Con la proroga della delega fiscale si allunga di sei mesi il tempo richiesto dal governo per migliorare i tanti aspetti del fisco italiano che non funzionano. Uno di questi è la giustizia tributaria, amministrata da magistrati part time e mal pagati nei primi due gradi di giudizio e da giudici ben pagati ma sommersi da montagne di procedimenti in Cassazione. Non è così che si attraggono gli investimenti esteri.
Se mai ce ne fosse stato bisogno, la crisi greca ha messo completamente a nudo la fragilità dell’euro e della Bce. Ridando fiato a nazionalismi e localismi. Responsabilità di una classe dirigente europea miope che non dà all’Unione sovranità e legittimazione. Un nuovo articolo che si aggiunge al nostro Dossier Grecia.
Proseguiamo il completamento dell’Orologio delle riforme con una nuova voce: il Jobs act.
Sappiamo dai giornali i nomi della “lista Falciani”, quelli con il conto in Svizzera alla banca Hsbc. Sulla loro utilizzabilità per il fisco si scontrano due esigenze: il diritto individuale alla riservatezza (violato dall’acquisizione illecita dei dati) con il diritto-dovere degli stati di combattere l’evasione fiscale. E così commissioni tributarie provinciali e tribunali si dividono.
Prostituzione confinata nelle zone a luci rosse o no? Al sindaco Marino l’idea piace ma l’opinione pubblica è divisa. Esaminiamo pro e contro di questa soluzione. Obiettivo: arginare degrado urbano e degrado umano.
Crescono le maxi-truffe alle assicurazioni. Il governo dovrebbe rendere le norme sul risarcimento dei sinistri più efficienti e meno discrezionali. Le compagnie, però, dovrebbero fornire più dati sul loro operato, diventare trasparenti e competitive. Altrimenti alla fine il conto continuano a pagarlo gli assicurati onesti.
Mentre infuria lo scontro tra governo e banche popolari, che mal digeriscono il progetto di riforma della loro governance, riproponiamo “Banche popolari, la fine di un’era.
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Categoria: Il Punto Pagina 95 di 150
Nell’ultimo scorcio del 2014 l’Europa ha rafforzato la crescita, spinta dal petrolio e dal cambio. Non tutti in Europa veramente: Germania e Spagna corrono, Francia e Italia stagnano. In Italia urge che la politica aiuti la crescita a cominciare dalla rapida approvazione della delega fiscale.
Cala in Italia la natalità delle imprese. Le start up sono più che in passato società di capitali, anche grazie all’istituzione della Srl semplificata. Ma sono più piccole, con bilanci traballanti e solo raramente si trasformano da microimprese da una manciata di addetti a Pmi.
La riforma fiscale serve anche a togliere alibi agli evasori. C’è chi nasconde i soldi in Svizzera e c’è chi paga le tasse. Per l’80 per cento si tratta di redditi sotto 30 mila euro. Chi non può o non riesce a nascondersi all’erario soffre un’iniqua pressione fiscale al 47,8 per cento dell’imponibile.
Lo ha stabilito la Consulta: la tassa sui profitti delle imprese energetiche -la Robin tax introdotta da Giulio Tremonti nel 2008 – non è costituzionale. Ecco le motivazioni della sentenza (ora corrette ora bizzarre) e le sue implicazioni.
Con inflazione a due cifre, Pil giù del 7 per cento, corruzione endemica e salatissime spese belliche, l’Ucraina ha più bisogno di aiuti finanziari che di armi. Almeno 15 miliardi di dollari per i prossimi anni oltre ai 17,5 già previsti. Tanti soldi. Ben spesi se si riesce a non abbandonare al suo destino uno stato europeo.
Uber, l’app che i tassisti milanesi contestano con modi incivili, è un’innovazione tecnologica che mette a disposizione di tutti servizi di trasporto a costi molto ridotti. Cambiando le regole per chi opera da anni in attività protette. E creando grattacapi ai regolatori.
