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Dati Consip, non basta dire “economie di scala”

I dati sui risparmi ottenuti dalle gare Consip permettono di valutare l’andamento della spending review negli acquisti di beni e servizi. Tra luci e ombre, emerge un quadro in cui manca una politica organica di riassetto della spesa. E le cause di questo sono due.

Il Punto

Cartellino giallo della Commissione Ue all’Italia. A inquietare Bruxelles è il debito pubblico salito in rapporto al Pil dal 99,8 al 133 per cento in dieci anni. Stavolta o si tagliano davvero le uscite completando le riforme lasciate a metà oppure arriva una procedura d’infrazione. Secondo il ministero dell’Economia, la riduzione nel numero delle centrali di acquisto di beni e servizi ha permesso risparmi consistenti per lo stato. A una spending review degna di questo nome manca però una politica organica di riassetto della spesa. Intanto, dopo “soli” tre anni, il governo ha approvato gli ultimi decreti attuativi della riforma della pubblica amministrazione. Si voleva rendere più efficiente la Pa. Per ora la legge Madia sembra un’occasione persa.
Per liberalizzare il mercato dei taxi c’è da compensare chi ha comprato a prezzi salati la licenza e conta di rivenderla quando va in pensione. Si potrebbe far pagare l’indennizzo parziale agli utenti del servizio. Qualche calcolo indica che ampliare il mercato con il consenso dei tassisti è possibile.
Rispetto a quanto preventivato nel piano Fenice del 2008, Alitalia ha perso 700 milioni di potenziali ricavi. Stretta tra la concorrenza delle compagnie low-cost e dei treni ad alta velocità, ha ridotto i prezzi senza investire sul lungo raggio. E così la perdita di mercato ha fatto salire i costi unitari. Così non va.

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Costano cari gli acquisti centralizzati

La legge di stabilità prevede che per gli acquisti di molti beni e servizi di uso corrente le amministrazioni pubbliche debbano passare attraverso la Consip o le nuove centrali di acquisto regionali. È un grave errore perché non produrrà risparmi, mentre danneggerà le piccole imprese fornitrici.

L’Iva? La Pa la paghi allo Stato

L’Iva è una delle imposte più evase. Anche quella su forniture alla pubblica amministrazione. Se l’ente pubblico versasse direttamente l’imposta allo Stato, invece di liquidarla al fornitore assieme al valore della fornitura, si potrebbe recuperare un gettito non indifferente.

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