Sono varie le posizioni e le proposte sulla “riforma del capitalismo”. Da una parte l’idea di coinvolgere tutti gli attori nelle decisioni produttive, anche per creare buoni posti di lavoro. Dall’altra, si punta a privilegiare politiche pro-mercato.
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L’Istat canta il de profundis per le classi sociali e divide in nove gruppi la società italiana. Ne viene fuori una riclassificazione – del tutto diversa dalle prassi internazionali – che tra l’altro impedirebbe di studiare la mobilità sociale.
Se Alitalia è vicina al fallimento, è perché negli ultimi 20 anni il management e la proprietà pubblica e privata dell’azienda non ne hanno azzeccata una. Il disastro viene dal “né-né”: né disimpegno dal corto e medio raggio (in perdita) né sviluppo sul lungo. Ora raccogliamo i cocci. Problematico anche il saldo dei primi 12 anni di vita dell’Imt di Lucca, alta scuola pubblica di ricerca e dottorati. Non basta dotare le nuove istituzioni accademiche di denaro e programmi ambiziosi, bisogna anche valutarne gli esiti.
Mentre da Manchester si riaffaccia la crudele minaccia del terrorismo, dalle elezioni in Iran arrivano buone notizie. La rielezione del riformista Rouhani alla presidenza conferma la strada intrapresa: rinuncia al nucleare in cambio dei benefici commerciali e finanziari della rimozione delle sanzioni.
In ritardo sulla tabella di marcia, l’anticipo pensionistico (Ape) sarà regolato a breve. Da una simulazione viene fuori chi potrà sceglierlo: 900 mila lavoratori, in maggioranza maschi, senza figli a carico, nati tra il 1952 e il ’55, con reddito annuo di oltre 27 mila euro.
Il super-ticket sulle prestazioni del Ssn viene variamente applicato dalle regioni e in alcune arriva a livello delle tariffe della sanità privata. Con tre conseguenze: fuoriuscita di alcune prestazioni dal pubblico, rinuncia alle cure più care di una parte della popolazione, diminuzione delle entrate del sistema. La salute disuguale sarà al centro del Festival dell’Economia di Trento a partire da giovedì 1° giugno. Tra gli altri eventi tre forum organizzati da lavoce.info.
Giorgio Ragazzi e Francesco Ramella rispondono ai commenti al loro articolo “Primi nelle energie rinnovabili. Ma a che prezzo?”
15 anni de lavoce.info: feste-convegni 5 giugno a Milano e 6 giugno a Roma
Nel 2017, lavoce.info compie 15 anni. Festeggeremo il compleanno con i nostri affezionati lettori e sottoscrittori la mattina di lunedì 5 giugno a Milano e il pomeriggio di martedì 6 giugno a Roma. E, se potete, destinate e fate destinare il 5 per mille dell’Irpef a questo sito in quanto “associazione di promozione sociale”: Associazione La Voce, Via Bellezza 15 – 20136 Milano, codice fiscale 97320670157. Grazie!
I dati Ocse mostrano che l’economia italiana ha bisogno di tagliare le tasse sul lavoro. E infatti il governo sta studiando l’ipotesi di una sforbiciata al cuneo fiscale. Ma una riduzione delle aliquote Irpef accompagnata allo sfoltimento della giungla delle attuali agevolazioni sarebbe meglio capita dai contribuenti. Sullo sfondo, la minaccia dei dazi di Trump e i più recenti dati Istat sul lavoro. Scende la disoccupazione non per la crescita degli occupati ma perché aumentano le persone che hanno smesso di cercarlo.
Gli ulivi pugliesi, con i conflitti associati al loro “espianto”, fanno ombra alle questioni politico-strategiche sollevate dalla realizzazione del Tap, gasdotto tra Azerbaijan e Italia. Che non sarà la soluzione alla nostra eccessiva dipendenza energetica dalla Russia ma è comunque un’infrastruttura utile. Da mettere dove stabilito, sulla base di controlli e verifiche di ogni genere. Ma a poco serve l’analisi di impatto delle opere infrastrutturali di fronte a contestazioni di principio.
Talvolta si dice che anche i ricchi piangono. In Italia non è vero per tutti. Tra le categorie in cima alla piramide professionale, i dirigenti ammettono di essersela cavata bene durante la crisi degli ultimi anni. Mentre il malessere sociale di imprenditori e professionisti è pari a quello di operai e autonomi. Nello stesso periodo è anche cambiato lentamente il modo di impiegare la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Più risparmio gestito (34 per cento del totale) – cioè fondi comuni e strumenti assicurativi e pensionistici – e meno “fai da te”, mentre i depositi bancari e postali restano alti, al 32 per cento del totale. Dati che confermano l’allarme sull’analfabetismo finanziario lanciato qualche giorno fa dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Ma le iniziative istituzionali per uscirne sembrano episodiche e insufficienti. Ci vorrebbe una grande campagna nazionale. Qualcosa tipo il “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi negli anni del boom.