Daniele Fano commenta gli interventi di Massimo Bordignon, “Il vuoto lasciato dal federalismo”, e di Francesco Giubileo, “Politiche attive del lavoro tra stato e regioni”
Patrik Vesan commenta l’articolo di Chiara Saraceno “La povertà continua a non essere in agenda”. Con una breve replica dell’autrice
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È un passo avanti la riforma degli ammortizzatori sociali, perché li estende dai lavoratori dipendenti anche ai parasubordinati che perdono il posto. Esclude però le categorie più deboli: chi ha avuto rapporti di lavoro molto frammentati o non regolari. Rischiamo uno spreco di risorse e siamo lontani da un sostegno universale.
Si gioca sul precipizio dell’uscita della Grecia dall’euro la partita tra il governo Tsipras da una parte e dall’altra la Ue e i singoli stati membri. Cancellare il debito di Atene è un boccone indigesto per la Germania ma anche per i governi di Spagna e Italia pressati da opposizioni pronte alle barricate. Chi finora ha scongiurato il peggio è la Bce di Mario Draghi. Insieme a un nuovo articolo, un Dossier sulla crisi ellenica.
Expo = impennata del turismo? Così prevede il premier Renzi. Speriamo gli diano ragione i numeri, che ora sono a livello di Turchia e Tailandia. Come mostra il nostro grafico. Proseguiamo il completamento dell’Orologio delle riforme con una nuova voce: la scuola, di cui si è ricominciato a parlare.
In nome della libertà di espressione, Anonymous ha oscurato centinaia di siti internet, account Facebook e Twitter di fiancheggiatori e reclutatori dell’Isis. I governi occidentali, spesso vittime degli attacchi di questo gruppo di hacker, se lo ritrovano alleato nella lotta al terrorismo. Con quali pro e contro?
È una scelta impopolare la mancata proroga degli sfratti ma ha il pregio di riportare fiducia nella legge e sanare anni di ingiustizie nei confronti dei proprietari di case. E forse stimolare gli investimenti nell’edilizia.
Ancora nebbia sull’applicabilità del nuovo schema di tutele del Jobs act ai dipendenti pubblici. Il suo testo non li include e non li esclude esplicitamente. Bene chiarirlo nella legge, evitando così libere interpretazioni.
Giova alla carriera delle donne rimandare la nascita del primo figlio. Con il rischio, però, di ritrovarsi meno fertili quando decidono di diventare madri. Una buona politica per la famiglia può molto aiutare a conciliare il percorso professionale con la maternità.
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Con la crisi economica e gli interventi del governo Renzi in materia istituzionale e tributaria, il modello di federalismo fiscale disegnato dalla riforma del Titolo V della Costituzione ha perso pezzi e coerenza. Ma non ce n’è ancora uno alternativo. È urgente metterci mano.
La Bce ha deciso che le banche greche non potranno più chiederle fondi dando in garanzia titoli del debito pubblico del loro paese. Un provvedimento tecnico ma anche un segnale politico: se Atene e Bruxelles non arrivano a un accordo, non sarà Draghi a togliere le castagne dal fuoco all’area euro. Il ministro delle finanze ellenico Varoufakis propone all’Europa di convertire il debito verso i creditori sovrani in derivati indicizzati alla crescita del Pil greco. La proposta presenta pochi vantaggi e molte difficoltà di attuazione. A cominciare dal fatto che manca di un piano credibile per la crescita.
Siamo (quasi) in deflazione, come mostra il grafico. Un buon affare per chi ha un lavoro, perché il potere d’acquisto del suo salario è aumentato. Per gli altri (e forse per l’Italia), un rischio da brivido.
L’intenzione del governo di privatizzare (parzialmente) Ferrovie dello stato mettendo sul mercato il 40 per cento della holding si scontra con la logica del mercato. La società infatti è proprietaria della rete dei binari, asset costosissimo e poco redditizio per gli investitori. Che è bene rimanga pubblico. Ecco perché e come.
