Il crollo della stablecoin “Terra” ha provocato un autentico sisma nel mondo delle criptovalute. È l’inizio della loro fine? E può significare anche la fine della blockchain e delle sue possibili applicazioni in campi diversi da quello monetario?
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Il voto elettronico sembrerebbe un’ottima soluzione per ridurre i costi delle elezioni e favorire la partecipazione. È però impossibile creare un sistema che garantisca allo stesso tempo unicità, segretezza e libertà del voto e integrità dei risultati.
Oggi è la Giornata delle donne e delle ragazze nella scienza, nata per combattere gli stereotipi che vogliono il genere femminile “meno portato” per queste materie. In economia le cose non vanno meglio, visto che poche ragazze scelgono questo corso di studi benché apra buone prospettive di lavoro, reddito e carriera. Una ricerca suggerisce che per superare il divario di genere nelle materie economiche bisogna intervenire presto, all’inizio delle carriere scolastiche, puntando sulla matematica. Il lavoro delle donne si intreccia con la questione meridionale perché un più basso livello di istruzione delle ragazze del Sud e la mancanza di servizi alle famiglie comportano una scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro, ostacolando la crescita del Mezzogiorno. Tra le proposte di riforma dell’Irpef circola anche quella di azzerare o dimezzare l’imposta per i giovani. Ma è un’idea che produrrebbe effetti regressivi. L’altissima quantità di elettricità consumata dalle blockchain è uno spreco o è energia ben spesa? Dipende dal giudizio che si ha sull’utilità di queste tecnologie.
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
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Secondo le stime, alle blockchain va attribuito lo 0,59 per cento del consumo totale annuo di elettricità nel mondo. Giudicare se si tratta di uno spreco o di energia ben spesa dipende anche dall’opinione che si ha sull’utilità di queste tecnologie.
L’applicazione delle tecnologie blockchain e Nft alla produzione artistica ha permesso la nascita di un mercato dell’arte digitale crittografica. In breve tempo ha raggiunto quotazioni da capogiro. Ora sembra in rapido declino. E forse è un bene.
Le criptovalute non diverranno un mezzo di pagamento o una unità di conto, almeno per ora. Ma una loro regolamentazione serve. Né sono privi di rischi i progetti sulle valute digitali delle banche centrali. E attenzione ai sistemi privati di pagamento.
Per ora si tratta solo di un’opzione al vaglio della Bce ma la prospettiva di una terza forma di moneta, a metà fra contante e riserve digitali, solleva già interrogativi. Perché in gioco, al di là del progresso tecnico, c’è l’intera politica monetaria.