverso Canal plus, apparentemente in competizione con Mediaset. Ma se questa non sarà della partita, il gruppo transalpino rischia solo di aumentare le sue già ingenti perdite.
Tra i servizi pubblici locali, la gestione dei rifiuti urbani è l’unica rimasta orfana di un regolatore nazionale. La legge Madia conferisce questa funzione all’Autorità per l’energia. Ma si rischia di non attuarla entro fine legislatura. Così il settore rimarrebbe esposto alle incursioni della politica, agli abusi delle imprese, all’inefficienza.
In un concentrato di burocrazia, l’ordinanza del commissario per la ricostruzione post-terremoto, Vasco Errani, mira a regolare il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte per tornare alla vita normale. Richiedendo istanze in forma scritta, in tempi perentori, inviate in via telematica anche da borghi sperduti dell’Appennino.
Nel confronto sul sistema di voto le liste elettorali sembrano essere elementi essenziali. In realtà possono anche non esistere senza pregiudicare la piena democrazia. Se però si sceglie di utilizzarle, non è ammissibile farlo per limitare la scelta dei cittadini. Come con le liste bloccate. Che la Corte costituzionale ora ammette.
Dopo il voto tedesco c’è il rischio serio che escano danneggiati il processo di riforma dell’unione monetaria e, di conseguenza, l’Italia con gli altri paesi più deboli. La Germania potrebbe infatti irrigidirsi nel confronto avviato con la Francia e gli altri paesi sulla riforma dell’euro, di vitale importanza per il futuro della Ue. Altra – più immediata – fonte di preoccupazione in questi giorni è la Catalogna, dove il referendum secessionista (illegale per il governo di Madrid) sulla carta non dovrebbe aver successo. Ma dopo la Brexit tutto è possibile. Potrebbe anche saltare il fragile equilibrio politico spagnolo e diffondersi un contagio separatista in Europa. Da noi, più modestamente, c’è stata l’elezione on-line del leader del M5S. Che ha mostrato ancora la vulnerabilità del voto su internet all’attacco degli hacker. Il problema è comune ad altre esperienze internazionali. Difficile garantire al contempo segretezza del voto, sicurezza e trasparenza del processo. Una piattaforma a prova di manipolazioni sembra essere invece quella della cripto-valuta Bitcoin, che ha incrementato il proprio valore rispetto al dollaro quasi del 2 mila per cento in due anni e mezzo. Una bolla? Sì, lo è – al momento – in tutto e per tutto. Ma se anche scoppia, produrrà danni limitati.
Mezzo secolo dopo il Sessantotto lo slogan “lavorare meno lavorare tutti” e la teoria sottostante secondo la quale a riduzioni dell’orario lavorativo fanno seguito aumenti di occupazione esercitano ancora un certo fascino. Ma i posti di lavoro vanno creati, non sono una torta da spartirsi in parti uguali.
Alessandra Del Boca e Antonietta Mundo commentano l’articolo di Alessandro Rosina “Ma la disoccupazione giovanile non è un inganno“
Fresca di stampa, la Nota di aggiornamento al Def è un altro esempio del metodo Padoan. Dal 2014 all’Economia, il ministro vanta una graduale discesa del deficit e lo stop alla crescita del rapporto debito-Pil, con piccole riduzioni di imposte e spesa pubblica. Sempre con il consenso recalcitrante della Ue che chiede di consolidare i progressi.
L’unico dato certo delle elezioni tedesche è l’inquietante ritorno di un partito razzista (l’Afd) nel Bundestag. Su tutto il resto non si sa, tranne che Angela Merkel sarà ancora cancelliera. Ma con quali partiti? E con quale programma? Quale ruolo ha giocato il sistema elettorale? Sul fronte britannico Theresa May non finisce di stupire. Finora Brexit significava Brexit, la rottura con l’Europa. Ora non più. Il nuovo mantra è: via dalla Ue ma con calma – in quattro o cinque anni – e tenendo in piedi il grosso degli accordi economici.
Il governo ha ventilato l’idea di un bel concorsone per 500 mila posti nella Pa, in sostituzione dei pensionati dei prossimi anni. Potrebbe andare se si riuscissero a definire con precisione i fabbisogni delle diverse amministrazioni. “Vaste programme” avrebbe detto De Gaulle. Soprattutto alla luce dei sempre nuovi adempimenti e strumenti richiesti alle amministrazioni. Esempio: il Foia, Freedom of information act all’italiana. Dovrebbe migliorare la trasparenza negli atti pubblici, istituendo maggiori forme di controllo da parte dei cittadini.
L’elevata disoccupazione giovanile è un tema da convegno che poi fatica a trovare spazio nell’agenda politica. Ma è anche un problema di indicatori. C’è chi ritiene più corretto concentrarsi sulla fascia d’età 25-34 anni anziché guardare agli under 25. La sostanza del problema non cambia granché.
Grazie alle applicazioni dell’intelligenza artificiale e della robotica arriva la quarta rivoluzione industriale con i suoi effetti di accresciuta disuguaglianza nel mercato del lavoro. Ma piuttosto che tassare i robot o garantire un reddito minimo a tutti, meglio aiutare i lavoratori a continuare a lavorare.