Sotto la pressione degli investitori internazionali, il governo fa una parziale marcia indietro sul voto maggiorato o plurimo. Rimane che un troppo elevato premio di fedeltà agli azionisti di lungo corso per dare stabilità all’impresa rende inamovibili i soci di maggioranza (a partire dalle fondazioni bancarie). Un meccanismo controverso da ripensare.
La giunta per le immunità ha “assolto” il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli per gli insulti razzisti rivolti all’ex-ministra Cécile Kyenge. Crediamo che la giunta abbia commesso un grave errore, interpretando in maniera del tutto impropria il principio della libertà di espressione. Riteniamo che la battaglia politica ancor prima dei rapporti quotidiani tra persone debba mantenersi all’interno di regole civili. La redazione de lavoce.info esprime solidarietà all’on. Kyenge.
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Sergio Mattarella, appena nominato presidente della Repubblica, ha rivolto il primo pensiero alle difficoltà e alle speranze dei concittadini. Tra queste, ai primi posti c’è sicuramente il lavoro. Conti alla mano, si vede che la ripresa non basterà a ridurre la disoccupazione se non arriveranno anche riforme (del lavoro, del fisco, della pubblica amministrazione, della giustizia civile) che scoraggino le delocalizzazioni. Riforme il cui iter -tra annunci, impegni, scadenze fissate e poi slittate- è difficile da seguire per gli italiani. Per questo proponiamo un Orologio delle riforme che riassume schematicamente il cammino dei provvedimenti.
Parlando di lavoro che non c’è, spieghiamo anche come i dati mensili Istat su occupazione e disoccupazione offrano un quadro solo parziale di ciò che succede sul mercato del lavoro. E che cosa serve per far funzionare i servizi di orientamento, mediazione e formazione professionale. Meglio darli in mano alle regioni o al governo centrale?
Ora che il dado del Quantitative easing è stato tratto (da Draghi) rimane la grande domanda sulla sua efficacia nel rilanciare il credito e l’economia. Contro il pessimismo della Bundesbank, si possono ricordare i possibili benefici di contrasto alla deflazione, di diminuzione del rischio dei debiti sovrani e di risanamento dei bilanci in sofferenza delle banche.
Ribattezzata “legge anti-moschee”, la nuova normativa della regione Lombardia sui luoghi di culto riguarda formalmente tutte le religioni ma nei fatti ostacola quella islamica. Di dubbia costituzionalità, serve a chi privilegia la propaganda alla soluzione ragionevole dei problemi.
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Mentre il nuovo premier greco Tsipras giurava, molti suoi elettori avevano già spostato all’estero i loro risparmi e dai mercati partiva un’ondata di vendite che affossava la borsa. Certo, dei 248 miliardi della Troika solo una piccola parte è rimasta nel paese. Ma la sindrome ellenica non viene tanto dal rigore imposto dall’esterno quanto dall’incapacità di combattere l’evasione fiscale e usare bene le risorse pubbliche. Peccato. Perché nel tempo i capitali esteri erano ritornati in Grecia. Anche dalla Germania e dall’America. Vediamo anche quali istituzioni pubbliche e private sono ancora esposte al rischio Grecia.
Lenta e inefficiente, la giustizia civile è una zavorra allo sviluppo delle nostre imprese e all’insediamento di quelle estere. Eppure qualcosa si muove: più specializzazione dei giudici, forme alternative di risoluzione delle controversie, informatizzazione dei processi. Lo raccontiamo in un nuovo Dossier.
Aumentato ma ancora esiguo il numero di imprese che hanno chiesto il rating di legalità, strumento per combattere il malaffare certificando le aziende che ne sono indenni. Per ora, la mancanza di credito azzera i vantaggi derivanti da una gestione imprenditoriale virtuosa, mentre restano gli oneri di maggiori adempimenti burocratici.
