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Categoria: La parola ai numeri Pagina 20 di 30

43,5 per cento

Tabella Disocc.

La disoccupazione giovanile a gennaio 2014 ha raggiunto il 43,5 per cento. Solo due anni fa era appena superiore al 30 per cento. Sette anni fa era addirittura al di sotto del 20 per cento, meno della metà. C’è un fatto nuovo e preoccupante nella crescita più recente della disoccupazione giovanile. Nel 2011 e nella prima parte del 2012 questa crescita era accompagnata ad aumento della partecipazione giovanile al mercato del lavoro (la linea rossa nel grafico). Più di recente la disoccupazione aumenta assieme all’inattività. Nell’ultimo anno, in particolare, si sono persi 100.000 posti di lavoro (-10 per cento) fra chi ha meno di 24 anni. Circa la metà di questi è andata a gonfiare la disoccupazione. L’altra metà a generare inattività. In aggiunta ai disoccupati ci sono presumibilmente molto giovani che smettono di cercare lavoro perché pensano che non ci siano opportunità di impiego per loro. Il governo uscente si è occupato solo di tassazione degli immobili. Auguriamoci tutti che il governo Renzi riesca finalmente ad affrontare l’emergenza disoccupazione fra i più giovani. Ci vorrà, in ogni caso del tempo, prima che eventuali misure abbiano effetto.

Un sussidio per pochi

Il Jobs Act di Renzi propone l’introduzione di un sussidio di disoccupazione universale per chi perde il posto di lavoro. Si tratta di un intervento indispensabile per garantire il corretto funzionamento del nostro mercato del lavoro ma tutto dipende da come sarà realizzato. 

La lenta discesa dello spread

[tweetability]Il grafico mostra il rendimento nell’ultimo anno dei titoli di stato decennali dei principali paesi europei [/tweetability]. Si è molto parlato delle ottime performance dell’Italia dopo che lo spread è sceso sotto quota 200, ma lo spread italiano (linea rossa) è calato nel 2013 del 32 per cento, molto più lentamente di quello di Irlanda(-54 per cento), Spagna (-44 per cento), Francia (-37 per cento) e Portogallo (-35 per cento). Inoltre gioca non poco in questa riduzione dello spread, l’aumento dei rendimenti sui Bund decennali tedeschi, saliti dai 130 punti base del gennaio 2014 ai 188 del gennaio 2014. Insomma, se lo spread cala non è per merito nostro. Dobbiamo, al contrario, rimboccarci le maniche se vogliamo davvero ridurre in modo consistente gli oneri sul debito pubblico e utilizzare questi risparmi per ridurre il debito.

Chi colpisce il gioco d’azzardo

Il decreto Salva-Roma prevede una decurtazione dei trasferimenti statali agli enti locali che adottano regolamenti volti a limitare la diffusione di slot-machine e simili. Ma chi sono i giocatori d’azzardo? Anziani, famiglie con capofamiglia poco istruito e disoccupati. E La crisi non ha fatto altro che aumentare la propensione al gioco

Lo squilibrio nelle pensioni di anzianità

L’iniquità del sistema pensionistico italiano ha le sue radici nei privilegi di alcuni settori, nelle pensioni (di anzianità) più alte, nel loro numero e nel sistema di calcolo retributivo. Abbiamo calcolato lo sbilanciamento tra prestazioni contributive e retributive dal 2008 al 2012.

La continua crescita della disoccupazione giovanile

giubiFonte: Istat

La crisi pagata dai trentenni

teoldi giovani
Fonte: Banca d’Italia. Elaborazione dati a cura di Filippo Teoldi

Tutti i numeri delle pensioni

Nei giorni scorsi si è tornato a parlare di pensioni d’oro. Grazie ai dati resi disponibili dall’Inps per il 2012, che riportiamo qui sotto e che mostrano il numero di pensionati e reddito medio per ben quarantotto scaglioni di reddito, abbiamo effettuato alcune simulazioni di massima sugli effetti di un contributo di questo tipo. A titolo d’esempio, consideriamo tre scenari. Sono solo simulazioni, ma qualunque dibattito politico dovrebbe partire da questi dati.

La Legge di stabilità voce per voce

Analizzando i  numeri della Legge di stabilità possiamo fare tre considerazioni, nessuna delle quali è particolarmente incoraggiante.
La manovra netta è molto piccola: il disavanzo peggiora di 2,7 miliardi nel 2014 e migliora di 3,5 e 7,3 miliardi nel 2015 e 2016 (terza riga della prima tabella).

Un esercito di disoccupati e inattivi

Cattura
Fonte: Eurostat – I dati si riferiscono al secondo trimestre 2013

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