L’espressione “fisco amico” è utilizzata oggi dal Governo per caratterizzare tre ben distinti provvedimenti. Ma mentre quelli sull’adempimento collaborativo e sul TCF tendono solo a rendere più efficiente il rapporto col Fisco, quello sul concordato preventivo si traduce nel favorire una categoria di contribuenti rispetto a tutte le altre.
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Già a fine Ottocento i lavoratori autonomi pagavano imposte a forfait, in base ai redditi passati. Ripercorrere la storia del concordato nel sistema tributario italiano può forse aiutarci a capire quali possibilità di successo ha la sua ultima versione.
La nuova versione del decreto legislativo che introduce il concordato preventivo lascia molta discrezionalità all’amministrazione fiscale sulla proposta da formulare al contribuente. L’Agenzia delle entrate dovrà fare uno sforzo di trasparenza sui risultati ottenuti.
Un parere della maggioranza spalanca le porte del concordato preventivo anche ai contribuenti non virtuosi. E impone vincoli all’Agenzia delle entrate sulla formulazione delle proposte. Se venisse accettato, legittimerebbe e incentiverebbe l’evasione.
Dopo i primi due decreti legislativi, le prossime fasi di realizzazione della riforma fiscale richiederanno nuove risorse strutturali, tutte ancora da trovare. Sempreché l’attuazione della delega non si esaurisca in interventi meramente procedurali.
Per aumentare il gettito e combattere l’evasione, il concordato dovrebbe riguardare solo i contribuenti meno affidabili secondo gli Isa. E dovrebbe essere accompagnato da una credibile minaccia di controlli in caso di rifiuto della proposta.
Il concordato preventivo è già stato sperimentato in passato con scarsi risultati. La versione attuale si avvale di nuovi strumenti che si fondano su dati individuali e analitici. Ma resta da capire se riuscirà nel suo obiettivo: ridurre l’evasione.
Il concordato preventivo può ridurre gli oneri dell’amministrazione finanziaria e garantire un gettito certo, anche se inferiore a quello teorico. Purché vi sia una ragionevole proporzionalità. E si possa comunque intervenire in caso di grave evasione.
Il Ddl di delega fiscale prevede l’istituto del concordato preventivo per alcune categorie di contribuenti. Tra l’altro, dovrebbe permettere di recuperare almeno parte dell’evasione. Criticità di oggi ed esperienze del passato ne fanno dubitare.
Sul contrasto dell’evasione, la legge delega sembra suggerire l’intenzione di agire in sostanziale continuità con le politiche degli ultimi anni, nonostante dichiarazioni del governo di segno opposto. Anche sul concordato preventivo non tutto è chiaro.