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Una parte dell’establishment europeo ha salutato positivamente la vittoria in Grecia di Syriza, partito di sinistra radicale. Altri ne sembrano terrorizzati. I mercati sono in attesa. Cerchiamo di capire paradossi, paure e speranze che il nuovo governo di Alexis Tsipras crea nel suo paese e nei partner dell’Unione. Compresa l’Italia, che ha 43 miliardi di crediti con lo stato ellenico. Il neo-premier e la destra sua alleata contro l’austerità dovranno vedersela con l’Europa e con gli elettori conquistati con promesse populiste. Per arrivare a un esito finora bandito dal loro vocabolario politico: il compromesso.
Il Quantitative easing della Bce concentra i rischi nelle banche centrali nazionali dell’eurosistema. Si potrebbero invece diversificare i rischi evitando la condivisione delle perdite. Vediamo come.
Tra le piccole e medie imprese (Pmi) italiane chi può tirare davvero la ripresa sono le imprese giovani. Piccole perché acerbe, non per vocazione, tendono ad aumentare la competizione e l’efficienza. Ancora troppo poche. Bene quindi che l’Investment compact del governo estenda alle Pmi le agevolazioni previste per le start-up. Nello stesso decreto si trova anche la creazione di una Spa con garanzia statale per la ristrutturazione di imprese. Evoca precedenti da non ripetere e sembra fatta su misura per l’Ilva, che però ha bisogno di soluzioni diverse e diversificate.
Dopo la fallimentare esperienza dell’autostrada Brebemi, l’area bresciana è il teatro di un altro grande spreco di denaro pubblico con la Tav Brescia-Verona che rischia di costare 70 milioni al chilometro. Un record che arricchisce alcune imprese e impoverisce i cittadini. Evitabile.
Nel momento della scomparsa della madre di Marzio Galeotti, la redazione si stringe attorno all’amico e collega.
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Annunciando i dettagli del piano di Quantitative easing (Qe), Mario Draghi ha infranto un tabù storico: la Bce da marzo comincerà ad acquistare massicciamente titoli pubblici e privati dell’Eurozona, anche a lunga scadenza. Vediamo i meccanismi (e i compromessi) scelti per attuarla e proviamo a fare qualche previsione. Scontato (soprattutto dai mercati) questo annuncio, ma due caratteristiche positive vanno registrate: il Qe di Draghi è ampio e non limitato nel tempo fino alla realizzazione di un obiettivo di inflazione. Che tuttavia potrà arrivare solo in tempi lunghi: oltre quattro anni. Spieghiamo che cosa serve per ottenerne benefici. Dall’utilizzo di questo strumento non convenzionale di politica monetaria potrà arrivare una diminuzione del costo dei capitali e -forse- una ripresa della domanda. Vediamo in dettaglio come funziona. E riproponiamo un Dossier sul tema, con nuovi contributi.
Cambia, in virtù di una direttiva europea, la gestione delle crisi delle banche. Tra gli strumenti previsti, la vera innovazione è il bail-in, vale a dire il salvataggio dell’impresa a spese dei suoi soci e creditori anziché a carico delle casse pubbliche. Una novità già sperimentata con il default cipriota che nasconde il rischio di una bomba a orologeria.
Un buon sistema elettorale deve far stare insieme rappresentanza democratica e governabilità. L’Italicum fa leva più sulla seconda che sulla prima, con il 60-65 per cento dei deputati nominati dai segretari dei partiti. Una scelta delicata proprio mentre gli elettori disertano le urne. Eppure c’è il modo per correggerla.
Il Jobs act combinato con il decreto Poletti del marzo 2014 che ha liberalizzato il ricorso ai contratti a termine rischia di peggiorare il dualismo nel mercato del lavoro. Per chi ha un’occupazione a scadenza l’instabilità del reddito e l’incertezza del futuro rimangono altissime. Ecco perché nel 2016 -esauriti gli incentivi fiscali per le assunzioni a tempo indeterminato- bisognerà trovare un correttivo per evitare che riesploda il precariato.
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Il governo vuole finalmente cambiare le regole di voto nelle banche popolari. La loro governance ora prevede in assemblea un solo voto per socio indipendentemente dalle azioni possedute. Il che ingessa il controllo nelle mani dei soliti noti e spalanca le porte all’intrusione della politica nella gestione del credito.
