La politica economica dovrà presto decidere la strategia di sostegno alle imprese. Va trovato un punto di equilibrio fra tenere in vita “zombie” e far morire aziende sane ma in sofferenza perché operano in attività duramente colpite dalla pandemia.
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In una situazione confusa e senza un reale coordinamento tra stato e regioni, slitta nuovamente la riapertura delle scuole superiori. Ma il vero nodo irrisolto resta il trasporto pubblico locale. Anche senza imporre per legge l’obbligo vaccinale, possono essere i contratti di lavoro a sostenere la copertura necessaria: i renitenti sono liberi di non vaccinarsi ma non di mettere a repentaglio la salute altrui.
La Teoria monetaria moderna si basa sull’idea che il deficit possa aumentare senza altri vincoli se non la crescita dell’inflazione: pura illusione. Perché il programma di investimenti NextGen abbia successo urge ripensare l’intera struttura della pubblica amministrazione. A partire dalla separazione delle carriere di manager e professionisti. E, se è importante indicare su quali settori riversare le risorse, altrettanto fondamentale è la valutazione degli investimenti. Un concetto da sempre poco amato in Italia ma quanto mai imprescindibile.
Allo scoppio della pandemia, le Pmi italiane non erano ancora tornate ai livelli del 2007. Le conseguenze delle restrizioni si sono fatte sentire ovunque, pur con differenze rilevanti tra i vari settori. In tempi di Covid non è semplice per i cittadini distinguere le responsabilità del governo centrali da quelle degli enti locali. E così a pagare il prezzo più alto sono i sindaci più vicini all’esecutivo.
Una delle sfide che Biden si trova di fronte riguarda l’uso della forza da parte della polizia Usa. Ma, dopo un anno di proteste, è la funzione sociale stessa delle forze dell’ordine a dover essere ripensata.
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
Nel 2019 le Pmi italiane non avevano ancora recuperato i livelli di marginalità del 2007, pur migliorando negli indici di patrimonializzazione e solidità finanziaria. Poi è arrivata la crisi da pandemia. Con gravi conseguenze, specie in alcuni settori.
La razionalizzazione delle partecipate è stata oggetto negli anni di numerosi interventi legislativi, con risultati inferiori alle attese. E ora che si torna a discutere di intervento diretto dello stato, la governance delle società pubbliche rimane spesso inadeguata.
Nell’ultimo decennio il nostro sistema imprenditoriale ha vissuto diversi cambiamenti, anche normativi. Alcuni tratti peculiari della governance delle società si sono però acuiti. Delineando un contesto poco adatto a raccogliere le sfide attuali.
Nell’emergenza sanitaria ed economica è certamente utile prendere provvedimenti che garantiscano liquidità alle imprese, per permettere loro di sopravvivere. Ma bisogna occuparsi anche del “dopo crisi”, per evitare effetti negativi sulla produttività.
Il decreto promosso dal governo garantisce risorse più che sufficienti per le esigenze del sistema delle imprese. Ma è necessario che il bazooka inizi subito a “sparare” liquidità. L’istruttoria approfondita andrebbe riservata solo alle imprese più rischiose.
La privatizzazione delle autostrade e le loro concessioni sono storie di sistemi per far cassa e di generosità verso le società nel fissare le tariffe. Ma nazionalizzarne la gestione come vuole il ministro Di Maio porterebbe – insegna il passato – a grandi carrozzoni pubblici capaci solo di produrre perdite. Più che di una nuova Iri o di una improvvisata assegnazione a Fincantieri della ricostruzione del ponte Morandi, c’è bisogno di una radicale revisione dell’assetto di regolazione delle concessioni stradali.
Mentre le agenzie di rating – facendo il loro mestiere – tengono d’occhio l’Italia, i dati 2017 dicono che le imprese sopravvissute alla Grande crisi presentano più alta redditività, meno debiti finanziari e più capitale proprio. Da qui si parte nel valutare i prossimi risultati economici del “Governo del cambiamento”.
Il sistema Ets (Emission trading scheme) permette alle imprese europee di scambiare diritti di emettere CO2, con l’idea di incentivare lo spostamento dalle fonti di energia inquinanti alle rinnovabili. Per anni è stato un mercato sonnolento. Ora si è risvegliato. Ed è un buon segno.
Sull’Argentina aleggia il rischio di un default come nel 2002. È vero che il paese ne è ancora lontano grazie alle maggiori riserve valutarie, ma l’inflazione è fuori controllo, gli investitori scappano, la politica non riesce a promuovere la crescita. E gli impegni presi a fronte dell’intervento del Fondo monetario non bastano. Tanti anni di Troika hanno portato la Grecia fuori dalla crisi. A un altissimo prezzo per la popolazione. Una lezione da tener da conto anche per l’Italia.
Convegno annuale de lavoce.info il 17 settembre a Milano. Save the date!
“I primi 100 giorni di populismo“ è il titolo del convegno annuale de lavoce.info. Si svolgerà la mattina di lunedì 17 settembre a Milano, presso l’Università Bocconi. È un’occasione per vederci di persona, dopo tante interazioni digitali! La prima parte dell’incontro è riservata ai nostri collaboratori e sostenitori più affezionati (quelli che ci hanno finanziato con almeno 100 euro nell’ultimo anno o cumulativamente negli ultimi tre anni. Chi vuole è ancora in tempo per fare la donazione.
Nel 2017 sono aumentati fatturati, ricavi e redditività lorda delle imprese italiane. Si sono ridotti i debiti finanziari ed è cresciuto il capitale proprio. Però gli effetti di una nuova crisi finanziaria su investimenti e occupazione sarebbero pesanti.
Più di sei anni di crisi pesano drammaticamente sul sistema delle Pmi italiane, con conseguenze molto negative su redditività e mortalità delle aziende. Eppure, le stesse condizioni hanno paradossalmente rafforzato le condizioni finanziarie di quelle sopravvissute. Il primo Rapporto Cerved Pmi.