A giorni (forse) va al voto la Catalogna su un referendum secessionista. Con un quinto di Pil nazionale (vedere il nostro grafico) è una regione tanto importante in Spagna quanto la Lombardia in Italia. Ha ambizioni – e un passato non dimenticato – da stato sovrano. La repressione di Madrid non risolve il problema. Da noi si torna a parlare della legge elettorale. Riassunto a oggi. Non sappiamo ancora con quale sistema voteremo mentre ogni partito cerca di fare scelte di bottega. La ricerca economica darebbe qualche indicazione per disegnare un sistema in grado di tenere a bada la spesa pubblica e ridurre la corruzione. Nel frattempo, ai nostri tg – più che nel resto d’Europa – piace parlare di omicidi e stupri. Lo ha sempre fatto più Mediaset della Rai, in particolare quando a Palazzo Chigi non c’era Berlusconi. Con la cronaca nera si fa politica: vedere i dati di uno studio per credere.
Sono molto saliti gli investimenti cinesi nel nostro continente: ben 35 miliardi di euro di investimenti in un anno, a fronte di soli 8 miliardi di acquisti europei di asset in Cina. Arrivano prevalentemente da aziende di proprietà statale. E così a Bruxelles se ne valuta l’impatto strategico e sulla concorrenza nell’Unione.
Dall’Ecofin di Tallinn esce una’”equalization tax”, una ritenuta sui ricavi delle imprese estere prive di organizzazione stabile nei paesi europei. Spazientiti dalla lentezza dei progressi in sede Ocse, i quattro maggiori paesi Ue (più altri sei) provano cioè a far pagare più tasse alle multinazionali di internet. L’economia del web obbliga anche a riscrivere il diritto del lavoro. Per affrontare problemi difficili, come quelli della libertà di disconnettersi, dell’accresciuto stress a cui il web sottopone i lavoratori, fino all’incessante esigenza di aggiornamento professionale.
Nuova puntata del fact-checking de lavoce.info. È vero che quanto a età di pensionamento siamo più virtuosi della Germania? Solo sulla carta. In pratica, comparando i dati effettivi dei vari paesi europei, si vede che gli italiani, sfruttando leggi e leggine, continuano a smettere di lavorare prima di molti altri europei.
Numero chiuso all’università sì o no? Anche quest’anno forti polemiche (e una sentenza del Tar, che ci mancava!) sui test di ammissione e sulla loro utilità. Non si sa se migliorino i risultati degli studenti. Ma – dice uno studio – hanno certamente un effetto positivo sulle interazioni tra questi e i docenti.
Dare soldi ad alcuni stati africani per fermare l’immigrazione irregolare può persino rafforzare i trafficanti di uomini se questa politica non è accompagnata dalla creazione di opportunità alternative per i migranti. Giusto dunque stare attenti all’uso di questo denaro.
Lunedì 18 si è tenuto all’Università Cattolica di Milano il convegno annuale de lavoce.info. Dal nostro sito sono scaricabili le slide dei relatori e sulla nostra pagina Facebook si può vedere il filmato dell’intervento di Tito Boeri su populismo e stato sociale.
Ricambio nel comitato di redazione de lavoce.info: ne entrano a far parte Paolo Balduzzi e Carlo Scarpa affiancando Francesco Daveri, Maria De Paola, Silvia Giannini e Fausto Panunzi che rimangono in carica.
Mentre l’Italia si divide sull’opportunità di una legge (di civiltà) sullo ius soli temperato, i dati indicano che le concessioni dei diritti di cittadinanza, pur rimanendo proporzionalmente inferiori a quelle di altri paesi Ue, sono molto salite, alimentate dal forte aumento nel numero degli immigrati che gradualmente arrivano a soddisfare i requisiti.
A quasi 15 mesi dal referendum per la Brexit, siamo alle solite: il divorzio dalla Ue sarà hard o soft? Nel secondo caso – con un mercato unico confermato per la grande maggioranza di beni e servizi – ci sarebbero conseguenze economiche limitate su entrambi i fronti. Per ora, l’economia britannica ha fatto come se niente fosse. Mentre una crescita ben più faticosa si è riaffacciata in Grecia, dove il Pil ha registrato il segno più per due trimestri consecutivi. Tutto sarebbe vanificato dal potenziale ritorno delle politiche populiste.
All’Ecofin si parla di web tax o, meglio, di una equalization tax sulle vendite realizzate in Europa dalle multinazionali – anzitutto quelle di internet – che oggi pagano poche tasse in Europa. Proposta controversa per la scelta della base imponibile e per il rischio di scatenare una guerra fiscale con Usa, Giappone e Cina.
Cresce l’occupazione in Italia. Peggiora, però, la qualità dell’occupazione. I nuovi posti di lavoro sono prevalentemente dequalificati, contrariamente agli altri paesi Ocse. Da noi più addetti alle vendite, ai servizi personali, occupazioni manuali dequalificate, meno professioni intellettuali e tecniche. Vediamo perché.
Un commento di Giovanni Liotta e Cesare Licini, notai, all’articolo “Neanche ai notai piace lavorare gratis” di Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro. E la replica degli autori.
Convegno de lavoce.info
Il convegno annuale, con una parte riservata agli affezionati amici/donatori de lavoce, si terrà la mattina di lunedì 18 settembre a Milano presso l’Università Cattolica. Parleremo di banche italiane, populismo e Brexit. E anche di una ricerca sull’identikit dei nostri finanziatori. Ecco il programma. Vi aspettiamo!