Vincendo le resistenze tedesche, giovedì Mario Draghi annuncerà il Quantitative easing, l’acquisto diretto dei titoli di stato da parte della Banca centrale europea. Con il via libera dell’avvocato generale presso Corte di giustizia europea che si è espresso per un rafforzamento dell’indipendenza dell’istituto di Francoforte. Vediamo in base a quali motivazioni e quali limiti ha richiesto. E ripercorriamo meccanismi e problemi di questo strumento di politica monetaria in un nuovo Dossier che raccoglie i nostri articoli sul tema.
Per attuare i tagli loro imposti dalla legge di Stabilità 2015 le regioni parlano di eliminare l’esenzione dal pagamento del ticket sanitario per gli over 65. Conti alla mano, si aggiungerebbe altra disuguaglianza alla disuguaglianza territoriale che già regna sovrana. Meglio cogliere l’occasione dei tagli per rivedere il sistema da cima a fondo, con l’obiettivo di preservare le tutele di chi ha davvero bisogno.
Paradiso perduto per gli italiani che avevano messo i soldi in Svizzera al riparo dal fisco italiano. L’accordo tra i due paesi dà all’Agenzia delle entrate la possibilità di accedere ai dati delle banche elvetiche. Diventa così più appetibile la voluntary disclosure per i nostri concittadini. E le banche non li perdono come clienti. Lo scalpore (a causa della cosiddetta norma salva-Berlusconi) intorno al decreto sui reati tributari sul tavolo del Consiglio dei ministri ha impedito di metterne in luce i pochi aspetti positivi e quelli pericolosamente negativi dell’intero impianto. Tra i secondi, alcuni rischiano di tenere ancor più alla larga gli investitori internazionali.
A quasi 20 anni dalla riforma Dini della previdenza che ha introdotto il metodo contributivo per il calcolo delle pensioni, il quadro economico è profondamente cambiato in peggio e mette a rischio le prestazioni allora ipotizzate. Si pone il problema di ridurre gli oneri contributivi, specie per i più giovani, in modo da favorire ripresa e occupazione.
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Renzi ha incassato una maggiore flessibilità da Bruxelles nel semestre di presidenza della UE? La risposta è “ni”. Rimangono le regole stupide e complicate che ingessano i bilanci dei paesi membri e tuttavia la Commissione Europea ne attenua la rigidità. Ma è a condizioni così pesanti che l’utilizzo di misure di politica economica espansiva diventa un percorso tutto a ostacoli.
A pochi giorni dall’annunciato piano di Quantitative easing della Bce, la Svizzera abbandona il tasso di cambio fisso franco-euro. Cerchiamo di capire i motivi della decisione, le conseguenze previste e perché questo shock negativo per gli elvetici è invece una piccola buona notizia per l’Eurozona. La Bce richiama le banche al rispetto degli esiti degli stress test d’autunno invitandole ad aumentare gli accantonamenti per i crediti dubbi. In Italia, però, qualcuno teme un peggioramento della stretta creditizia. Sarebbe stato meglio rafforzare il patrimonio in questi anni anziché distribuire ricchi dividendi agli azionisti, fondazioni bancarie in prima fila.
Dovrebbe essere l’imposta che comprende tutto e tutti ma in realtà l’Irpef grava solo sui redditi di dipendenti e pensionati. E l’idea di sostituirla con una flat tax (ad aliquota unica) non sta in piedi. Meglio invece riformarne la struttura semplificandola e restituendole vera progressività. Forse, anche, estenderla ai redditi da capitale.
Secondo il rapporto di Legambiente sul pendolarismo, sussidiare il più possibile il trasporto ferroviario locale e non fare tagli di linee è una politica virtuosa. Eppure, dal punto vista sia ambientale sia sociale, non è scontato che il treno sia la miglior soluzione. Ecco perché.
Gli italiani sono i peggio informati sulle questioni importanti, dice un sondaggio internazionale. Tra le cause, la qualità dei media: poco indipendenti, spesso faziosi
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